Un gruppo di ricerca internazionale, coordinato dal Dipartimento CIBIO dell’Università di Trento, utilizzando tecniche avanzate di metagenomica, ha creato un database del “microbioma alimentare” che include i metagenomi di 2.533 alimenti diversi provenienti da tutto il mondo. Questo approccio ha permesso di identificare ben 10.899 genomi di microbi associati al cibo, di cui circa la metà appartiene a specie fino ad ora sconosciute. Lo studio, riportato nel numero di agosto di Cell, ha aperto nuovi orizzonti nella comprensione della biodiversità microbica negli alimenti e del suo potenziale impatto sulla salute umana.
Il legame tra microbi alimentari e microbioma umano
Oltre a catalogare la biodiversità microbica negli alimenti, lo studio ha esaminato come questi microbi possano entrare a far parte del microbioma umano. Utilizzando il database del microbioma alimentare creato, il team ha confrontato questi dati con 19.833 metagenomi umani precedentemente sequenziati. È emerso che alcune specie microbiche del cibo contribuiscono direttamente al microbioma intestinale umano. In particolare, è stato scoperto che i microbi associati agli alimenti rappresentano in media fino al 3% del microbioma intestinale di un adulto e fino al 56% del microbioma intestinale di un bambino.
Attenzione puntata sui Blastocystis
Un particolare interesse è stato rivolto al genere Blastocystis, un gruppo di protisti unicellulari che abitano comunemente il tratto intestinale umano (i protisti sono organismi eucarioti unicellulari che non possono essere classificati né come piante, né come animali, né come funghi), e che uno studio precedente ha associato a miglioramenti nella risposta glicemica postprandiale, a misure di adiposità corporea e ad altri profili di biomarcatori favorevoli. L’indagine, una delle più estese mai condotte sulla diversità microbica umana, ha permesso ai ricercatori di esplorare in dettaglio la presenza e i pattern di prevalenza di Blastocystis. I ricercatori hanno integrato e armonizzato dati provenienti da più coorti per caratterizzare la distribuzione globale di Blastocystis e indagare se la sua presenza potesse contribuire a spiegare le variazioni eterogenee e individualizzate dell’effetto dell’assunzione di cibo sulla salute cardiometabolica.
Scala e approccio innovativo
Lo studio ha utilizzato un approccio metagenomico su larga scala, analizzando 56.989 metagenomi umani provenienti da 32 paesi diversi. Grazie a questo vasto campione, lo studio ha potuto identificare associazioni tra la presenza di Blastocystis e vari fattori come geografia, abitudini alimentari e profili cardiometabolici.
Diversità geografica e dietetica
Una delle scoperte chiave dello studio è stata la rilevazione di significative variazioni geografiche nella prevalenza di Blastocystis. Ad esempio, la prevalenza di questo protista era notevolmente più alta in alcune regioni dell’Africa e dell’Europa rispetto al Nord America, suggerendo che fattori ambientali, culturali e dietetici possono influenzare significativamente la colonizzazione intestinale di Blastocystis. Inoltre, è stato osservato che le abitudini alimentari, come diete a base vegetale e meno processate, sono associate a una maggiore presenza di Blastocystis nel microbioma intestinale.
Associazioni con la salute
Lo studio ha rilevato che Blastocystis è prevalentemente presente negli adulti sani e che la sua presenza è associata a profili dietetici più salutari e a profili cardiometabolici più favorevoli, inclusi livelli più bassi di adiposità corporea, minori valori di trigliceridi e C-peptide, e livelli più elevati di HDL (colesterolo buono) e una minore incidenza di malattie infiammatorie intestinali, cancro del colon-retto e diabete.
Implicazioni per la nutrizione personalizzata
I risultati dello studio suggeriscono che Blastocystis potrebbe essere utilizzato come biomarcatore per valutare l’impatto delle abitudini alimentari sulla salute dell’intestino. Ad esempio, è stato osservato che i partecipanti a uno studio di intervento dietetico personalizzato che hanno migliorato la qualità della loro dieta hanno mostrato un aumento significativo nella prevalenza e nell’abbondanza di Blastocystis. La scoperta del potenziale ruolo benefico di Blastocystis apre la strada ad ulteriori ricerche per comprendere i meccanismi specifici attraverso i quali questo protista influenza la salute umana, e suggerisce che altri micro-eucarioti intestinali potrebbero avere un ruolo significativo che è stato finora trascurato.
Integrazione di dati multi-omici
Lo studio ha integrato dati multi-omici, cioè dati provenienti da diverse discipline omiche (genomica, metagenomica, ecc.), per esplorare le interazioni tra Blastocystis, la dieta e vari biomarcatori metabolici. Questa integrazione di dati ha permesso di fornire una visione più completa delle dinamiche microbiche e dei loro effetti sulla salute umana.
Lo studio coordinato dall’Università di Trento offre spunti per future ricerche e interventi clinici.