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Obesità: luci e ombre dei nuovi farmaci dimagranti

Perché ne stiamo parlando
Negli ultimi mesi abbiamo sentito parlare molto dei nuovi farmaci anti-obesità, presentati come una “svolta” per la perdita di peso. A decantarli sono stati prima scienziati e medici, poi vip e influencer. Negli Stati Uniti sono diventati di gran moda anche per le taglie 42. Per questo abbiamo deciso di vedere più da vicino come funzionano questi farmaci e quali sono gli effetti collaterali e le prospettive future.

Obesità: luci e ombre dei nuovi farmaci dimagranti, sono davvero una “svolta”?
Immagine generata utilizzando l'intelligenza artificiale

Ci sono hastag su TikTok con milioni di follower, vip e influencer che ne vanno letteralmente matti. È davvero raro che un nuovo farmaco riceva una copertura mediatica così forte come quella di cui sta godendo la semaglutide. Si tratta del primo tra i nuovi farmaci dimagranti approvato sia negli Stati Uniti che nel nostro paese. In realtà di nuovo ha ben poco. La semaglutide è nota da circa 10 anni e viene utilizzata come trattamento per il diabete di tipo 2.  Il tirzepatide sarà probabilmente il prossimo nuovo farmaco ad arrivare. La sua approvazione negli Usa e in Europa è infatti attesa prima della fine di quest’anno. C’è anche un terzo farmaco, un mix di semaglutide e un analogo dell’amilina, che promette altrettante “meraviglie”, ma che è ancora in fase iniziale di studio. Così tante opzioni fanno sorgere un interrogativo su tutti: troppo bello per essere vero? In realtà, siamo davvero dinanzi a terapie che stanno già rivoluzionando il trattamento dell’obesità. Tuttavia, la cautela è d’obbligo, almeno fino a quando non ci saranno chiari degli aspetti che ancora oggi rimangono oscuri, come l’effetto su altri organi come il pancreas a la produzione di insulina, la perdita di capelli, pensieri suicidari e gastroparesi, effetto quest’ultimo che ha già fatto partire le prime querele negli Stati Uniti.

Semaglutide può portare a una riduzione del 20% del peso corporeo

La semaglutide, già in uso nei diabetici, se utilizzata a più alto dosaggio nei pazienti con obesità, consente una perdita di peso importante. “Semaglutide, che si somministra tramite un’iniezione a settimana, è un composto simile ad ormoni naturalmente presenti nel nostro organismo, detti glucagon like peptide 1 (GLP1)”, spiega Marco Chianelli, coordinatore della Commissione Obesità e Metabolismo dell’Associazione Medici Endocrinologi. “Il farmaco non solo regolarizza il metabolismo, ma interviene sulle principali cause dell’obesità: riduce la pulsione verso il cibo e aumenta il senso di sazietà determinando una riduzione dell’introito calorico”, aggiunge. La sua funzione come cura anti-obesità è stata consacrata da uno studio del New England Journal of Medicine. La ricerca sostiene che il medicinale può portare a una riduzione fino al 20% del peso corporeo di partenza. Più recente è invece un nuovo studio pubblicato su Nature Medicine che ha stabilito l’efficacia di semaglutide anche sul lungo periodo. “Nello studio STEP5, i ricercatori hanno confermato l’efficacia di semaglutide nella riduzione del peso corporeo, che è quasi tripla rispetto a quella dei ‘vecchi’ farmaci per l’obesità”, sottolinea Chianelli. “In un follow up di 2 anni si è dimostrato che la sua efficacia è duratura nel tempo. Finché viene assunto – continua – il farmaco mantiene la sua efficacia, non solo nella riduzione del peso corporeo, ma anche nel miglioramento di dislipidemia, ipertensione e glicemia, che aumentano il rischio cardiovascolare”. Non a caso la semaglutide è stata inserita anche nella la prima Linea Guida “Terapia del sovrappeso e dell’obesità resistenti al trattamento comportamentale nella popolazione adulta con comorbilità metaboliche”, pubblicata dall’Istituto Superiore di Sanità. “Il medicinale è stato già approvato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ma al momento non è prevista la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale, contrariamente a quello che accade per il diabete”, spiega Chianelli. La carenza del farmaco per i diabetici ne sta attualmente impedendo anche l’uso off label.

