Il progetto TETRIS, condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano con la partecipazione di altri quattro istituti clinici europei, mira a sviluppare un sistema di punteggio di rischio personalizzato per le pazienti sottoposte a radioterapia per il tumore al seno. Il sistema si basa su dati clinici raccolti durante il trattamento, come le dosi di radiazione e le caratteristiche della paziente, integrando inoltre fattori genetici e di imaging. Questi dati alimenteranno la creazione di un ‘digital twin’, un gemello digitale che riproduce le caratteristiche fisiche e cliniche del paziente, simulando le sue risposte ai trattamenti. L’obiettivo è predire complicazioni o tossicità a lungo termine e migliorare la personalizzazione delle cure, rendendo il follow-up più preciso e mirato; si tratterà anche il tumore alla mammella maschile, meno frequente ma spesso trascurata dalla ricerca. Maria Carmen De Santis, oncologa radioterapista presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Clinical Coordinator del progetto TETRIS, spiega perché c’era bisogno di fare innovazione in questo campo e come si intende allargare il concetto di radioprotezione a tutto l’arco di vita dei pazienti oncologici trattati.
Dottoressa De Santis, quali sono ancora oggi i limiti della tecnologica della radioterapia e perché quindi si è ritenuto necessario un nuovo approccio innovativo con TETRIS? Che cosa verrà sviluppato ad hoc?
«Ad oggi, la radioprotezione in radioterapia per il tumore alla mammella, e in generale per ogni altro tipo di tumore, si basa sulla pianificazione personalizzata delle dosi di trattamento sulla TAC, tenendo conto dell’anatomia specifica del paziente. Questa pianificazione cerca di minimizzare la quantità di radiazione ricevuta dai tessuti sani e dagli organi a rischio, mantenendo i livelli al di sotto di soglie considerate accettabili in base a studi precedenti. Tuttavia, nonostante gli sforzi per ridurre il rischio di effetti collaterali severi, resta la necessità di bilanciare la radioprotezione con la somministrazione di un trattamento oncologico efficace.
Il principio fondamentale su cui si basa la radioprotezione è l’ALARA (As Low As Reasonably Achievable), ovvero ridurre le dosi al minimo ragionevolmente raggiungibile. Questo approccio rappresenta il massimo che possiamo fare durante il trattamento oncologico, ma non si estende al periodo post-trattamento.
Il progetto TETRIS mira a espandere questo concetto, passando dalla semplice limitazione delle dosi all’ottimizzazione e personalizzazione delle azioni post-trattamento, per ridurre ulteriormente l’insorgenza di effetti collaterali negativi, come i problemi cardiaci o polmonari che, pur essendo rari, possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita del paziente. Per esempio, in una metanalisi che ha coinvolto oltre 40.000 pazienti è emerso che il rischio di sviluppare un tumore al polmone è del 4% tra le pazienti fumatrici e dello 0,3% tra le non fumatrici. Allo stesso modo, la malattia coronarica acuta è la complicanza cardiaca più frequente, con una stima del 5-10% di rischio a 10 anni».
In che modo questo nuovo punteggio di rischio cambierà l’approccio clinico al follow-up delle pazienti? Che cosa comporta la personalizzazione, in termini organizzativi, tecnici e culturali?
«La personalizzazione del rischio post-radioterapia è uno degli aspetti centrali del progetto TETRIS. L’obiettivo è creare uno score personalizzato che tenga conto delle dosi di radiazione ricevute dai singoli organi e delle informazioni derivate dalle immagini TAC, come il volume delle calcificazioni al cuore, la densità del tessuto polmonare, e la composizione del tessuto mammario.
Il primo score grezzo sarà calcolato utilizzando dati già disponibili di routine, come quelli delle TAC, ma per migliorarlo ulteriormente integreremo informazioni provenienti dal DNA germinale e dall’RNA estratto dal sangue periferico. Per questo utilizzeremo dati raccolti dallo studio REQUITE, un progetto europeo coordinato dall’Università di Manchester. Queste informazioni genetiche e trascrittomiche permetteranno di affinare lo score, rendendolo ancora più preciso.
