A vedere come lo hanno organizzato, non sembra un congresso di una malattia ultra-rara che interessa 20 persone in Italia e poco più di 250 in giro per il mondo.
Il terzo congresso internazionale dedicato alla Gnao1, GNAO1 European Conference, una malattia ultra-rara che prende il nome dal gene mutato che la causa, si è svolto nella bellissima cornice del Gasometro Eni all’interno del ROAD, Rome Advaced District.
Una due giorni, dal 16 al 17 giugno, dedicata alla ricerca scientifica e al mondo dei pazienti. Una sinergia che nel caso di questa malattia rara sta facendo seriamente la differenza: scoperta da ricercatori giapponesi nel 2013, in questi dieci anni la ricerca si è data da fare quasi fosse una malattia non rara, e questo lo si deve soprattutto alle associazioni dei pazienti, come FamiglieGna01, che è anche organizzatore del congresso di quest’anno.
Non esiste una cura, la strada è ancora lunga. Esistono dei farmaci che aiutano a gestire i sintomi, ma le ricerche presentate in questi giorni segnano comunque la strada nel modo giusto, perché si inizia a comprendere meglio la patogenesi, le varie varianti, e si iniziano a studiare possibili terapie che possono inibire determinati meccanismi che causano la mutazione del gene, a partire da molecole già esistenti.
Ma al congresso si è parlato anche di quotidianità, di come aiutare questi bambini e bambine a comunicare e a fare riabilitazione cognitiva e fisica attraverso il gaming. Quando si parla di ricerca innovativa, quella sulla GNA01 può essere presa ad esempio.
Che cos’è la GNA01
La GNAO1 è una grave malattia genetica ultra-rara con esordio pediatrico precoce i cui sintomi, che comprendono epilessia, ritardo psicomotorio, ipotonia e disturbi del movimento, possono comparire già nei primi giorni di vita.
Di questa patologia si sa ancora molto poco data la sua recente scoperta. Ad oggi conta appena 20 casi accertati in Italia e circa 250 a livello globale, una cifra probabilmente sottostimata.
Scoperta da un gruppo di ricerca giapponese, è causata da mutazioni di uno specifico gene, denominato appunto GNAO1, che contiene le istruzioni per la sintesi della proteina G, una sostanza coinvolta nella trasmissione delle informazioni fra le cellule, in particolare fra quelle nervose, i neuroni. Un errore nelle informazioni necessarie alla sua fabbricazione si traduce in un’anomalia della proteina G, e quindi nello sviluppo complessivo del sistema nervoso a causa della difficoltà delle cellule di comunicare correttamente fra loro.
La ricerca sulla GNA01
Essendo una patologia ultra-rara, la GNAO1 rimane fuori dai tradizionali programmi di sviluppo farmacologico a causa della frequenza di casi. Ad oggi non sono disponibili terapie efficaci per questa malattia. In questo scenario, molte ricerche sono indirizzate al possibile utilizzo alternativo di farmaci già in uso, approccio che ridurrebbe drasticamente costi e tempi del processo di drug discovery.
Il numero di mutazioni che causano questa malattia aumenta costantemente ogni anno dalla sua scoperta (2013). Tuttavia, nonostante alcune intuizioni, la comprensione dell’eziologia molecolare alla base degli sviluppi patologici deve ancora fare passi in avanti. I pazienti, essendo per lo più insensibili ai trattamenti antiepilettici convenzionali, hanno finora risposto in modo positivo alla sola terapia sintomatica, la stimolazione cerebrale profonda.
Tra i più aggiornati progetti di ricerca discussi nella due giorni di conferenza, vi è quello della squadra di studiosi dell’Università di Ginevra (UNIGE) coordinata dal prof. Vladimir Katanaev, che si è interrogata sulla possibilità che lo zinco possa essere curativo per le mutazioni nel gene GNAO1. Secondo queste prime ricerche pre cliniche, lo zinco potrebbe essere efficiente nel ripristinare i riarrangiamenti strutturali indotti dalle mutazioni patologiche con un’azione minima sulla proteina wild-type.
Tra gli studi italiani, nati e promossi anche grazie all’impegno di Famiglie GNAO1, vi sono
quello nato nei laboratori del ISS, Istituto Superiore di Sanità, del dott. Simone Martinelli e condotto su Caenorhabditis elegans, un verme microscopico non parassita geneticamente modificato. Le indagini avrebbero mostrato come le funzioni motorie degli animali con mutazioni di GNAO1 vengano ripristinate dal trattamento con caffeina, il farmaco psicoattivo più usato al mondo.
Oltre al progetto C. elegans, l’Associazione Famiglie GNAO1 sta contribuendo al finanziamento di un progetto coordinato dal Prof. Alessandro Rosa (Sapienza Università di Roma), incentrato sull’utilizzo delle cellule staminali pluripotenti indotte umane (human induced pluripotent stem cells, hiPSC) . Per i pazienti con malattie neurodegenerative caratterizzate dalla progressiva perdita di neuroni funzionali, la capacità di riprogrammare le cellule di qualsiasi individuo e guidarne la differenziazione verso sottotipi neuronali suscettibili è infatti molto promettente. Oltre alle applicazioni nella medicina rigenerativa e nella terapia basata sulla sostituzione cellulare, le hiPSC sono sempre più utilizzate nella ricerca preclinica per stabilire modelli di malattia e screening per la tossicità dei farmaci.
Un terzo filone di ricerca riguarda il possibile sviluppo di una terapia genica per GNAO1.