I rischi del “fai da te”, dalla perdita dei capelli all’infiammazione del pancreas

Se il farmaco è carente parte è perché nel suo mercato principale, gli Stati Uniti, sta letteralmente spopolando. Non solo tra gli obesi, ma anche da chi in realtà non ne ha davvero bisogno. I rischi del “fai da te” per coloro che ricorrono a questo trattamento senza essere diabetici e obesi possono essere anche gravi.  Semaglutide agisce su tanti organi come cuore, stomaco, intestino, pancreas e cervello. Sul pancreas, per esempio, induce il rilascio di insulina che è un effetto positivo nei pazienti che hanno livelli alti di zucchero nel sangue perché abbassa la glicemia. Ma non sappiamo quale effetto può avere la semaglutide sulla glicemia in un paziente normoglicemico perché ci sono pochi dati sull’argomento. Quello che sappiamo è che gli effetti collaterali più comuni sono generalmente lievi, come nausea, costipazione e diarrea e tendono a manifestarsi quando le persone si “abituano” al farmaco. Gli effetti collaterali più preoccupanti includono l’infiammazione del pancreas, anche se è relativamente raro. Alcuni pazienti hanno segnalato la perdita dei capelli, un effetto che a volte si vede anche dopo una significativa perdita di peso per altre cause, come la chirurgia dello stomaco. Si pensa che la caduta dei capelli dopo un intervento chirurgico per la perdita di peso sia dovuta allo stress fisiologico sul corpo che fa entrare un numero maggiore di follicoli piliferi nella loro fase di “riposo”, che porta alla caduta dei capelli pochi mesi dopo.  Tuttavia, si ferma quando la perdita di peso si stabilizza.

L’indagine dell’EMA sul legame con pensieri suicidi e autolesionismo

Gli analoghi del GLP-1 sono inoltre oggetto di indagine da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) dopo che una serie di report li hanno legato all’insorgenza di pensieri suicidi o autolesionismo. Questo è avvenuto dopo che l’autorità di regolamentazione della salute islandese ha ricevuto tre segnalazioni di questo tipo riguardanti semaglutide e un altro farmaco chiamato liraglutide, che è un analogo del GLP-1 già in uso da tempo anche in Italia. L’EMA afferma che sta analizzando circa 150 segnalazioni di possibili casi di autolesionismo e pensieri suicidi. Questo non significa che i farmaci abbiano causato questi effetti, ma solo che le persone hanno riportato queste esperienze dopo aver iniziato a prenderli. “È necessario più lavoro per determinare se esiste un nesso causale”, afferma Michael Schwartz dell’Università di Washington a Seattle. Un portavoce di Novo Nordisk, il produttore di liraglutide e dei farmaci a base di semaglutide ha dichiarato al New Scientist: “Gli agonisti del recettore del GLP-1 sono stati usati per trattare il diabete di tipo 2 per più di 15 anni e per il trattamento dell’obesità per otto anni. I dati sulla sicurezza raccolti da ampi programmi di sperimentazione clinica e sorveglianza post-marketing non hanno dimostrato un’associazione causale tra semaglutide o liraglutide e pensieri suicidari e autolesionisti”. E’ invece recentemente finita al vaglio dei magistrati una querela che collega i nuovi farmaci anti-obesità a casi di gastroparesi.

