Migliorare la personalizzazione delle terapie, grazie a nuovi biomarcatori nel sangue. Questo l’obiettivo del progetto di ricerca che l’Università dell’Insubria candida al BPCOntest, l’iniziativa promossa da INNLIFES con il supporto non condizionante di Sanofi Regeneron, rivolta a startup, PMI innovative, università ed enti di ricerca impegnati nell’ottimizzare la gestione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Ne parliamo con Marco Vanetti, membro del Centro di Ricerca sulle Malattie Croniche (MACRO) del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università dell’Insubria e pneumologo dell’IRCCS Maugeri Tradate, diretti dal professor Antonio Spanevello.
Quali criticità nella gestione della BPCO vi prefiggete di superare con il vostro progetto di ricerca?
«La BPCO è una patologia infiammatoria cronica delle vie aeree. Fino al 40% dei pazienti può avere infiammazione di tipo 2, o eosinofila, che aumenta il rischio di riacutizzazioni e di compromissione della funzionalità polmonare. Una delle criticità più rilevanti nella gestione della BPCO riguarda l’identificazione affidabile dei biomarcatori associati a questo tipo di infiammazione. Il nostro progetto punta a migliorarne l’identificazione, per individuare i pazienti candidabili a trattamenti personalizzati, inclusa la terapia con anticorpi monoclonali, con l’obiettivo di migliorarne la prognosi e la qualità di vita».
Uno degli obiettivi principali del vostro studio è individuare nuovi marcatori legati all’infiammazione eosinofila, che è caratterizzata dall’aumento dei globuli bianchi eosinofili: perché è importante riconoscerla? Può influenzare la risposta alle terapie?
«Assolutamente sì. In particolare considerando che le attuali terapie biologiche in studio e/o approvazione per la BPCO, come l’anticorpo monoclonale dupilumab, tendono a bersagliare la componente T2. Quindi poter stratificare meglio i pazienti è utile per identificare quelli che possono beneficiare di questo tipo di target therapy. In altre parole, è cruciale per personalizzare gli interventi terapeutici».
In che modo il vostro approccio potrebbe superare le difficoltà legate agli attuali metodi diagnostici, come l’analisi dell’espettorato indotto, e semplificare quindi la pratica clinica quotidiana?
«Negli ultimi anni, l’impiego di biomarcatori nella gestione della broncopneumopatia cronica ostruttiva ha assunto un ruolo sempre più rilevante, soprattutto con l’arrivo delle nuove target therapy per il fenotipo BPCO T2-high, che sono in grado di modificare l’evoluzione della patologia riducendo il numero di riacutizzazioni. In questo contesto, con il nostro progetto vogliamo valutare se l’espressione di determinati biomarcatori di membrana presenti sugli eosinofili possano aiutarci a identificare un’infiammazione eosinofilica endobronchiale.
L’attuale standard diagnostico per valutare e identificare l’infiammazione delle vie aeree è l’espettorato indotto ma questa metodica ha dei limiti, quali l’elevata specializzazione richiesta per la processazione e lettura dei campioni, che la rendono poco applicabile nella pratica clinica quotidiana, se non in centri estremamente specializzati come il nostro. Richiede inoltre molto tempo.
Noi proponiamo, allora, di identificare i pazienti con un prelievo del sangue. Il nostro progetto propone, infatti, di valutare un pannello di specifici marcatori ematici come indicatori surrogati dell’infiammazione delle vie aeree. Inoltre, raccogliendo campioni di espettorato per l’analisi della cellularità infiammatoria sarà possibile mettere in luce anche nuove informazioni relative al ruolo svolto da tale infiammazione nei pazienti BPCO.
Se i risultati dello studio confermeranno che tali marcatori sono associati all’infiammazione T2, apriremo la strada a nuovi approcci diagnostico-terapeutici ampliando in maniera significativa la stratificazione dei pazienti. Questo tipo di approccio potrebbe, cioè, identificare in maniera più accurata il paziente BPCO con infiammazione eosinofilica promuovendo un percorso diagnostico-terapeutico sempre più indirizzato verso la medicina di precisione».
A che punto è oggi il vostro progetto di ricerca e quali sono i prossimi step?
«Il progetto è stato appena approvato dal comitato etico, l’arruolamento dei pazienti non è ancora iniziato. Lo studio sperimentale verrà condotto presso il Dipartimento di riabilitazione respiratoria del Maugeri e prevede il coinvolgimento di un centinaio di pazienti, per la raccolta di materiali biologici e l’esecuzione di esami clinico-funzionali, per la determinazione dei biomarcatori».
Guardando al futuro, quali benefici concreti potrebbe portare il vostro progetto nella gestione della BPCO, sia ai pazienti sia al sistema sanitario?
«Identificare in maniera precisa e accurata l’infiammazione di tipo T2 consentirebbe ai pazienti di accedere a trattamenti target, facendo fare al contempo passi avanti al sistema sanitario verso la medicina di precisione, con conseguente miglior rapporto costo-beneficio e risparmio in termini di costi. Perché personalizzare gli interventi terapeutici consente di ottimizzare l’uso delle risorse sanitarie».
Vanetti, il vostro progetto è frutto di una stretta collaborazione tra il Maugeri e l’Università dell’Insubria. Quanto è importante la sinergia tra clinica e accademia per migliorare la gestione della BPCO?
«La sinergia tra la ricerca e la clinica è assolutamente fondamentale, e dovrebbe essere incentivata in tutti i centri, specialmente alla luce delle innovazioni e delle scoperte degli ultimi anni. Perché un approccio clinico-scientifico porta importanti benefici: il paziente può essere trattato con terapie e modelli di cura all’avanguardia.
Si tenga presente che il paziente BPCO è un paziente complesso, che comporta un grosso carico sul sistema sanitario nazionale in termini di costi, frequenti ospedalizzazioni, scarso controllo della patologia respiratoria, riacutizzazioni, sintomi cronici, comorbidità. L’arrivo di nuovi farmaci biologici apre nuovi scenari terapeutici e la collaborazione tra chi lavora in clinica e chi fa ricerca consente di proporre a ogni paziente la terapia più appropriata».
Qui le informazioni utili per candidarsi al BPCONTEST