Arterite a cellule giganti: verso la prima terapia orale con upadacitinib

Arterite a cellule giganti: verso la prima terapia orale con upadacitinib

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Simona Regina

Perché ne stiamo parlando
Il Chmp dell’Ema ha dato parere positivo all’uso di upadacitinib per l’arterite a cellule giganti, una malattia autoimmune dei vasi sanguigni. Il farmaco, già impiegato in altre patologie infiammatorie, potrebbe rappresentare un’alternativa orale innovativa rispetto al cortisone e al tocilizumab.

Il Comitato per i medicinali ad uso umano (Chmp) dell’Ema ha rilasciato il parere positivo per l’approvazione di upadacitinib per il trattamento dei pazienti adulti con arterite a cellule giganti. È una buona notizia. Vediamo perché.

Step importante verso l’autorizzazione all’immissione in commercio

Quando il Chmp dell’Agenzia europea per i medicinali rilascia parere positivo su un farmaco, significa che ha valutato i dati presentati dall’azienda farmaceutica e ha stabilito che il medicinale ha un profilo beneficio-rischio favorevole. In altre parole, che il farmaco soddisfa i criteri di qualità, sicurezza ed efficacia. Questo è uno step fondamentale per l’autorizzazione all’immissione in commercio di un farmaco in Ue. Decisione che compete alla Commissione europea e che, in questo caso, è attesa nella prima metà del 2025.

Che cos’è upadacitinib

Il farmaco upadacitinib, sviluppato da AbbVie, è una molecola di precisione: un inibitore selettivo e reversibile di JAK, proteine appartenenti alla famiglia delle chinasi coinvolte nella trasmissione di segnali che regolano le risposte infiammatorie del sistema immunitario. In alcune malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide o la dermatite atopica, queste vie di segnale dell’infiammazione sono iperattive, causando infiammazione cronica e danni ai tessuti.

Upadacitinib agisce bloccando selettivamente JAK, riducendo così l’infiammazione e i sintomi della malattia. Essendo un inibitore reversibile, il suo effetto inibitorio non è permanente e questo consente un controllo mirato della terapia e degli effetti desiderati.

In Europa è già approvato per il trattamento di varie condizioni infiammatorie croniche, come artrite reumatoide, colite ulcerosa, malattia di Crohn, dermatite atopica, spondiloartrite assiale radiografica… Ed è in fase di studio l’uso per numerose malattie infiammatorie immunomediate. In particolare, sono in corso trial clinici di fase 3 per l’alopecia areata, l’idrosadenite suppurativa, l’arterite di Takayasu, il lupus sistemico eritematoso, la vitiligine e l’arterite a cellule giganti.

Se approvata, sarebbe la prima terapia avanzata orale per gli adulti con questa malattia autoimmune.

Cos’è l’arterite a cellule giganti

Malattia relativamente rara del sistema circolatorio, l’arterite a cellule giganti è la forma più comune di vasculite, cioè infiammazione dei vasi sanguigni, che colpisce generalmente le persone over 50. L’infiammazione danneggia le pareti interne delle arterie (in particolare quelle temporali del viso) e ne causa il restringimento fino all’ostruzione. Se riguarda i vasi arteriosi oculari può provocare cecità.

Nota anche come arterite di Horton, è una malattia autoimmune con sintomi debilitanti (cefalea, dolore alla mascella, alterazioni della vista, ecc.) e, se non trattata, può causare cecità permanente, ictus o aneurisma dell’aorta. «Per questo è importante poter disporre di farmaci efficaci» puntualizza Giacomo Emmi, direttore della Medicina Clinica all’Ospedale di Cattinara di Trieste, la cui attività clinica e di ricerca si è concentrata negli anni sulla gestione di pazienti con malattie sistemiche autoimmuni, tra cui le vasculiti.

«Al momento, la terapia standard, al fine di contrastare l’infiammazione dei vasi, si basa su farmaci corticosteroidei e al fallimento del cortisone si ricorre a una seconda opzione terapeutica, il tocilizumab, che è un farmaco biologico immunosoppressore che blocca una proteina dell’infiammazione.

Ma poter contare su un’ulteriore opzione terapeutica, per di più orale, dato che il tocilizumab si somministra in vena o sottocute, è un’ottima opportunità per i pazienti». Anche perché, continua Emmi, «ci sono pazienti che non rispondono a quel farmaco o per i quali il farmaco manifesta effetti collaterali, essendo i pazienti anziani, e avere una strategia terapeutica in più è una buona notizia».

Una nuova prospettiva terapeutica

Il parere positivo di Chmp per l’assunzione per via orale di 15 mg di upadacitinib una volta al giorno si basa sullo studio clinico di fase 3 SELECT-GCA. Il trial clinico è stato condotto in 23 paesi e ha valutato l’efficacia di upadacitinib negli adulti con arterite a cellule giganti evidenziando la possibilità di ridurre il dosaggio del cortisone.

«Il trial clinico ha evidenziato il raggiungimento degli endpoint primari: la remissione clinica e strumentale, l’assenza cioè di segni e sintomi di malattia, rispetto ai pazienti trattati solo con il cortisone». Inoltre, come è stato illustrato al congresso dell’American College of Rheumatology, upadacitinib rappresenta una potenziale e sicura nuova terapia orale mirata per i pazienti con GCA: «dai dati presentati al congresso a novembre scorso, non erano emersi segnali di eventi avversi importanti e, soprattutto, non erano stati registrati eventi di trombosi, che è una criticità di alcuni di questi farmaci immunosoppressori».

Il professor Emmi si riferisce all’eventualità di aumentare in alcune categorie di persone gli eventi cardiovascolari. E sottolinea che questa è una buona notizia considerato che l’arterite a cellule giganti riguarda soprattutto le persone over 50, «e il farmaco è stato usato in una fetta della popolazione già di per sé prona a fare eventi cardiovascolari».

Keypoints

  • Il Chmp dell’Ema ha espresso parere positivo per upadacitinib nel trattamento dell’arterite a cellule giganti
  • L’arterite a cellule giganti è una vasculite autoimmune che colpisce le arterie, con rischi gravi come cecità e ictus
  • Upadacitinib è un inibitore selettivo di JAK che riduce l’infiammazione modulando la risposta immunitaria
  • Attualmente, la terapia standard si basa sul cortisone e sul tocilizumab
  • Gli studi clinici dimostrano che upadacitinib può favorire la remissione e ridurre il dosaggio del cortisone
  • Il farmaco, se approvato, sarà la prima terapia orale avanzata per questa patologia, offrendo nuove opzioni ai pazienti

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