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Aterosclerosi: in Usa puntano alla colcichina, ma si fa ancora troppo poco per prevenire questa patologia

Perché ne stiamo parlando
L’FDA ha approvato la colchicina 0.5 mg per trattare l’aterosclerosi attraverso la riduzione dell’infiammazione. In Italia, benché l’aterosclerosi sia tra le cause principali di morbilità e mortalità, l’assistenza sanitaria, la compliance dei pazienti e la prevenzione sono ancora temi da affrontare seriamente.

Aterosclerosi: in Usa puntano alla colcichina, ma si fa ancora troppo poco per prevenire questa patologia
Immagine generata utilizzando l'intelligenza artificiale

Ridurre la risposta infiammatoria potrebbe rappresentare una strategia efficace per contrastare l’aterosclerosi. Per questo a fine giugno del 2023, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA) ha approvato l’utilizzo della colchicina 0.5 mg per i pazienti affetti da malattie cardiovascolari. La colchicina, nota tra i medici come un agente anti-infiammatorio utilizzato per trattare gli attacchi acuti di gotta, ostacola l’adesione e il reclutamento dei neutrofili nei tessuti infiammati, svolgendo quindi un ruolo cruciale nel contenimento delle risposte infiammatorie. Gli studi hanno rivelato un potenziale di questo farmaco finora poco esplorato nel campo delle malattie cardiovascolari, offrendo nuove speranze e opportunità di terapia per i pazienti affetti da queste condizioni.

Aterosclerosi: in Usa puntano alla colcichina, ma si fa ancora troppo poco per prevenire questa patologia
Prof. Alberico Catapano, Presidente SISA – Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi

E’ d’accordo il Prof. Alberico Catapano, che insegna Farmacologia al dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano, ed è direttore della Ricerca Cardiovascolare dell’IRCCS Multimedica di Sesto San Giovanni, del Laboratorio di Lipoproteine e Aterosclerosi dello stesso IRCCS, e Presidente della Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi (SISA). Catapano riconosce l’importanza di agire sia sulle cause sia sulle conseguenze dell’aterosclerosi; avverte tuttavia di ponderare attentamente l’utilizzo di antiinfiammatori, che non devono sostituirsi allo sforzo di eliminare le cause di questa malattia. “In Italia, la malattia cardiovascolare è superiore a tutte le altre malattie”, sottolinea il Prof. Catapano, riconoscendo che la prevenzione cardiovascolare è una sfida. Il farmacologo sottolinea la mancanza di un’adeguata politica di prevenzione e il fatto che si concentra molto sul trattamento post-evento anziché sulla prevenzione a lungo termine. “Siamo in una società del tutto e subito”, afferma, indicando come la prevenzione richieda un impegno di anni che spesso non trova il sostegno politico necessario.

Un farmaco che lavora sulle conseguenze, ma è necessario lavorare soprattutto sulle cause

L’aterosclerosi è una malattia vascolare cronica e progressiva che colpisce le arterie di medio e grosso calibro, infiammandole e irrigidendole a causa dell’accumulo di calcio, colesterolo, cellule infiammatorie e materiale fibrotico. L’aterosclerosi può essere asintomatica oppure può manifestarsi con fenomeni ischemici acuti o cronici che colpiscono principalmente cuore, encefalo, arti inferiori e intestino. I fattori di rischio includono livelli elevati di colesterolo nel sangue, l’ipertensione arteriosa, il fumo di sigaretta, il diabete mellito, la familiarità, un’alimentazione ricca di grassi, il consumo eccessivo di alcolici, un’attività fisica insufficiente e il sovrappeso. Perché un farmaco economico e ampiamente utilizzato ha improvvisamente assunto un ruolo importante nella gestione delle malattie cardiovascolari aterosclerotiche?

