Con due storie di successo italiane si è aperto martedì 25 giugno, all’Open Zone di Bresso, il primo meeting dell’Italian Angels for Biotech. Presentati da Luca Benatti e Paola Lanati (editrice di INNLIFES), rispettivamente Presidente e Vicepresidente di IAB, due pilastri della ricerca, Francesca Pasinelli e Roberto Pellicciari. Pasinelli è leader visionaria e strategica nell’ambito della ricerca sulle malattie genetiche rare: sotto la sua direzione, la Fondazione Telethon ha ottenuto notevoli successi nel trasformare la ricerca scientifica in terapie pratiche, affrontando sfide significative legate ai costi e alla sostenibilità economica. Roberto Pellicciari è una figura eminente nel campo della chimica farmaceutica e della ricerca biomedica; ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo di nuove molecole e terapie contro la cirrosi biliare primitiva, comunemente nota come colangite biliare primitiva, una malattia autoimmune cronica che colpisce i piccoli dotti biliari all’interno del fegato, e che può portare a danni al fegato, fibrosi e, in alcuni casi, alla cirrosi e all’insufficienza epatica.
La scoperta della molecola che ha dato speranza a chi soffre di cirrosi biliare primitiva
La storia di Roberto Pellicciari evidenzia il lungo e arduo percorso dalla ricerca accademica all’industria farmaceutica. Fondatore di TES Pharma, Pellicciari ha iniziato la sua carriera come Professore all’Università di Perugia, dove ha fondato uno dei gruppi più influenti di chimica medicinale a livello internazionale. Il viaggio di Pellicciari nella ricerca sugli acidi biliari inizia negli anni ’80, quando è Visiting Professor all’Università di San Diego in California. «In collaborazione con Alan Hoffman e Aldo Roda, ho iniziato a studiare gli acidi biliari, allora considerati principalmente come detergenti naturali. Ma la scoperta negli anni ’90 del recettore FXR (che svolge un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo degli acidi biliari, del colesterolo, dei lipidi e del glucosio, ndr) ha rivelato il ruolo degli acidi biliari come molecole signaling». Pellicciari e il suo team riescono a sintetizzare una molecola, l’acido obeticolico (Ocaliva), che si rivela estremamente potente nel modulare questo recettore. Il valore terapeutico della molecola è grande: offre una nuova speranza per il trattamento di malattie epatiche come la cirrosi biliare primitiva.
Dal rifiuto di Glaxo al successo terapeutico con Intercept Pharmaceuticals
La collaborazione con Tim Wilson della GlaxoSmithKline porta alla creazione di un paradigma di “reverse endocrinology”, utilizzando probe chimici, molecole di piccole dimensioni, per esplorare nuovi target terapeutici. Ma sul più bello Glaxo abbandona il progetto sull’acido obeticolico, principalmente per motivi economici e strategici: «La molecola avrebbe generato ricavi insufficienti rispetto agli standard dell’azienda», spiega Pellicciari. Questa decisione rischia di cancellare anni di ricerca, ma Pellicciari e il suo team recuperano il brevetto e trovano nuovi partner disposti a credere nel potenziale terapeutico della molecola, portandola infine al successo commerciale e clinico. «Nel 2002, dopo che Glaxo ha abbandonato il brevetto sull’acido obeticolico, ho cominciato a collaborare con Mark Pruzanski per fondare Intercept Pharmaceuticals (acquisita recentemente da Alfasigma, ndr). Questo ha segnato l’inizio di un lungo percorso che ha portato alla commercializzazione del farmaco per il trattamento della cirrosi biliare primitiva». Il farmaco è approvato dall’FDA nel 2016, rappresentando un grande successo non solo economico ma soprattutto terapeutico per i pazienti.
Dallo stop dell’FDA alla nuova generazione di molecole
Nonostante il successo iniziale, Intercept Pharmaceuticals affronta una battuta d’arresto significativa quando l’FDA respinge l’applicazione per l’uso di Ocaliva nel trattamento della Nash (fibrosi epatica). Questo rifiuto, avvenuto sia nel 2020 che nel 2023, è basato sulla mancanza di miglioramenti clinici sufficienti, nonostante successivi cambiamenti nei metodi di analisi mostrassero risultati più promettenti. Pellicciari non si ferma. La sua azienda Tes Pharma, fondata nel 2011 come spin-off del CISAR di Perugia, sviluppa nuove molecole di agonisti FXR di nuova generazione, che stanno mostrando risultati promettenti nella fase clinica.