L’idea alla base di questo score personalizzato è di permettere un follow-up su misura per ogni paziente. Le pazienti con un rischio più basso di complicazioni non avranno bisogno di esami di controllo frequenti, mentre quelle a rischio più alto beneficeranno di un monitoraggio più intenso, che potrebbe individuare eventuali anomalie prima che diventino problematiche clinicamente rilevanti. Un aspetto importante sarà il coinvolgimento dei medici di medicina generale, che dovranno utilizzare questo score per guidare il follow-up. Inoltre, educare le pazienti a mantenere uno stile di vita sano sarà cruciale per contenere ulteriormente il rischio di effetti indesiderati, in particolare per quelle con un rischio più elevato».
Il concetto di “gemello digitale” è rivoluzionario in oncologia. Come sarà possibile realizzarlo, partendo dai pazienti? Quali vantaggi concreti porterà alle pazienti con tumore al seno e come potrebbe influenzare la prevenzione di eventi avversi nel tempo?
«L’inserimento del concetto di “Digital Twin” nel progetto TETRIS è una delle innovazioni più promettenti. Sebbene sia già utilizzato in altri campi della medicina, come la cardiologia e l’ortopedia, in radioterapia è ancora agli inizi. Il Digital Twin non è semplicemente un modello sofisticato del paziente basato sui dati raccolti, ma un’entità che continua a raccogliere informazioni durante la vita del paziente, aggiornandosi continuamente.
Nel progetto TETRIS, il Digital Twin sarà sviluppato dal Politecnico di Milano e raccoglierà dati sullo stile di vita, l’ambiente in cui vivono le pazienti, eventuali nuove patologie e gli esami clinici eseguiti. Questi dati permetteranno di aggiornare il rischio calcolato alla fine della radioterapia, rendendo possibile un monitoraggio continuo del paziente. Uno degli aspetti più interessanti sarà la capacità del Digital Twin di suggerire azioni specifiche al clinico, basate sull’evoluzione del profilo di rischio della paziente.
Il coinvolgimento delle pazienti in questo processo sarà fondamentale, poiché ci forniranno informazioni cruciali sulla loro storia clinica post-radioterapia. Sarà inoltre interessante valutare come le pazienti percepiranno l’idea di avere una loro “replica digitale”, che potrebbe influenzare direttamente le decisioni cliniche».
La stratificazione del rischio cardiopolmonare è uno degli obiettivi principali del progetto. In che modo la combinazione di imaging e profili genetici può migliorare la precisione nel predire effetti collaterali a lungo termine? Che cosa c’è da fare in questo ambito?
«La combinazione di imaging e profili genetici è alla base della stratificazione del rischio cardiopolmonare nel progetto TETRIS. Utilizzando le immagini TAC, possiamo ottenere informazioni dettagliate sulle condizioni cardiopolmonari delle pazienti, come la presenza di calcificazioni o alterazioni del tessuto polmonare. Questi dati verranno integrati con le informazioni genetiche e trascrittomiche raccolte dai campioni di sangue delle pazienti. Tale integrazione di dati permetterà di affinare il calcolo del rischio di effetti collaterali a lungo termine, come malattie coronariche o danni polmonari. Anche se oggi la radioterapia è altamente personalizzata, il progetto TETRIS punta a sviluppare un modello ancora più preciso, che tenga conto di tutte le variabili possibili, sia genetiche che ambientali».
TETRIS prevede anche uno studio specifico sul tumore della mammella maschile, un campo meno esplorato. Quali sfide e opportunità si presentano nel trattare questa patologia attraverso un approccio personalizzato?
«Il tumore della mammella maschile rappresenta solo l’1% di tutti i tumori della mammella e l’1% di tutti i tumori che colpiscono gli uomini, rendendolo un campo di ricerca meno esplorato. Le indicazioni per il trattamento radiante sono le stesse di quelle per il tumore mammario femminile, ma l’inclusione di questa patologia nel progetto TETRIS rappresenta un’opportunità per fare chiarezza su un tumore che, proprio a causa della sua rarità, è stato poco studiato fino ad oggi.
L’approccio personalizzato che stiamo sviluppando attraverso TETRIS potrebbe portare a nuovi standard di cura per il tumore della mammella maschile, migliorando la gestione dei pazienti e ottimizzando i risultati terapeutici».