Con tirzepatide la perdita di peso può arrivare al 28%

Nell’attesa che si faccia chiarezza sui possibili effetti collaterali, la scienza e l’industria vanno avanti. Presto sarà il turno di tirzepatide. Approvato già negli Usa dalla Food and drug administration (Fda) e da EMA, come cura contro il diabete, è stato valutato in vari studi clinici e si è confermato in grado di produrre una perdita di peso da record, addirittura paragonabile agli interventi chirurgici. Anche questo farmaco stimola il GLP-1, insieme a un ormone chiamato Gip che stimola a sua volta la secrezione di insulina. Sempre uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha dimostrato che tirzepatide porta in media a una riduzione del peso corporeo del 21%, più di quanto in media fa semaglutide. “In alcuni casi la riduzione del peso è stata del 28%, un risultato eccezionale”, evidenzia Chianelli. Allo studio c’è poi un mix di semaglutide e un analogo dell’amilina. In uno studio in fase iniziale, questo farmaco ha portato a una perdita di peso del 16% dopo otto mesi. Ma è stato testato solo su persone con diabete e questo suggerisce che ci potrebbe essere una maggiore perdita di peso in quelli senza la malattia. Un altro farmaco allo studio è un triplo agonista chiamato retatrutide, che stimola i recettori per GLP-1, GIP e glucagone. Soprannominato “Triple G”, questo farmaco ha portato a una perdita di peso media del 24% nelle persone con obesità dopo 48 settimane. Ma c’è chi è convinto che, se assunto per più tempo, possa portare a un calo del peso di circa il 30%. Un altro punto passo in avanti nella ricerca di farmaci anti-obesità potrebbe farcelo fare versioni in pillole di questi farmaci iniettabili, attualmente in fase di sperimentazione. Queste versioni sarebbero più facili da gestire e potrebbero essere più economiche.

Dovremmo prescrivere questi farmaci anche ai bambini e agli adolescenti?

L’anno scorso, uno studio ha dimostrato che semaglutide è efficace negli adolescenti quanto negli adulti, e forse anche di più, se teniamo conto che nella valutazione della perdita di peso bisogna considerare anche la crescita in altezza. Secondo gli scienziati, ci sono buone ragioni per prendere in considerazione un trattamento precoce dell’obesità. In primis perché sembra essere più difficile per le persone perdere peso piuttosto che evitare di prenderlo. Potrebbe quindi essere meglio per gli adolescenti in sovrappeso iniziare a prendere farmaci dimagranti prima piuttosto che aspettare fino a quando non saranno obesi da adulti. In altre parole, evitare l’obesità grave è meglio che cercare di invertirla. A questo punto è logico chiedersi: perché fermarsi ai dodicenni? L’azienda farmaceutica Novo Nordisk sta per avviare un’ulteriore sperimentazione su bambini obesi di appena 6 anni. Ci sono dati che mostrano che l’80% di coloro che sono obesi da adolescenti lo erano anche da bambini, in età prescolare.

Se tutti questi farmaci verranno messi a disposizione dei pazienti obesi potremmo davvero essere di fronte a una svolta nella guerra all’obesità. Tuttavia, permangono ancora una serie di problemi irrisolti. Oltre a dover ancora chiarire gli effetti collaterali, rimane aperta la questione spinosa dei costi, oggi proibitivi: centinaia di dollari al mese solo per semaglutide. In Italia la questione è ancora più intricata: benché semaglutide come trattamento per l’obesità sia stato approvato ormai da qualche anno, tarda ad arrivare il provvedimento che rende il farmaco rimborsabile. Ora con la carenza del principio attivo per i diabetici ha rallentato ulteriormente il processo. Continueremo a seguire la vicenda e a raccontarne gli sviluppi.

Keypoints

  • La semaglutide, già in uso nei diabetici, se utilizzata a più alto dosaggio nei pazienti con obesità, consente una perdita di peso importante
  • La carenza di semaglutide per i diabetici ne sta attualmente impedendo anche l’uso off label
  • I rischi del “fai da te” possono essere molto gravi
  • Continuano a non essere ben chiari gli effetti collaterali dei nuovi farmaci dimagranti
  • Gli analoghi del GLP-1 sono oggetto di indagine da parte dell’EMA per il presunto rischio di pensieri suicidi e autolesionismo
  • Entro la fine dell’anno è prevista l’approvazione di tirzepatide
  • Un altro farmaco allo studio è un triplo agonista chiamato retatrutide
  • Secondo gli scienziati, ci sono buone ragioni per prendere in considerazione l’uso dei nuovi farmaci anche nei bambini

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