CRISPRMED24, il primo convegno internazionale dedicato alla medicina CRISPR in corso a Copenaghen, vede la partecipazione di numerosi ricercatori di spicco e leader di aziende a livello internazionale, che affrontano temi quali l’ingegneria genetica di precisione delle cellule ematopoietiche, le nuove frontiere della terapia genica, le implicazioni etiche e regolatorie dell’editing del genoma compreso il punto di vista dell’EMA, le innovazioni nelle metodologie di consegna delle tecnologie CRISPR e le strategie per mitigare gli effetti off-target.
Una folta rappresentanza dai centri di ricerca italiani
Tra i relatori, è significativa la rappresentanza proveniente dalle università e centri italiani, che contribuiscono con studi all’avanguardia nel campo del gene editing. Tra i partecipanti illustri, il Professor Luigi Naldini del San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy di Milano, che ha aperto il convegno con una lettura magistrale sulla precisione nell’ingegneria genetica delle cellule ematopoietiche. Altri contributi notevoli includono quelli di Anna Cereseto, del Dipartimento di Biologia Cellulare e Genetica dell’Università di Trento, che presenta una ricerca sulla identificazione ed evoluzione di nuovi sistemi CRISPR-Cas9 derivati dal microbioma umano. Chiara Brandas del San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy presenta uno studio innovativo riguardante l’integrità genomica e la sicurezza delle cellule staminali ematopoietiche modificate geneticamente per il trattamento della deficienza di RAG1, un’immunodeficienza combinata grave dei linfociti T e B rara di origine genetica. Eyemen Kheir dell’Università di Trento discute riguardo gli avanzamenti nell’uso di CRISPR-Cas9 per la riparazione diretta mediata da omologia, ossia un meccanismo di riparazione del DNA che si verifica nelle cellule per correggere le rotture a doppio filamento del DNA.
Il gene editing prenatale per la malattia di Krabbe
Nell’evento virtuale del 22 aprile, molto interesse ha suscitato il poster di Alessia Cavazza del Dipartimento di infezione, immunità e infiammazione, dell’Istituto di Salute Infantile Great Ormond Street dell’University College London, che ha presentato un metodo di editing genetico che può essere applicato prima della nascita per correggere direttamente le mutazioni nel gene responsabile della Malattia di Krabbe infantile (KD). Questa malattia è un disturbo genetico che causa una grave degenerazione del sistema nervoso, portando a esiti fatali entro i primi tre anni di vita. Attualmente non esiste una cura definitiva per la KD. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche può ritardare l’inizio della malattia se fatto molto presto, ma è efficace solo nei neonati che non mostrano ancora sintomi, e la finestra per intervenire è molto ristretta. Per questo motivo, al Great Ormond Street Hospital stanno sviluppando una nuova terapia che possa correggere direttamente nel feto le mutazioni genetiche responsabili della malattia, prevenendo i problemi neurologici prima che inizino e proteggendo così il cervello in sviluppo. “Abbiamo testato questa terapia su cellule in laboratorio e siamo riusciti a correggere la mutazione nel 95% dei casi”, spiega Cavazza. “Ora stiamo iniziando test su animali, iniettando le particelle in feti di topo per valutare se il trattamento è efficace anche in vivo. Il nostro obiettivo finale è sviluppare un trattamento sicuro ed efficace che possa essere usato non solo per la malattia di Krabbe ma anche per altre malattie genetiche che si manifestano precocemente”.
L’EMA: con le altre autorità stiamo stendendo linee guida globali per la terapia genica
Nella sessione virtuale è intervenuta Veronika Jekerle, Responsabile del reparto Qualità Farmaceutica presso l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA): “Ciò che osserviamo chiaramente”, afferma Jekerle, “è una crescita nella maturazione dei prodotti di terapia genica, che comprendono vettori AV, cellule geneticamente modificate e approcci ex vivo. Il successo recente di tecnologie come Casgevy”, sottolinea la rappresentante dell’EMA, “invia un segnale molto positivo al settore, dimostrando che è possibile superare le sfide tecnologiche. Tuttavia, quanto rapidamente questi successi possano essere replicati rimane difficile da prevedere. Stiamo parlando di prodotti estremamente complessi, con indicazioni che devono essere convincenti, specialmente sul fronte clinico, per giustificare le incertezze e le sfide di questa classe di prodotti. Quando funzionano, il loro impatto è straordinario: un trattamento singolo potrebbe potenzialmente guarire, rappresentando così un immenso valore terapeutico. Quando l’efficacia clinica è convincente, allora posso certamente prevedere che tutte le sfide possano essere superate”. Sul fronte regolatorio, spiega Jekerle, l’EMA collabora strettamente con altre agenzie, come la FDA, per garantire una comunicazione costante. “Ci incontriamo ogni due mesi per discutere delle nostre pipeline, delle sfide e delle linee guida, e per allinearci. Inoltre, partecipiamo a un gruppo di discussione ATMP presso l’ICH, l’International Conference for Harmonization, dove collaboriamo per sviluppare linee guida congiunte per la terapia genica. Questo è cruciale perché sviluppiamo prodotti a livello globale e miriamo ad avere requisiti tecnici uniformi nelle diverse regioni del mondo”.
Il programma del CRISPRMED24 evidenzia anche la partecipazione attiva di numerose aziende all’avanguardia nel campo delle biotecnologie e della terapia genica, e l’interazione tra la ricerca accademica e l’industria biotecnologica. Le aziende partecipanti hanno presentato l’innovazione e lo sviluppo di nuove tecnologie e applicazioni del CRISPR, riflettendo il loro importante ruolo nell’avanzamento delle terapie mediche basate sull’editing genetico.