Creare consapevolezza nel paziente e fornire supporto e monitoraggio continui sfruttando il digitale. Le idee di Salvatore D’Antonio, Professore all’Università degli studi di Napoli Parthenope e Presidente dell’Associazione Pazienti BPCO, sono chiare. D’Antonio è anche membro della commissione di valutazione del BPCOntest, un premio rivolto a startup, pmi innovative, università, enti di ricerca e IRCCS, che si distinguono per eccellenza e innovazione nella gestione della BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva).
Il contest è stato patrocinato dall’Associazione Pazienti BPCO, Italian Tech Alliance, InnovUp e da Associazione Respiriamo Insieme APS e con il supporto non condizionante di Sanofi Regeneron.
In questa intervista D’Antonio racconta cosa dovrebbero fare le startup e le pmi innovative candidate al premio per andare incontro alle esigenze dei pazienti. Il premio intende valorizzare e promuovere soluzioni tecnologiche e terapeutiche avanzate, con l’obiettivo di migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti affetti da questa patologia.
A questo link tutte le informazioni sul premio e il form di partecipazione.
Professor D’Antonio, dal vostro punto di vista quali sono le necessità dei pazienti che soffrono di BPCO lungo tutto il percorso diagnostico terapeutico? E dei loro caregiver?
Le necessità dei pazienti che soffrono di BPCO sono chiare e semplici. Per loro è fondamentale innanzitutto che siano seguiti, che abbiano almeno la sensazione di avere un contatto e un canale di comunicazione con il proprio medico, meglio ancora se uno specialista. Con l’associazione abbiamo condotto uno studio a tal proposito e abbiamo notato che quando c’è il contatto con gli specialisti i pazienti sono più disponibili e aumentano le possibilità di risolvere situazioni anche gravi. Bisogna dunque avere una buona comunicazione con i pazienti, il che implica avere un linguaggio chiaro e preciso. L’obiettivo deve essere quello di creare consapevolezza nel paziente. Consapevolezza della malattia, dei rischi, delle cure e di come vanno utilizzati farmaci e dispositivi. Spesso poi queste persone vivono da sole, il che non è solo un problema dal punto di vista psicologico ma anche di assistenza pratica, dalla consegna e al monitoraggio di un corretto uso dei farmaci fino a un supporto motorio. Altri aspetti che ci chiedono i nostri associati sono indicazioni anche semplici sulle diete da tenere e informazioni e supporto in fase di riabilitazione. Questo è uno degli aspetti più delicati perché non c’è a oggi un numero di strutture adeguate, tant’è che come associazione stiamo portando avanti dei corsi per fare esercizi di respirazione a distanza, che stanno avendo un enorme successo.
Si parla spesso di aderenza terapeutica, come la tecnologia potrà migliorare secondo voi questo aspetto e cosa vi aspettate dalle soluzioni candidate al BPCOntest?
Anche da questo punto di vista, il paziente deve essere consapevole di quali farmaci e device ha a disposizione e del fatto che sono il frutto di ricerche ingegneristiche importanti e innovative. È fondamentale che il paziente capisca questo aspetto in modo che sia più propenso a utilizzare quel farmaco o quel dispositivo, considerando i numeri sull’uso dei farmaci che sono impietosi: il 32% dei pazienti usa medicinali solo nelle fasi acute, 16% non usa proprio lo spray e l’8% neanche ritira i farmaci in farmacia. La tecnologia può dunque aiutare a fornire informazioni corrette e chiare, per rendere consapevole il paziente, e poi può rappresentare un sistema per controllare se c’è costanza, monitorando da remoto l’uso e inviando i dati allo specialista.
Considerando le tre categorie in gioco, innovatività tecnologica, ricerca clinica e gestione organizzativo in ambito BPCO, come i progetti candidati potranno rispondere ai need del percorso di cura dei pazienti con BPCO?
Dal punto di vista del paziente è rilevante il tema della gestione organizzativa e in particolare considerare le difficoltà a cui vanno incontro i pazienti man mano che c’è aggravamento. Alcuni di loro non riescono nemmeno a muoversi, la tecnologia e la ricerca potrebbero rappresentare un modo per agevolare un sostegno pratico verso queste persone e quindi creare una rete di supporto. Qualcosa sta migliorando con la telemedicina e trasmissione dei dati, ad esempi esistono saturimetri che trasmettono dati a centrale di raccolta dove vengono esaminati e dato allarme in caso di riduzione del livello.
Cosa significa fare innovazione secondo voi (un messaggio a chi vuole partecipare al BPCOntest)?
Educare veramente il paziente e renderlo consapevole. Ma anche trovare un sistema che aiuti i pazienti nei loro bisogni concreti, che li faccia sentire parte di un contesto e consenta interventi a distanza.