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Dagli Stati Uniti all’Italia, si parla di come evitare il cancro prima che inizi

Perché ne stiamo parlando
Le novità che potrebbero rivoluzionare la prevenzione primaria dei tumori, come la cancer interception; gli strumenti che forniscono nuovo supporto alla ricerca oncologica, e le frontiere della diagnostica. Ne parla Adriana Albini, Collaboratrice Scientifica Istituto Europeo di Oncologia IEO-IRCCS, presente ad un recente convegno dell’AIOM che ha ripreso i più importanti temi discussi all’assemblea dell’AACR.

Dagli Stati Uniti all’Italia, si parla di come evitare il cancro prima che inizi

Di innovazioni nel campo oncologico si è discusso nei giorni scorsi a Cagliari in un convegno organizzato da AIOM che ha approfondito, tra gli altri, alcuni dei temi trattati pochi giorni prima dall’assemblea annuale della American Association for Cancer Research (AACR). Come la nuova forma di prevenzione primaria contro il cancro, che si avvale delle ultime tecnologie e conoscenze nel campo, l’uso della tecnica di analisi di ogni singola cellula all’interno di rappresentazioni microscopiche di tumori, l’applicazione dell’intelligenza artificiale, oltre che nella diagnostica e in alcuni trattamenti come la radioterapia, anche nella prevenzione. 

Cancer interception: rilevare la presenza di cellule tumorali prima che diventino un cancro

Un nuovo approccio, spiega Adriana Albini, Collaboratrice Scientifica Istituto Europeo di Oncologia IEO-IRCCS, chair del gruppo per la prevenzione del cancro dell’AACR, e Membro del Consiglio Scientifico del CNR, sta ridisegnando il nostro modo di fare prevenzione primaria. “Abbiamo ora la possibilità di sviluppare un sistema, chiamato cancer interception, che consiste nell’uso di test avanzati, come le biopsie liquide, in grado di identificare frammenti di DNA tumorale o altre biomolecole rilasciate dalle cellule cancerose nel sangue molto prima che, potenzialmente, si possano sviluppare tumori visibili attraverso metodi diagnostici tradizionali come l’imaging e la radiologia”. I test di rilevamento sono capaci di determinare non solo la presenza di cellule tumorali, ma anche il tipo di neoplasia di origine di queste cellule.

Un approccio nuovo che potrebbe portare successi laddove la prevenzione primaria non è stata in grado di impedire la trasformazione neoplastica. “La prevenzione primaria ha avuto successo in alcuni ambiti, come nel caso delle politiche sociali che hanno vietato il fumo nei ristoranti e nei luoghi di lavoro, che ha dimostrato la sua utilità, similmente alle restrizioni sulla vendita di alcolici dopo una certa ora”, sostiene Albini. “Tuttavia, ci sono aree in cui la prevenzione primaria non ha avuto lo stesso impatto, come la promozione di una sana alimentazione.

In Italia, nonostante la tradizione della dieta mediterranea, l’obesità è in aumento, anche tra i bambini. Un altro aspetto critico è anche la sedentarietà: la mancanza di politiche efficaci per promuovere l’attività fisica, come piste ciclabili e spazi pedonali, ha contribuito a questa problematica, così la prevenzione attraverso l’attività fisica è ancora carente nel nostro Paese”, ammette la professoressa Albini. 

Dagli Stati Uniti all’Italia, si parla di come evitare il cancro prima che inizi
Adriana Albini

Con la cancer interception intervenire prima che le cellule cancerose formino tumori visibili può prevenire l’insorgenza della malattia, attraverso un cambiamento di stili di vita e l’identificazione di trattamenti preventivi meno tossici.  “Sarebbe rivoluzionario”, sottolinea Albini, “poter anticipare, per esempio, la colonscopia per lo screening del colon o la mammografia per la mammella, o il pap test dal ginecologo. Se questo metodo si dimostrasse efficace, potremmo introdurre uno screening più confortevole e rapido, basato su un prelievo, che il cittadino potrebbe effettuare presso centri di raccolta.  

