Durante la conferenza stampa di lancio dell’Asma Zero Week, tenutasi lo scorso 11 aprile, si è approfondito il tema delle differenze tra asma e asma grave. In questo dibattito sono intervenuti Mario Picozza, Presidente FederASMA e Allergie – Federazione Italiana Pazienti ODV, Giorgio Walter Canonica, Professore di Medicina Respiratoria presso Humanitas University, Paola Rogliani, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso l’Università di Roma Tor Vergata. A margine dell’evento promosso da FederASMA e Allergie, realizzato da Sintesi Infomedica, in collaborazione con AstraZeneca e Respiriamo Insieme – APS, patrocinato dalla società italiana di pneumologia e dalla Società italiana di Allergia, Asma e Immunologia Clinica, Innlifes ha intervistato Francesca Puggioni, Specialista in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Capo Sezione Clinico Organizzativo Immuno Center – IRCCS Humanitas Research Hospital di Milano.
Soffrire d’asma…
“Significa avere delle esperienze quotidiane, settimanali o mensili di senso di soffocamento improvviso che può anche essere persistente”, spiega Puggioni. “Anche i casi di asma grave, se non curata, portano a vivere in apnea perennemente, con senso di oppressione al torace, fame d’aria costante. Si tratta però di una malattia curabile. Colpisce invece che, secondo i dati Istat, nel 2019 sono decedute 500 persone. Queste hanno una storia di asma, non fanno controlli da tempo, hanno un’asma lieve, con sintomi sporadici ed esacerbazioni improvvise e non avevano il farmaco salvavita broncodilatatore corticosteroide. Sono deceduti per un arresto respiratorio improvviso. Asma Zero Week in questo senso è una campagna fatta una sensibilizzazione alla prevenzione dell’asma in tutte le sue forme”.
…e d’asma grave
È una forma di asma che rimane non controllato, nonostante il trattamento inalatorio di corticosteroidi e farmaci che rilassano la muscolatura bronchiale e dilatano le vie respiratorie, permettendo così ai polmoni di ricevere più ossigeno (β2-agonisti a lunga durata d’azione, ICS-LABA). Sono circa 300mila i casi in Italia. Si deve costantemente assumere corticosteroidi, comportando effetti collaterali gravi come il diabete mellito, l’ipertensione o l’osteoporosi. L’asma grave impegna una grossa parte delle risorse destinate alla gestione dell’asma nel suo complesso, assorbendo tra il 50% e il 60% del totale disponibile.
Biologico nel senso di biotecnologici
Negli ultimi anni sono stati studiati dei farmaci biologici, definiti anche anticorpi monoclonali. “Colpiscono determinate cellule o citochine responsabili degli snodi fondamentali per l’infiammazione cronica di tipo T2. I farmaci sono stati progettati per poter bloccare a vari livelli lo sviluppo dell’infiammazione eosinofilica allergica: bloccando proteine prodotte dall’epitelio bronchiale come il TSLP, o bloccando la produzione di citochine come il recettore alfa-IL-4 per inibire la segnalazione di IL-4 e di IL-13, l’IL-5 o il suo recettore. Per i pazienti affetti da asma grave essenzialmente solo allergici abbiamo a disposizione un farmaco che blocca le immunoglobuline E circolanti responsabili di questo tipo di infiammazione. Si agisce con una precisione chirurgica sul sistema immunitario del paziente, andando a colpire il meccanismo responsabile dell’infiammazione senza bloccare la risposta immunitaria globale, come succede utilizzando i corticosteroidi per via sistemica”.
È una medicina molto personalizzata. Come capire quale farmaco somministrare? “Prima di prescrivere un anticorpo monoclonale dobbiamo fenoendotipizzare il paziente: dobbiamo studiare, cioè, le caratteristiche cliniche e immunologiche della malattia in quella particolare persona. Disponiamo di caratteristiche cliniche e di biomarcatori di malattia che ci guidano. Si eseguono esami ematici per valutare il profilo immunologico e allergologico e cellulare del paziente; esami di funzionalità respiratoria per studiare il livello di iperreattività bronchiale, di rimodellamento delle vie aeree o di infiammazione bronchiale. La misurazione della frazione esalata di ossido nitrico, ad esempio, è un test di funzionalità respiratoria molto utile per comprendere il livello di infiammazione eosinofilica presente a livello bronchiale. Rimane un punto fondamentale l’approccio multidisciplinare allergo-pneumologico tra otorinolaringoiatri, dermatologi e gastroenterologici ad esempio. La presenza di comorbidità con la stessa patogenesi infiammatoria come la rinosinusite cronica con o senza poliposi nasale, la dermatite atopica o le patologie eosinofiliche del tratto gastroenterico fanno parte del pannello di informazioni necessarie per comprendere qual è il farmaco giusto per il paziente”.
Nuovi obiettivi terapeutici
Definiti rivoluzionari, questi farmaci offrono la possibilità di terapie personalizzate e di precisione. Grazie alle molecole progettate per agire selettivamente su cellule o mediatori dell’infiammazione responsabili dell’asma, la malattia è tenuta sotto controllo. L’obiettivo è arrivare alla remissione della malattia, ovvero alla scomparsa dei sintomi.
Il problema? Poco accessibili
Liste di attesa e la mancanza di comunicazione fra medici costituiscono il principale ostacolo alla vera divulgazione di questi farmaci innovativi. “Il problema è la presa in carico del paziente da parte dell’ospedale. Molti medici di base non conoscono questi farmaci, coperti per altro dal Servizio Sanitario Nazionale”.