Spiega Catapano “Sappiamo ormai da oltre 30-40 anni che l’aterosclerosi è una condizione legata all’infiammazione. In altre parole, fattori come il colesterolo alto, soprattutto le lipoproteine a bassa densità (LDL), scatenano una risposta infiammatoria nella parete arteriosa. Questa risposta coinvolge l’infiltrazione di cellule infiammatorie e componenti del sistema immunitario. Questo processo, noto come infiammazione vascolare, è una componente cruciale nello sviluppo dell’aterosclerosi: quindi è importante comprendere che ciò che causa l’aterosclerosi, come l’alto livello di colesterolo LDL, è il fattore scatenante di questa risposta infiammatoria. L’obiettivo terapeutico ora è quello di non solo abbassare i livelli di colesterolo LDL, ma anche di ridurre l’infiammazione vascolare. Utilizzando farmaci antiinfiammatori, come l’anticorpo anti-interleuchina 6 o in questo caso la colchicina, è possibile mitigare gli eventi vascolari.” Questa prospettiva è emersa dallo studio e da altri studi associati, e ha influenzato la posizione dell’FDA. “Ridurre la risposta infiammatoria è un modo razionale per affrontare il problema“, sottolinea il Prof. Catapano. “L’obiettivo è duplice: abbassare il fattore scatenante e ridurre la conseguenza, ossia la risposta infiammatoria generata da questo fattore. Personalmente ritengo che sia tuttavia più importante ridurre la causa piuttosto che la risposta“, afferma, evidenziando che l’equilibrio tra l’azione sulla causa e sulla risposta infiammatoria richiede un’analisi attenta.

L’aterosclerosi in Italia: dati su incidenza e prevalenza

In Italia, l’aterosclerosi rimane la principale causa di morbilità e mortalità. Questa patologia cardiovascolare prevale su altre malattie, anche quando si considerano le classifiche internazionali. Le malattie cardiovascolari (MCV) sono la principale causa di morte a livello globale. Si calcola che nel 2019 queste malattie abbiano provocato 18,6 milioni di morti (corrispondenti a 239,8 decessi su 100.000 persone). Secondo la World Health Organisation (WHO) degli oltre 17 milioni di morti premature (sotto i 70 anni) dovute a malattie non trasmissibili nel 2019, il 38% è stato causato dalle MCV.

Nel nostro Paese le malattie cardiovascolari (MCV) sono state la seconda causa più comune di morte dopo COVID-19.

Di fatto, spiega il Prof. Catapano, la prevalenza non è aumentata, è rimasta alta. È tutto un gioco di statistica: i dati vengono espressi per eventi cardiovascolari standardizzati per l’età, per cui bisogna fare attenzione a come si leggono i numeri, di fatto sono diminuiti altri eventi e quindi in assoluto la prevalenza diventa un po’ più alta, mentre gli eventi cardiovascolari sono diminuiti un po’ meno”. Secondo Catapano è preoccupante che recentemente l’Italia sia stata classificata come a rischio medio per l’incidenza e la prevalenza degli eventi cardiovascolari. “Questo cambiamento è dovuto a vari fattori, e va notato che la malattia cardiovascolare diventa più rilevante man mano che invecchiamo”.

Il valore del Repurposing, ma attenzione in caso di farmaci “vecchi”

Parlando del concetto di “Repurposing” o riuso di farmaci già noti per altre indicazioni, il Prof. Catapano mostra un’accoglienza positiva. “Se questo è di aiuto per i pazienti con un costo anche per il sistema molto basso, ben venga”, afferma, riconoscendo che il Repurposing può portare a risparmi significativi e sfruttare la conoscenza già acquisita sui farmaci. “Ad esempio, la colchicina è un farmaco a basso costo, sebbene non sia utilizzato nelle dosi normalmente impiegate”. Tuttavia, spiega Catapano, è importante basare questo tipo di approccio su trial clinici solidi per garantire l’efficacia e la sicurezza dei farmaci. “Ricordiamoci che questo è un farmaco che esiste da molto tempo e, anche se conosciamo molto gli effetti collaterali, non è come quelli più moderni che sono veramente molto più puliti.” Mentre questa strategia può portare risparmi e benefici, è cruciale considerare che la riduzione dell’infiammazione non è un processo semplice. “L’infiammazione ha anche un ruolo protettivo nel corpo, quindi è importante valutare attentamente i dosaggi e i potenziali effetti collaterali: se io somministro per esempio farmaci che riducono la risposta infiammatoria in maniera molto importante, se il paziente ha un’infezione come dobbiamo comportarci? Quindi bisogna stare molto attenti nei dosaggi, nel modo di controllare.”

