Un dispositivo per il controllo delle crisi epilettiche è stato testato per la prima volta al mondo su un bambino di 12 anni, con un enorme successo, segnando un passo significativo nella gestione dell’epilessia grave. Questo neurostimolatore, che è inserito nel cranio ed invia segnali elettrici in profondità nel cervello, ha ridotto dell’80% le crisi diurne nel bambino, migliorando notevolmente la sua qualità della vita e della sua famiglia. L’intervento chirurgico innovativo è stato eseguito nell’ambito di un trial presso il Great Ormond Street Hospital di Londra. Il Picostim neurotransmitter, questo il nome del dispositivo, è prodotto dalla Amber Therapeutics, una società britannica. Questo è il primo trial clinico nel Regno Unito che misura questo tipo di trattamento per i bambini con epilessia.
Il dispositivo testato su un bambino con la sindrome di Lennox-Gastaut
Il paziente, Oran, che ora ha 13 anni, ma al momento dell’intervento ne aveva 12, è affetto dalla sindrome di Lennox-Gastaut, una forma di epilessia resistente ai trattamenti che ha sviluppato all’età di tre anni. Da allora, ha sofferto di numerose crisi quotidiane, che variano da alcune decine a centinaia.
Il dispositivo emette un impulso costante di corrente, che mira a bloccare o interrompere le esplosioni anomale di attività elettrica nel suo cervello che causano le crisi epilettiche. In un mini-doc realizzato dall’ospedale londinese, Martin Tisdall, il consulente neurochirurgo che ha guidato il team, spiega: «quello che facciamo è misurare le crisi prima di impiantare il dispositivo e poi, dopo sei mesi dall’accensione e stimolazione del dispositivo, registriamo nuovamente il numero di crisi che il paziente ha e, confrontando i due dati, possiamo valutare l’efficacia del trattamento».
Il dispositivo non interferisce con la crescita del bambino
La maggior parte dei neurostimolatori profondi attualmente utilizzati sono posizionati nel petto e hanno fili che corrono fino alla testa, ma con questo dispositivo uno dei vantaggi è che tutto si trova nella testa, spiega Tisdall. Questo è particolarmente utile per i bambini perché, man mano che crescono, i fili possono allungarsi e causare problemi, quindi mantenendo tutto nella testa i medici auspicano che i tassi di complicazioni si riducano.
I dettagli dell’intervento chirurgico
Il team di Martin Tisdall ha inserito due elettrodi in profondità nel cervello di Oran, fino a raggiungere il talamo, una stazione di relè chiave per l’informazione neuronale. Il margine di errore per il posizionamento degli elettrodi era inferiore a un millimetro. Le estremità degli elettrodi sono state collegate al neurostimolatore, un dispositivo quadrato di 3,5 cm e spesso 0,6 cm, posizionato in una cavità nel cranio di Oran dove l’osso era stato rimosso. Il neurostimolatore è stato poi fissato al cranio circostante con alcune viti, per ancorarlo saldamente.
Scomparse anche le crisi con cadute, e non si è più ricorso alla rianimazione
Il bambino ha utilizzato il dispositivo per sei mesi, con un impatto significativo sulle sue crisi. «Sappiamo che le sue crisi diurne si sono ridotte dell’80%, ma l’effetto più importante è che non ha più avuto bisogno di rianimazione, che era spesso necessaria a causa delle crisi generalizzate, e non ha più avuto crisi con cadute, che potevano causare infortuni. Questo ha avuto un enorme impatto sulla sua qualità della vita, permettendogli di andare a scuola senza lo stress che aveva prima», afferma Martin Tisdall.
Stato del trial e le prospettive future: personalizzare la stimolazione, in tempo reale
Lo studio pilot CADET (Children’s Adaptive Deep brain stimulation for Epilepsy Trial) recluterà ora altri tre pazienti con sindrome di Lennox-Gastaut, finanziato dalla Royal Academy of Engineering, prima che 22 pazienti partecipino al trial completo, finanziato dalla GOSH Charity e LifeArc. Lo studio è sponsorizzato dall’University College London, dove Martin Tisdall insegna.
In futuro, il team prevede di far rispondere il neurostimolatore in tempo reale ai cambiamenti nell’attività cerebrale, nel tentativo di bloccare le crisi nel momento in cui stanno per avvenire. «Siamo molto soddisfatti della risposta di Oran, ma sta ancora avendo alcune crisi e vorremmo vedere se possiamo fare di più» sostiene. «Il prossimo passo per lui è personalizzare la stimolazione in modo che risponda ai cambiamenti nel suo cervello in tempo reale, e crediamo che ciò potrebbe aiutarlo ulteriormente. Ci auguriamo di poter migliorare ancora la situazione, e questo sarà l’oggetto del prossimo studio che stiamo avviando».
Il prof. Tisdall sostiene che la stimolazione cerebrale profonda avvicina più che mai a fermare le crisi epilettiche per i pazienti che hanno pochissime opzioni di trattamento efficaci. Con ulteriori ricerche e sviluppi, si mirerà a fare in modo che questa tecnologia innovativa possa diventare una soluzione standard per migliorare la qualità della vita di molti giovani pazienti affetti da epilessia grave.