L’analisi completa di ogni singola cellula all’interno di organoidi, in cui è sviluppato anche il microambiente tumorale

Nel campo della ricerca oncologica, tra gli strumenti innovativi che hanno trovato spazio anche al convegno di Cagliari ci sono stati gli organoidi, modelli tridimensionali che rappresentano tumori o tessuti, permettendo di studiare il cancro in un contesto più realistico rispetto ai tradizionali modelli bidimensionali, e il metodo di “single cell analysis”.  Gli organoidi sono modelli cellulari complessi che vengono utilizzati in laboratorio: includono vari tipi di cellule, replicando la struttura e la funzione di un organo specifico, come un rene o un fegato, o anche di un tumore, e in questo caso vengono chiamati tumoroidi. Questa complessità rende gli organoidi molto utili per la ricerca, permettendo di testare farmaci e terapie in un ambiente che imita più fedelmente il corpo umano e il tipo di tumore studiato. Gli organoidi per le loro caratteristiche sono utili nello studio delle caratteristiche molecolari dei tumori. 

“La sfida maggiore oggi è creare organoidi che includano non solo cellule tumorali, ma anche il microambiente circostante, come fibroblasti e cellule immunitarie. Questo è essenziale per riprodurre fedelmente il comportamento dei tumori nel corpo umano, dato che questi non sono costituiti solo da cellule tumorali. Le cellule tumorali si replicano facilmente, ma includere cellule sane che non si moltiplicano allo stesso ritmo è molto più complesso”, spiega Adriana Albini. 

Un altro progresso significativo è rappresentato dalla tecnica di single cell analysis, “che permette di esaminare le caratteristiche di ogni singola cellula, anche all’interno di un organoide”. Questo livello di dettaglio può rivelare informazioni preziose sulla eterogeneità cellulare e sui meccanismi patologici. “Questa tecnica avanzata offre dettagli senza precedenti sulla variazione cellulare all’interno di un tumore o di un tessuto specifico, aprendo nuove strade per la ricerca e il trattamento dei tumori”.  

La nuova sfida: applicare l’Intelligenza Artificiale alla prevenzione

Tra le tecnologie di cui si sta discutendo sempre più spesso ai convegni scientifici in campo oncologico trova spazio l’Intelligenza Artificiale. Non è una novità che l’IA stia offrendo un aiuto straordinario sia nella diagnostica anatomopatologica che nell’imaging medico, dove ha già dimostrato un potenziale straordinario nel migliorare la precisione e l’efficacia delle diagnosi. La sua capacità di confrontare un paziente non solo con migliaia di altri casi presenti nei database ospedalieri, ma anche con enormi archivi di dati globali, permette di ottenere consulenze più diversificate e approfondite.

Tuttavia, nell’ambito della prevenzione, l’IA, ammette Adriana Albini, ha ancora un ruolo limitato. “Nei test di cancer interception, ad esempio, l’IA potrebbe diventare fondamentale per digitalizzare e analizzare rapidamente i dati. Questo è un campo che vogliamo esplorare, ricordandoci però che ad oggi questa tecnologia può ancora generare anomalie”. 

Keypoints

  • Adriana Albini, dell’Istituto Europeo di Oncologia, presente ad un convegno AIOM, parla delle potenzialità della cancer interception, che utilizza test avanzati per identificare biomolecole cancerogene prima che i tumori siano visibili
  • Questo approccio potrebbe permettere di evitare procedure invasive come colonscopie e mammografie, promuovendo screening più confortevoli e autonomi
  • Albini ricorda anche l’uso di organoidi e l’analisi di singole cellule per studiare il cancro in modelli tridimensionali più realistici rispetto ai metodi bidimensionali
  • La tecnica di single cell analysis offre una visione dettagliata della variazione cellulare all’interno dei tumori, aprendo nuove vie per la ricerca e trattamento
  • L’intelligenza artificiale è stata discussa come uno strumento potenzialmente rivoluzionario nella diagnosi e nella prevenzione del cancro, nonostante i limiti attuali
  • La ricerca e l’innovazione continuano a spingere i limiti della diagnostica e della prevenzione del cancro, cercando soluzioni meno invasive e più efficaci

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