Nel corso del congresso è stato anche annunciato l’avvio di un grande progetto di ricerca in silico, che studierà gli effetti delle mutazioni di GNAO1 sulla proteina G. Il progetto, guidato da Davide Pirolli del CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche SCITEC, si svilupperà grazie alla potenza di calcolo di uno dei supercomputer più potenti al mondo, l’HPC5 messo a disposizione dal prezioso contributo di Eni e dei suoi ricercatori.
“Al momento nessuno di questi studi è entrato nella fase clinica – ha precisato Serena Galosi, Ricercatrice, Dip.to Neuroscienze Umane. U.O.C. Neuropsichiatria Infantile, Università degli Studi “La Sapienza”, Roma- perché occorre testare su modelli animali superiori, valutare la sicurezza e l’efficacia e poi passare eventualmente alla fase clinica. La ricerca con i pazienti sarà fondamentale e delicata allo stesso tempo, perché è una sperimentazione che si rivolge a un numero molto piccolo di persone”.
Il ruolo dei pazienti
In questo senso il ruolo dei pazienti è fondamentale. Come suggerisce lo stesso logo dell’evento, la ricerca deve andare a braccetto con le famiglie dei pazienti. “Il ruolo dei pazienti nella ricerca si sta dimostrando fondamentale – ha sottolineata Paola Kruger, paziente esperta EUPATI – e lo ha in tutti i tipi di malattie, rare o meno. Dalla definizione del protocollo clinico fino alla definizione degli endpoints, noi siam fondamentali per far avanzare la ricerca clinica nel modo giusto, vale a dire la soddisfazione di bisogni clinici espressi chiaramente dai pazienti, cui la ricerca si rivolge. Occorre in questo senso fare un lavoro di costante formazione non solo verso la classe medica ma anche verso i pazienti: a voi dico, partecipate ai trial clinici, perché questo è l’unico modo per far avanzare la ricerca clinica. Occorre formare i pazienti alla partecipazione a questi programmi, perché come nel caso di una malattia ultra-rara, anche solo un paziente che si rifiuta o abbandona un trial può compromettere tutta la sperimentazione”.
E sempre a proposito di ruolo dei pazienti, senza le associazioni dei pazienti la ricerca su questa malattia non avrebbe avuto l’impulso che ha avuto.
“Grazie a incontri come questo, prosegue il percorso di conoscenza di questa grave patologia”, spiega Massimiliano Tomassi, presidente dell’Associazione Famiglie GNAO1. “Per noi è prioritario favorire quanto più possibile la creazione di una rete internazionale di esperti e ricercatori che possa incontrarsi e confrontarsi sulle novità e gli sviluppi degli studi. Si sa ancora troppo poco di questa condizione e la ricerca è solo all’inizio. Non esiste una cura e i trattamenti per limitarne i sintomi sono ancora in fase sperimentale. In questo senso è fondamentale aumentare l’attenzione e fare il possibile affinché la ricerca faccia il suo lavoro”.
Il gioco per i bambini GNAO1: non solo un passatempo
Non solo ricerca e terapie, ma anche gioco e immaginazione. Alla GNAO1 European Conference spazio anche alle famiglie e al gioco e videogioco inclusivo, con ospite il Guru dei videogiochi accessibili, l’inglese Mick Donegan, che con la sua founder di Special Effects è da anni impegnato sul fronte dell’accessibilità ludica per i bambini con disabilità. Così come gli esperti dell’italiana Fondazione Asphi, che sviluppa tecnologie digitali per migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità.
Inoltre, grazie al sostegno di Cellnex Italia, sarà realizzato il progetto “G di Gioco”, con il quale sarà regalato a tutti i bambini GNAO1 in Italia uno Starter Kit che facilita l’accesso al Gioco con un comando facilitato, un cavo per adattare giochi a batteria, un Gioco molto divertente.
Donegan ha spiegato come utilizzare semplici adattatori già esistenti per trasformare interruttori in telecomandi facilmente azionabili dai bambini con difficoltà motorie: si può registrare un messaggio vocale, ascoltare musica, far andare una macchinina, azionare un videogioco e interagirvi. Oggi i giocattoli a disposizione per i bambini sono a misura di persone che non hanno particolari limiti cognitivi o fisici e i giochi adattati sono troppo basici. Un bambino ha diritto di divertirsi come tutti, indipendentemente dalla propria disabilità. Come ha spiegato Anna Chiara Izzo, dell’associazione FamiglieGNAO1 mamma di un bambino con GNAO1: “Mio figlio non vuole giocare solo con un cagnolino di peluche, ma anche con Thor. Il primo lo troviamo come giocattolo adattato, il secondo no”. E in realtà basta poco per rendere questi giochi accessibili.
Fondazione Asphi ha messo a punto joypad adattatati con pulsanti molto sensibili che aiutano i bambini a giocare, ad esempio un videogame di corsa di macchine oppure Super Mario Bros. Le possibilità ci sono. E questi giochi non servono solo a far divertire i bambini – che è già molto – ma anche a fargli fare esercizi di riabilitazione (schiacciare un bottone, muovere la testa per spostare un personaggio sul pc, etc..) che con un fisioterapista non farebbero con tanta volontà. Il gioco come cura, come terapia, è fondamentale. Il gioco, per questi bambini, è una cosa seria.
Ricerca innovativa significa anche questo: trovare nuovi modi per prendersi cura di coloro che attendono una cura.