Una ricerca rivoluzionaria che ha dimostrato come un uso migliore dei farmaci esistenti possa aumentare significativamente i tassi di sopravvivenza nel cancro cervicale e ridurre le recidive. Per questo la dottoressa Mary McCormack, oncologa presso l’University College London Hospitals NHS Foundation Trust e ricercatrice all’UCL Cancer Institute, è stata inserita nella prestigiosa lista TIME 100 Health, che raccoglie le 100 personalità più influenti al mondo nel campo della salute secondo il magazine americano TIME.
Il riconoscimento arriva dopo oltre due decenni di dedizione alla ricerca e di battaglie per migliorare il trattamento del cancro della cervice uterina che rappresenta una delle principali sfide oncologiche globali: in Europa ogni anno si registrano 33mila nuovi casi e circa 15mila decessi, mentre in Italia si contano circa 2.400 nuovi casi, con circa 500 decessi annualmente.
Come ha dichiarato la stessa rivista TIME, McCormack ha completato questa ricerca «nonostante severi vincoli di budget e risorse». Questo nuovo approccio al trattamento del cancro cervicale è stato ora adottato in tutto il mondo.
L’origine della ricerca: «Vedevo recidivare il 30-40% delle pazienti con cancro avanzato nonostante la terapia standard»
La motivazione a trovare una soluzione più efficace per la cura del cancro alla cervice è arrivata dall’osservazione dei dati delle sue pazienti all’inizio degli anni 2000: il 30-40% con cancro cervicale localmente avanzato continuava a recidivare nonostante il trattamento standard con chemioradioterapia. La sua intuizione fu semplice e rivoluzionaria: aggiungere sei settimane di chemioterapia prima del trattamento standard. Ma non una chemioterapia qualsiasi.
McCormack aveva capito che gli studi precedenti fallivano per due motivi principali: usavano cicli di chemioterapia troppo lunghi (ogni tre settimane invece che settimanali) e lasciavano passare troppo tempo tra la fine della chemioterapia e l’inizio della radioterapia. La sua idea prevedeva quindi una somministrazione settimanale di carboplatino e paclitaxel – due dei farmaci più attivi contro il cancro cervicale – seguita immediatamente dalla chemioradioterapia standard, con un gap massimo di soli sette giorni.
Il primo studio che lanciò quello internazionale
Prima di lanciare lo studio principale, McCormack condusse uno studio preliminare su 46 pazienti per verificare se il suo approccio fosse fattibile. I risultati furono incoraggianti: il 70% delle pazienti mostrava una risposta completa o parziale dopo la chemioterapia di induzione, percentuale che saliva all’85% dopo il trattamento completo; e forte di questi risultati, riuscì a ottenere i finanziamenti per lo studio INTERLACE.
Lo studio internazionale INTERLACE: un successo anche italiano
Il trial clinico INTERLACE è stato condotto tra il 2012 e il 2022 in 32 centri medici distribuiti in cinque paesi: Brasile, India, Italia, Messico e Regno Unito; per l’Italia ha partecipato l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. Ha coinvolto 500 pazienti con cancro della cervice localmente avanzato e è consistito nell’aggiunta di 6 settimane di chemioterapia di induzione prima del trattamento standard di chemio-radioterapia.
La svolta terapeutica: 20 anni di attesa finalmente ripagati
«Questo è il più grande miglioramento degli esiti in questa malattia degli ultimi 20 anni», ha dichiarato la dottoressa McCormack, perché dal 1999 il trattamento standard per il cancro cervicale localmente avanzato era rimasto invariato.
I risultati dello studio INTERLACE hanno dimostrato che l’aggiunta della chemioterapia di induzione riduce del 40% il rischio di morte, del 35% il rischio di recidiva o progressione della malattia, aumenta la sopravvivenza globale a 5 anni dal 72% all’80% rispetto al solo trattamento standard, e migliora la sopravvivenza libera da progressione dal 64% al 72% a cinque anni.
Un approccio terapeutico accessibile per le donne italiane
La novità di questo protocollo è stato l’utilizzo di farmaci già esistenti, economici e ampiamente disponibili a livello globale; l’approccio terapeutico sviluppato dalla dottoressa McCormack può essere utilizzato anche in Italia, dove le donne possono beneficiare di questa innovazione senza necessità di investimenti in nuovi farmaci costosi. Un aspetto importante, soprattutto considerando che ogni anno nel mondo si registrano 600mila nuovi casi di cancro cervicale.
E per il futuro? «Il prossimo passo – ha detto l’oncologa – è pensare al restante 20% che non beneficia del trattamento; quale ruolo può svolgere l’immunoterapia per aumentare ulteriormente i tassi di sopravvivenza?», e apre a nuove speranze per le migliaia di donne che ogni anno affrontano questa diagnosi.