BPCOntest: ecco la terapia inalatoria nanoformulata proposta dalla startup Ada

BPCOntest: ecco la terapia inalatoria nanoformulata proposta dalla startup Ada

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Simona Regina

Perché ne stiamo parlando
BPCOntest: conosciamo il progetto di ADA, startup che propone di migliorare il trattamento della BPCO e l’aderenza terapeutica grazie a nanoparticelle immunosoppressive.

Nonostante i progressi terapeutici rimangono numerosi i bisogni insoddisfatti nella gestione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), soprattutto per i pazienti con forme avanzate o frequenti esacerbazioni. Da questa consapevolezza nasce il progetto che la startup Ada – Advanced Drug Administration candida al BPCOntest, iniziativa lanciata da INNLIFES con il supporto non condizionante di Sanofi Regeneron e dedicata a startup, Pmi innovative, università ed enti di ricerca impegnati nello studio di soluzioni utili per migliorare la gestione della malattia.

Ada si prefigge di sviluppare e validare una terapia inalatoria innovativa nanoformulata per il trattamento della BPCO.

«Le attuali opzioni di trattamento della BPCO – spiega infatti Davide Russo, ceo e cofondatore di Ada – si concentrano principalmente su broncodilatatori, corticosteroidi inalatori e terapie antinfiammatorie. Tuttavia, questi approcci presentano diverse limitazioni: effetti collaterali legati all’uso prolungato di farmaci sistemici; lo scarso controllo dell’infiammazione cronica; l’aderenza terapeutica non sempre ottimale; i frequenti episodi acuti che peggiorano la qualità della vita e accelerano il declino della funzionalità polmonare».

Per affrontare queste sfide, cosa proponete?

«Il nostro obiettivo è sviluppare una terapia innovativa che vada oltre il semplice trattamento dei sintomi e moduli in modo mirato l’infiammazione cronica che è alla base della malattia. Proponiamo dunque un sistema terapeutico basato su nanoparticelle progettate per veicolare direttamente nei polmoni un agente immunosopressore (MPA). Il nostro approccio combina un sistema di drug delivery inalatorio con un agente terapeutico intrinseco».

E in che modo il vostro sistema potrebbe fare la differenza nella gestione della BPCO?

«La nostra soluzione avrebbe un effetto terapeutico diretto. L’MPA è un inibitore dell’inosina monofosfato deidrogenasi (IMPDH), un enzima chiave nella proliferazione delle cellule immunitarie. E questa inibizione riduce l’attivazione eccessiva di queste cellule che è responsabile della progressione della malattia, contribuendo a modulare l’infiammazione cronica nei polmoni.

Inoltre, garantirebbe una somministrazione mirata e sicura. La formulazione inalatoria consente un rilascio localizzato del farmaco, minimizzando gli effetti collaterali sistemici e migliorando il profilo di sicurezza rispetto alle terapie sistemiche convenzionali. Le nanoparticelle sono state progettate e pensate, infatti, per garantire un rilascio mirato e controllato del farmaco a livello polmonare, quindi lì dove serve, riducendo al minimo gli effetti collaterali sistemici e migliorando l’aderenza della terapia da parte del paziente.

E infine, ma non meno importante, il nostro sistema può fungere da sistema di drug delivery per altre molecole terapeutiche, ampliando il potenziale terapeutico: creando terapie di combinazione capaci di agire su più target farmacologici, migliorerebbe l’efficacia complessiva del trattamento. In altre parole, offre la possibilità di trasportare contemporaneamente altri principi attivi, come per esempio broncodilatatori, antiossidanti, antinfiammatori, per un’azione terapeutica combinata». 

State dunque lavorando sia alla formulazione che al sistema inalatorio? 

«Sì. Innanzitutto stiamo lavorando all’ottimizzazione della formulazione. Passeremo poi alla caratterizzazione chimico-fisica della formulazione sviluppata, per determinare i parametri chimico-fisici fondamentali per lo sviluppo della terapia inalatoria. A questa fase seguirà la valutazione preclinica, in vitro e in vivo, per valutare la sicurezza della formulazione e l’efficacia antinfiammatoria e, in generale, il miglioramento della funzionalità polmonare. E contemporaneamente lavoreremo allo sviluppo del device inalatorio».