L’adesione alla terapia ancora un limite per molti pazienti

La sfida principale per le malattie croniche come questa è ancora la compliance del paziente, a cui è richiesto di seguire costantemente terapie a lungo termine, sostiene Catapano; “le terapie croniche hanno questo grande problema”, sottolinea, e le sfide sono sia dal lato dei pazienti che del sistema di assistenza sanitaria. “Spesso accade che il paziente inizialmente segue la terapia e si sente meglio, ma col tempo si sente guarito e diminuisce l’aderenza al trattamento”. Catapano afferma che in Italia si dovrebbe fare di più: “La realtà è che i progressi in questo settore sono stati modesti. La mancanza di attenzione da parte del sistema integrato, insieme a fattori come l’incertezza medica e la mancanza di trasmissione delle informazioni convincenti al paziente, sono tra le cause. Non esiste un unico colpevole, ma un insieme di fattori che contribuiscono alla sfida dell’aderenza terapeutica”.

La politica non si preoccupa della prevenzione, perché è un investimento a lungo termine

“Nonostante alcuni sforzi dell’Istituto Superiore di Sanità per promuovere l’area della prevenzione, continuiamo a disperdere le risorse. Investiamo ingenti somme di denaro nella prevenzione solo dopo che l’evento si è verificato, ma questo indica che la compromissione è già avvenuta in modo significativo. Purtroppo, sembra che la prevenzione dell’evento stesso non sia considerata una priorità, poiché necessita di un impegno a lungo termine che non offre risultati immediati. Questa mancanza di risultati rapidi rende la prevenzione meno attraente anche dal punto di vista politico. Abbiamo invece bisogno di un approccio più attivo, ma purtroppo l’attenzione spesso si concentra più sulla cura post-evento che sulla prevenzione”.

Il Prof. Catapano, a commento dell’approvazione della colchicina, invita pertanto a considerare nuove prospettive nella terapia dell’aterosclerosi, ma anche a riflettere sulle sfide dell’aderenza del paziente e sulla necessità di investire nella prevenzione cardiovascolare. Le sue parole rimangono un richiamo all’importanza di un approccio integrato e attento alla salute cardiovascolare della popolazione.

Keypoints

  • Abbassare le risposte infiammatorie può essere una strategia efficace contro l’aterosclerosi, una malattia vascolare cronica, principale causa di morbilità e mortalità in Italia
  • L’ FDA ha approvato l’uso della colchicina 0,5 mg per i pazienti cardiovascolari a giugno 2023, poiché essa inibisce l’adesione e il reclutamento dei neutrofili nei tessuti infiammati, svolgendo un ruolo cruciale nel controllo delle risposte infiammatorie
  • L’aterosclerosi è collegata all’infiammazione scatenata da fattori come l’alto livello di colesterolo LDL
  • Gli obiettivi terapeutici ora comprendono la riduzione sia del fattore scatenante (il colesterolo) sia della risposta infiammatoria risultante
  • È altrettanto importante affrontare la causa di base insieme alla gestione dell’infiammazione
  • Il riuso di farmaci esistenti per nuove indicazioni, come la colchicina per l’aterosclerosi, può fornire trattamenti economici
  • Tuttavia, sono essenziali rigorosi studi clinici per garantire la sicurezza ed efficacia di questi farmaci, soprattutto per quelli più vecchi con effetti collaterali noti
  • Manca attenzione alla prevenzione nelle politiche sanitarie, che tendono a privilegiare il trattamento post-evento rispetto alla prevenzione a lungo termine

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