Uno studio recentemente pubblicato su Nature e condotto da alcuni tra i principali ricercatori dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) – tra cui Andrea Calabria, primo autore dello studio, Luigi Naldini, Alessandro Aiuti, Giuliana Ferrari, Fabio Ciceri ed Eugenio Montini, che ha diretto la ricerca-, ha presentato il dataset più completo finora disponibile sulla sicurezza e sulla stabilità a lungo termine della terapia genica con cellule staminali ematopoietiche (da cui hanno origine globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) basata su vettori lentivirali.
Questa tecnologia utilizza lentivirus modificati per inserire geni sani nelle cellule staminali ematopoietiche dei pazienti, responsabili della produzione di tutte le cellule del sangue. Una volta reintrodotte nell’organismo, queste cellule geneticamente corrette possono generare cellule sanguigne funzionali e fornire significativi benefici terapeutici, offrendo così una possibilità di cura a lungo termine.
Un follow-up di otto anni per 53 pazienti, con l’analisi di oltre 4 milioni di cellule figlie
Lo studio ha seguito 53 pazienti trattati con terapia genica per tre diverse malattie: leucodistrofia metacromatica (MLD, una malattia metabolica neurodegenerativa), sindrome di Wiskott-Aldrich (WAS, un’immunodeficienza) e beta-talassemia (β-Thal, una malattia del sangue), monitorandoli per otto anni per capire come si comportano le cellule del sangue geneticamente corrette.
Eugenio Montini, responsabile dell’Unità Sicurezza della terapia genica mutagenesi inserzionale del SR-Tiget, e autore senior dello studio, spiega: «Abbiamo analizzato oltre 4 milioni di cloni cellulari – ovvero le cellule figlie delle cellule staminali e progenitrici ematopoietiche- per capire se e come il gene corretto influenzi la produzione del sangue e si adatti ai bisogni del paziente. Il nostro lavoro dimostra che le cellule geneticamente corrette si integrano in modo sicuro e stabile nel lungo periodo» prosegue. Lo studio ha rivelato che ogni paziente aveva tra 770 e 35.000 cloni attivi, una varietà che aumenta la sicurezza e la stabilità della terapia, poiché un sistema con più cloni è meno vulnerabile a possibili perdite di funzione.
I risultati positivi della terapia con lentivirus apre a nuove possibilità
Di fatto, questo studio rappresenta un passo avanti nella terapia genica con vettori lentivirali e costituisce una base solida per futuri sviluppi della ricerca. Secondo Montini, «questi risultati sono incoraggianti e aprono la strada all’utilizzo di questa tecnologia anche per altre malattie genetiche», rafforzando l’importanza di proseguire studi di follow-up a lungo termine per garantire la sicurezza e l’efficacia della terapia.
L’importanza di questo studio risiede anche nell’aver stabilito un quadro dettagliato e sicuro per la comunità scientifica. «Studi di follow-up così estesi sono fondamentali per il paziente e per la comunità scientifica. Forniscono dati preziosi che permettono di garantire che la terapia mantenga la sua efficacia e sicurezza nel tempo», sottolinea Montini. La ricerca offre infatti un contributo chiave anche per i regolatori, come EMA e FDA, che raccomandano fortemente monitoraggi a lungo termine per identificare eventuali proliferazioni anomale di cloni, suggerendo la necessità di ulteriori approfondimenti clinici se dovessero emergere segnali di rischio.
Ruolo chiave, la collaborazione stretta e continuativa con i pazienti
Uno studio di questo tipo non sarebbe stato possibile senza la collaborazione attiva e costante dei pazienti, molti dei quali sono stati trattati in giovane età con questa terapia innovativa, e delle loro famiglie. «Abbiamo instaurato un legame stretto con i pazienti e i loro familiari, che restano molto coinvolti nel monitoraggio per assicurarsi che tutto proceda per il meglio», spiega Montini. Le visite di follow-up, programmate, permettono di bilanciare il monitoraggio della terapia con le esigenze personali e logistiche dei pazienti. Questo legame, sottolinea Montini, «è fondamentale per garantire non solo l’efficacia e la sicurezza della terapia, ma anche la serenità e il benessere a lungo termine dei pazienti».