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Angelini Ventures: investiamo in chi immagina i modelli di cura del futuro

Perché lo abbiamo scelto
Paolo Di Giorgio è alla guida del Corporate Venture Group di Angelini Industries. 15 gli investimenti fatti dal 2022, in USA e in Europa. L’Open Innovation, dice, è oggi la chiave per far arrivare ai pazienti nuove terapie.

Paolo di Giorgio: con Angelini Ventures investiamo in Biotech e Digital Health. Con le dtx preferiamo approccio ibrido
Paolo Di Giorgio, CEO Angelini Ventures

Un capitale per investimenti di 300 milioni di euro. 80 milioni di euro gli investimenti pianificati. 14 professionisti che lavorano in 9 città tra Europa, Stati Uniti e Asia: Roma, Milano, Torino, Berlino, Boston, Copenhagen, Ginevra, Londra e Singapore. Questi i numeri di Angelini Ventures, la società di Venture Capital del Gruppo Angelini che supporta la nascita di startup e investe in imprese innovative nelle aree delle biotecnologie e della sanità digitale.

La mission? Investire in nuove idee, nuove tecnologie e in collaborazioni con imprese innovative, in un’ottica di Open Innovation.

L’obiettivo? Contribuire a innovare il settore Biotech e Digital Health, per offrire risposte concrete alle sfide della sanità e anticipare proattivamente le necessità del futuro, attraverso la collaborazione con esperti di trasferimento tecnologico, altri investitori e il mondo accademico, con investimenti diretti in startup e tramite i due ventures studios – Extend in Italia (Milano) e Argobio in Francia (Parigi).

Alla guida del Corporate Venture Group Paolo Di Giorgio, Chief Executive Officer di Angelini Ventures. «Investendo in aziende che aspirano a migliorare la salute umana con soluzioni innovative, immaginiamo i modelli di cura del futuro».

Paolo Di Giorgio, quando è stato istituito il fondo Angelini Ventures?

«Angelini Ventures è nato ufficialmente nel 2022, ma già nel 2021 sono iniziate le nostre attività di investimento. Il Gruppo di Corporate Venture Capital di Angelini Industries è nato con la volontà di accedere all’innovazione globale nel mondo della salute».

Come?

«Investiamo in tre verticali – Biotech, Medical Device e Digital Health – perché crediamo che l’innovazione in questi ambiti cambierà il mondo della salute nei prossimi 10-20 anni. Da un punto di vista strategico, per noi è importante, attraverso le operazioni di scouting e investimento, identificare le soluzioni più promettenti che possono cambiare il modo attuale di fare medicina e migliorare la gestione della salute della popolazione mondiale. Identificare, cioè, innovazioni potenzialmente disruptive. Questo si combina anche a un vantaggio finanziario: perché, quando le aziende su cui investiamo saranno acquistate o quotate in Borsa, genereranno anche un ritorno di investimento. Quindi è un approccio molto sostenibile».

Dopo questi primi due anni di attività, cosa c’è nel vostro portafoglio?

«Finora abbiamo realizzato 15 investimenti: più della metà in Nord America e il resto in Europa. Diverse le aree terapeutiche: dalla salute mentale, con nuove soluzioni terapeutiche per l’epilessia e la depressione, all’oncologia; dalla salute della donna alle malattie autoimmuni. Sul fronte del Digital Health, abbiamo investito in Italia in una tech company, Serenis, che, utilizzando la sua piattaforma di telemedicina, dà l’opportunità ai pazienti di interfacciarsi con terapeuti in tutta Italia. Negli Stati Uniti, invece, abbiamo investito, per esempio, in società che hanno sviluppato nuovi sistemi indossabili per la neurostimolazione e propongono nuove soluzioni terapeutiche nel campo dell’epilessia, dell’incontinenza e della sindrome delle gambe senza riposo. Il nostro portafoglio, insomma, è molto vario e ampio».

Quali obiettivi vi ponete adesso?

«Siamo in continua ricerca di innovazione. Il nostro obiettivo è fare dai cinque ai sette investimenti l’anno, su scala globale. Obiettivo che perseguiamo attraverso canali diversi: tramite il nostro network e partecipando a conferenze di settore per fare approfondimenti tematici sulle verticali di nostro interesse. Il mercato dell’innovazione è in evoluzione dinamica così come le nostre scelte di investimento, che sono dettate anche dall’evoluzione dei bisogni di pazienti e medici».

In quest’ottica si colloca l’ultimo investimento in Nouscom: società biotecnologica italo-svizzera impegnata nello sviluppo di vaccino anti tumorali?

«Sì. Nouscom è una società italo-svizzera con un’esperienza più che decennale nel mondo dei vaccini virali. L’unità di ricerca e sviluppo è quasi totalmente in Italia. L’azienda ha sviluppato dei vaccini virali per l’oncologia e i dati, anche se preliminari, dimostrano l’efficacia nel ridurre le masse tumorali, sia in modelli preclinici che in alcuni pazienti. Si tratta di un approccio che apre nuove prospettive nella medicina di precisione per il trattamento e la prevenzione di alcune patologie tumorali».

Oggi è sempre più importante l’Open Innovation per far arrivare nuove terapie ai pazienti? In altre parole, sempre più nuovi farmaci nascono nei laboratori delle startup?

«Assolutamente sì: lo dicono i dati. Se parliamo del mercato farmaceutico, i dati evidenziano che negli ultimi anni più dei 2/3 delle terapie approvate dal FDA negli USA sono stati originati da startup ed è un dato in continua crescita. E in ambito digitale ancora di più: la maggior parte dell’innovazione nasce nelle startup e nei centri accademici. Quindi, un approccio di Open Innovation è fondamentale per un gruppo che vuole crescere e fare innovazione. In altre parole, nell’ambito del pharma e del Digital Health è importante introdurre nuovi approcci di business model e l’Open Innovation è la strategia più efficiente per promuovere l’innovazione che verrà».

Di Giorgio, lei è arrivato al Venture Capital iniziando dalla ricerca accademica. Prima il dottorato all’Università di Harvard, poi l’MBA all’IE Business School di Madrid. E prima di fondare Angelini Ventures, è stato Head of External Innovation R&D in Angelini Pharma. Come si individua un’idea promettente in grado di generare un impatto positivo sulla società e migliorare la salute umana?

«In effetti questa è la mia terza carriera: ho cominciato in ambiente accademico. Ho fatto il dottorato ad Harvard: sono stato in America 5 anni. Studiavo le malattie neurodegenerative usando modelli staminali. Fin dall’inizio mi interessava capire come sviluppare nuove cure. