Più vicini a un vaccino contro il virus legato alla sclerosi multipla

Più vicini a un vaccino contro il virus legato alla sclerosi multipla

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Valentina Arcovio

Perché ne stiamo parlando
Lo scorso anno è arrivata un’importante conferma: il comunissimo virus della mononucleosi aumenta le probabilità di ammalarsi di sclerosi multipla. Per questo la notizia di un vaccino promettente contro questo patogeno è stata accolta con entusiasmo dalla comunità scientifica. Ne abbiamo parlato con Antonio Uccelli, direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e professore ordinario di Neurologia presso Università degli Studi di Genova.

Prevenire il virus Epstein-Barr (EBV) per ridurre il rischio di sviluppare la sclerosi multipla. E’ l’obiettivo del nuovo vaccino sviluppato dal Berghofer Medical Research Institute in Australia e testato con successo sui topi in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications. L’Epstein Barr è un virus che fa parte della famiglia degli herpes virus ed è responsabile della mononucleosi, una patologia infettiva molto comune. Lo sviluppo della mononucleosi è piuttosto lento e l’infezione si manifesta tipicamente con sintomi comuni ad altre malattie infettive come febbre, mal di gola o ingrossamento dei linfonodi. La sintomatologia può perdurare anche per qualche mese. Epstein Barr è capace di sfuggire ai meccanismi di controllo del nostro sistema immunitario. Grazie a questa peculiarità può rimanere silente e inattivo nell’organismo anche per tutta la vita. Durante la fase di latenza, infatti, rimane annidato principalmente nei linfociti B e può alterarne il ciclo di vita determinandone la proliferazione in maniera incontrollata. Il virus è anche stato collegato a un aumento del rischio di sviluppare la sclerosi multipla.

Uccelli: “È indubbio il legame tra EBV e la sclerosi multipla”

Sul lungo termine, nelle persone che presentano altri fattori predisponenti (ad oggi ancora poco chiari) la caratteristica del virus di permanere nei linfociti B può aumentare il rischio di sviluppare tumori, come i linfomi di Hodgkin, di Burkitt e i linfomi cerebrali primitivi, il carcinoma nasofaringeo e il carcinoma gastrico. “Studi epidemiologici hanno dimostrato senza ombra di dubbio l’associazione tra la sclerosi multipla e il virus EBV”, sottolinea Antonio Uccelli, direttore scientifico IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e professore ordinario di Neurologia presso Università degli Studi di Genova. “Questo legame è stato a lungo tempo sospettato perché la sclerosi multipla insorge più frequentemente in coloro che hanno avuto la mononucleosi. Ma soltanto l’anno scorso – continua – uno studio longitudinale ha dimostrato che il rischio di sclerosi multipla è sostanzialmente minimo nei soggetti che non sono stati mai infettati dell’EBV e invece aumenta di oltre 30 volte in coloro che hanno contratto il virus”. E sottolinea: “La possibilità di vaccinare in età molto precoce durante l’adolescenza o addirittura nella prima infanzia permetterebbe di ridurre significativamente la possibilità di sviluppare diverse patologie correlate con il virus EBV, comprese le malattie linfoproliferative. Ma potrebbe essere un modo del tutto nuovo per ridurre l’incidenza della sclerosi multipla”.

Il vaccino innesca più cellule immunitarie

La consapevolezza del legame tra il virus EBV e la sclerosi multipla ha portato diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo a mettere a punto vaccini efficaci contro il virus, ma nessuno è stato finora approvato. Rispetto agli altri, il nuovo vaccino potrebbe avere un vantaggio perché prende di mira diversi aspetti del sistema immunitario, piuttosto che solo gli anticorpi. “Nella maggior parte dei primi vaccini, l’obiettivo principale è quello di indurre anticorpi, in modo simile a come funziona il vaccino Covid o il vaccino antinfluenzale”, afferma Rajiv Khanna del Berghofer Medical Research Institute in Australia. Una delle caratteristiche uniche dell’EBV è che può nascondersi all’interno delle cellule immunitarie responsabili della produzione di anticorpi dell’organismo, note come cellule B, il che significa che l’infezione rimane con una persona per tutta la vita. Per affrontare questo problema, Khanna e i suoi colleghi hanno progettato un vaccino che produce anche altri anticorpi contro il virus. In pratica, il vaccino innesca un altro tipo di cellule immunitarie, chiamate cellule T, che mirano a distruggere le cellule B in cui l’EBV si “rifugia” e si moltiplica indisturbato. Nei test sui topi, il vaccino ha prodotto anticorpi EBV e cellule T per più di sette mesi dopo l’immunizzazione. Ha anche contrastato la crescita dei tumori in un gruppo separato di topi, nei quali i ricercatori hanno indotto a sviluppare un linfoma correlato all’EBV.