Una vicenda, quella raccontata da Pellicciari, che mette in luce come il valore terapeutico di un farmaco e lo spirito imprenditoriale possano convergere per trasformare la ricerca accademica in un successo industriale, grazie al sostegno di investitori lungimiranti.
Con donazioni da 30 Euro, Telethon finanzia migliaia di progetti
Su un diverso modello, quello delle donazioni (che rappresentano l’80%-85% dei fondi di ricerca), poggia la ricerca di Telethon, che dal 1990 ad oggi ha raccolto oltre 700 milioni di euro, finanziando migliaia di progetti di ricerca. La storia di Telethon, raccontata dalla Direttrice Generale Pasinelli è un esempio emblematico di come una fondazione non profit possa intervenire per colmare le lacune lasciate dall’industria farmaceutica, trasformando la ricerca scientifica in terapie salvavita per pazienti affetti da malattie genetiche rare.
Pasinelli: per salvare Strimvelis abbiamo dovuto strutturarci come un’azienda Pharma
Come anche il racconto di Pellicciari ha messo in evidenza, la Direttrice Generale di Telethon sottolinea l’aspetto critico della sostenibilità economica delle terapie avanzate. «L’industria farmaceutica spesso abbandona lo sviluppo di farmaci per malattie rare perché non sufficientemente remunerativi. Telethon si trova a intervenire in queste situazioni, decidendo di assumere direttamente lo sviluppo e la produzione di terapie che altrimenti sarebbero andate perse». Un esempio significativo è la terapia genica Strimvelis per l’ADA-SCID, inizialmente sviluppata in collaborazione con GlaxoSmithKline e successivamente ceduta a Orchard Therapeutics. Quando Orchard annuncia l’intenzione di interrompere la commercializzazione di Strimvelis, Telethon decide di prendere in carico la produzione e distribuzione della terapia. Questo passo richiede a Telethon di dotarsi delle competenze necessarie e di strutturarsi come un’azienda farmaceutica, pur mantenendo la sua natura di ente non profit.
La collaborazione con Sofinnova e la creazione dei lab GLP
Nel corso degli anni, Telethon avvia numerose partnership e crea diverse startup per accelerare lo sviluppo di terapie innovative. Una delle collaborazioni più rilevanti è quella con Sofinnova, che porta alla creazione di startup focalizzate sulla terapia genica e cellulare. «Telethon ha investito in infrastrutture pre-industriali per supportare lo sviluppo di farmaci. Ha creato laboratori certificati GLP (Good Laboratory Practice) e ha assunto personale qualificato in varie aree, dalla ricerca clinica alla gestione della supply chain e della qualità. Questo approccio aziendale, sebbene anomalo per un ente non profit, ha permesso a Telethon di competere a livello industriale e di ottenere risultati significativi».
Nell’Accademia bisogna reclutare esperti dal mercato
«La trasformazione della ricerca accademica in cure pratiche è spesso ostacolata da costi elevati, complessità del percorso di sviluppo e modelli di rimborso inadeguati», spiega Pasinelli. «Per migliorare il business development accademico e la gestione delle terapie», sostiene, «è necessaria una maggiore collaborazione tra università e mercato, l’adozione di modelli di successo esistenti, e una strategia di gestione della proprietà intellettuale più adatta alle esigenze delle start-up. Per sostenere gli accademici nel business development, è necessario che i rettori universitari creino strutture competenti, reclutando esperti dal mercato». Pasinelli critica il sistema concorsuale obsoleto e inefficace, suggerendo di copiare modelli di successo esistenti. E sottolinea l’importanza della vicinanza tra ricercatori, business developer e manager della proprietà intellettuale per promuovere lo sviluppo delle terapie. «La centralizzazione delle strutture è inefficace, poiché la collaborazione diretta è fondamentale. L’Accademia deve essere consapevole delle opportunità di sviluppo e dovrebbe migliorare la sua capacità di identificare e gestire queste opportunità».