È dedicato a startup e pmi innovative, università, enti di ricerca e IRCCS il nostro BPCOntest: un premio che vuole supportare lo sviluppo di soluzioni innovative che possano migliorare la gestione della malattia che toglie il respiro e garantire alle persone con Broncopneumopatia cronica ostruttiva salute e cure. Innovative, moderne, adeguate. «Terapie che non agiscono solo sui sintomi ma anche sul meccanismo».
Questo è un salto enorme secondo Francesco Dentali, presidente della Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI), nonché membro della commissione di valutazione del premio. Così come l’innovazione tecnologica, nello specifico la telemedicina, può essere un alleato prezioso per monitorare e migliorare l’aderenza del paziente alla terapia e la persistenza. Del resto, che il paziente segua la terapia correttamente, secondo le indicazioni mediche e per il tempo indicato, è fondamentale per non compromettere l’efficacia del trattamento.
Innovazione tecnologica, ricerca clinica e gestione organizzativa: queste le tre categorie del concorso. Uno l’auspicio: che le soluzioni proposte nel contest portino miglioramento sia degli esiti terapeutici sia della qualità della vita dei pazienti con BPCO.
In merito alla categoria “ricerca clinica”, la presenza dei biomarcatori sarà uno dei criteri di valutazione. Quale ruolo potranno avere sulla diagnosi e sul trattamento della patologia e cosa vi aspettate dalle possibili soluzioni proposte?
«I biomarcatori stanno assumendo sempre più importanza in diversi contesti. Certamente sono fondamentali e andranno utilizzati al meglio per la diagnosi differenziale. Per esempio, quando il paziente viene ricoverato per riacutizzazione di BPCO, non sempre ha effettivamente una riacutizzazione: abbiamo quindi bisogno di qualcosa che ci aiuti per orientarsi meglio. Ci sono evidenze iniziali, ma su questo si deve continuare a studiare.
D’altra parte, ci sono tantissime evidenze sui biomarcatori prognostici, che ci permettono di utilizzare al meglio la terapia. Ma con tutte le terapie innovative che stanno arrivando, o sono arrivate, dobbiamo ancora capire come questi possano davvero permettere la targetizzazione migliore del paziente».
Per quanto riguarda la qualità della vita, come andrete a valutare l’impatto delle soluzioni candidate?
«Questo è un argomento fondamentale ed è un argomento che è stato trascurato a lungo, perché si è puntato di più su altri endpoint. Questione, tra l’altro, che non riguarda solo la BPCO.
Negli ultimi anni, però, si sta puntando molto di più su quello che è il sentire del paziente, cioè su quelli che sono gli endpoint importanti per il paziente. E tra questi, sicuramente la qualità della vita è fondamentale. Abbiamo visto che c’è davvero una discrepanza tra quello che il medico pensa sia un ottimo risultato e quello che invece il paziente considera un ottimo risultato per sé».
Considerando le tre categorie in gioco – innovazione tecnologica, ricerca clinica e gestione organizzativa – come potranno i progetti candidati rispondere ai need del percorso di cura dei pazienti con BPCO?
«Tutte e tre le categorie sono fondamentali, perché la gestione del paziente con BPCO sta completamente cambiando. Sta cambiando per due motivi fondamentali. Innanzitutto per l’introduzione di terapie nuove, che ci permetteranno di targetizzare meglio il paziente. Il secondo motivo è di carattere gestionale: abbiamo capito che noi non ci occupiamo semplicemente di un paziente con BPCO ma di un paziente con diverse comorbidità. Comorbidità che vanno gestite, sia nella fase acuta sia nel follow up. Quindi mi aspetto molto da questi progetti».
In definitiva, Francesco Dentali, cosa significa innovazione in questo specifico ambito?
«L’innovazione è assolutamente fondamentale in medicina e lo è in particolare per il paziente con BPCO. Soprattutto adesso, che sul fronte terapeutico abbiamo compiuto un salto di qualità enorme: siamo passati da terapie che agivano di più sui sintomi, sulle esacerbazioni, a terapie che invece hanno un presupposto fisiopatologico più forte, quindi agiscono sul meccanismo. E questo è molto importante: è una grande innovazione. D’altra parte, l’innovazione tecnologica ci sta permettendo di seguire molto meglio i nostri pazienti.
Noi abbiamo a che fare con il problema delle liste d’attesa, per cui quando un paziente viene ricoverato si gestisce difficilmente. Ebbene, la telemedicina ci può aiutare molto nella gestione della malattia. Sappiamo che il primo motivo per cui la terapia non funziona è legato al fatto che il paziente non la esegue o la esegue in modo errato. Ci sono dati che dicono che oltre l’80% dei pazienti sbaglia l’esecuzione della terapia. Io immagino allora un modello in cui il paziente ovviamente deve essere visto – perché il follow up è fondamentale – ma grazie alla telemedicina noi possiamo avere un controllo dei sintomi, ma anche dell’aderenza e della persistenza in terapia».
Il contest è stato patrocinato dall’Associazione Pazienti BPCO, Italian Tech Alliance, InnovUp e da Associazione Respiriamo Insieme APS e si svolge con il supporto non condizionante di Sanofi Regeneron.