Entro i prossimi due anni il vaccino sarà testato sugli esseri umani

Ora i ricercatori vogliono esplorare se il vaccino può essere modificato per prevenire la sclerosi multipla. Nel frattempo, sperano di testare il loro vaccino negli esseri umani entro i prossimi due anni. Qualora si riuscisse a dimostrare che il vaccino contrasta l’EBV all’interno delle cellule, potremmo avere a disposizione un prezioso trattamento dei tumori correlati all’EBV. Potrebbe anche prevenire l’infezione stessa nei giovani che non hanno ancora contratto il virus. Il suo potenziale contro la sclerosi multipla, tuttavia, è più complicato, poiché non abbiamo ancora compreso a sufficienza i meccanismi immunitari che causano e controllano la malattia. “Allo scopo di confermare la correttezza di questa strategia è necessario sviluppare studi caso-controllo che permettono di verificare l’insorgenza della sclerosi multipla in popolazioni di persone trattate con il vaccino contro EBV e confermarne la protezione dopo molti anni”, dice Uccelli. “La complicazione di questi studi è che per verificare la correttezza dell’ipotesi e della strategia sono necessari molti e molti anni, tenuto conto che l’infezione da EBV può precedere di moltissimi anni l’insorgenza della sclerosi multipla”, conclude.

In Italia ci sono circa 133mila persone con la sclerosi multipla, nel mondo sono 2,8 milioni

La sclerosi multipla è una malattia cronica che colpisce più di 2,8 milioni di persone in tutto il mondo: si sviluppa quando il sistema immunitario attacca in modo anomalo lo strato isolante e di supporto che circonda le cellule nervose (la guaina mielinica) nel sistema nervoso centrale (cervello, midollo spinale e nervi ottici), causando un’infiammazione e il danno che ne deriva. Questo danno può provocare una vasta gamma di sintomi, tra cui debolezza muscolare, spossatezza e problemi alla vista, e può aggravarsi fino ad una disabilità permanente. Nelle sue forme recidivanti, la sclerosi multipla è caratterizzata da episodi con segni o sintomi nuovi, o con peggioramento di quelli già presenti (recidive). La sclerosi multipla primariamente progressiva (SMPP) è invece contraddistinta da sintomi in costante peggioramento, ma solitamente senza recidive percepibili o periodi di remissione. Ogni anno nel nostro paese si registrano 3.600 nuove diagnosi di sclerosi multipla e le persone affette sono in totale circa 133mila, con una diffusione doppia nelle donne rispetto agli uomini. La forma recidivante-remittente rappresenta circa l’85% di tutti i casi e si distingue per l’alternanza di attacchi o recidive, dalla durata imprevedibile, caratterizzati dall’insorgenza di sintomi neurologici improvvisi e fasi di remissione completa o parziale. Una patologia, quindi, che mina seriamente la qualità di vita delle persone che ne sono affette.

Considerati i numeri della malattia e la sua gravità, e in assenza di cure definitive, la possibilità di poter usufruire di un vaccino utile, sia per prevenire che per trattare la sclerosi multipla è davvero importante. Ma la scienza ha bisogno dei suoi tempi e bisogna evitare di lasciarsi prendere da facili entusiasmi. Perché anche qualora andasse tutto liscio, ovvero anche se non ci fossero intoppi agli studi successivi, ci vorranno diversi anni prima che il vaccino venga approvato e reso disponibile alla popolazione. Continueremo a seguire gli sviluppi di questo nuovo approccio.

Keypoints

  • L’Epstein Barr è un virus che fa parte della famiglia degli herpes virus ed è responsabile della mononucleosi
  • Epstein Barr è capace di sfuggire ai meccanismi di controllo del nostro sistema immunitario
  • Il virus è anche stato collegato a un aumento del rischio di sviluppare la sclerosi multipla
  • Il vaccino innesca un altro tipo di cellule immunitarie, chiamate cellule T, che mirano a distruggere le cellule B in cui l’EBV si “rifugia” e si moltiplica indisturbato
  • Entro i prossimi due anni il vaccino sarà sperimentato sugli esseri umani
  • Il vaccino potrebbe aiutare anche a contrastare i tumori legati a EBV
  • Sono necessari studi caso-controllo
  • Ogni anno nel nostro paese si registrano 3.600 nuove diagnosi di sclerosi multipla e le persone affette sono in totale circa 133mila

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