Quali benefici trarrebbero i pazienti dalla vostra terapia inalatoria?

«La BPCO è una malattia infiammatoria cronica in cui il danno polmonare si autoalimenta nel tempo. Il nostro sistema inalatorio a base di nanoparticelle immunosoppressive si inserisce proprio in questo circolo vizioso. Interviene sulla cronicità infiammatoria e grazie alle proprietà mucopenetranti delle nanoparticelle – progettate per attraversare lo strato di muco che riveste le vie aeree – garantisce un deposito uniforme, massimizzando l’efficacia del farmaco.

Il rilascio locale, mirato, dell’agente immunosopressore aiuta a bloccare quei meccanismi che portano alla perdita della funzione respiratoria e l’azione combinata con altri principi attivi, che possono essere incapsulati nelle nanoparticelle e quindi veicolati in un’unica somministrazione, migliora il controllo dei sintomi e può ridurre significativamente la frequenza e la gravità delle esacerbazioni.

Inoltre, il nostro sistema può migliorare l’aderenza terapeutica. La riduzione degli effetti collaterali incoraggerebbero infatti una maggiore compliance da parte dei pazienti. Ma non è da sottovalutare anche la riduzione dei costi sanitari, quale beneficio indiretto. Migliorando infatti l’aderenza alla terapia, e quindi il controllo della malattia, e riducendo gli effetti collaterali sistemici e le ospedalizzazioni, il nostro sistema può avere un impatto positivo sui costi associati alla gestione dei pazienti con BPCO. Più il paziente sta bene, meno ha bisogno di terapie ospedaliere e di ricoveri».

Ada, acronimo di Advanced Drug Administration, nasce proprio per innovare il design dei sistemi di drug delivery?

«Sì. Noi lavoriamo allo sviluppo di terapie inalatorie basate sulla nanomedicina per il trattamento di patologie polmonari, che sono il nostro focus. Il nostro approccio si basa sulla riformulazione farmaceutica, cioè partiamo da molecole già esistenti che vengono somministrate per via orale o sistemica e le riprogettiamo per renderle idonee a una somministrazione inalatoria. Attualmente stiamo sviluppando tre progetti, due mirati a patologie fibrotiche polmonari, come la fibrosi polmonare idiopatica e l’interstiziopatia polmonare associata a sclerosi sistemica, e uno dedicato appunto alla BPCO.

Ada nasce come startup innovativa nel 2021 e l’idea di focalizzarsi sulle patologie polmonari deriva dalla consapevolezza che molte di esse vengono trattate prevalentemente con farmaci somministrati per via orale, approccio che spesso non garantisce una sufficiente efficacia e può essere associato a effetti collaterali indesiderati sull’intero organismo.

Da qui, il nostro impegno nell’ottimizzare la somministrazione inalatoria quale via ideale per veicolare il farmaco direttamente nei polmoni dove serve realmente, massimizzando così l’efficacia terapeutica e riducendo l’esposizione sistemica. Alla luce anche del fatto che i farmaci inalatori rappresentano meno del 2% dei farmaci in uso per il trattamento di queste patologie. Questo la dice lunga sul bisogno medico attualmente insoddisfatto».

Keypoints

  • La startup Ada propone un sistema inalatorio basato su nanoparticelle per veicolare in modo mirato un agente immunosoppressore nei polmoni.
  • La terapia mira a modulare l’infiammazione cronica, agendo sulla causa alla base della progressione della BPCO.
  • L’uso di nanoparticelle garantisce un rilascio controllato del farmaco, migliorando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali sistemici.
  • Il sistema può trasportare anche altri principi attivi, permettendo terapie combinate più efficaci.
  • L’approccio inalatorio favorisce una maggiore aderenza terapeutica e una riduzione degli effetti collaterali sistemici.
  • Ada è stata fondata nel 2021 e punta a innovare i sistemi di drug delivery per patologie polmonari.

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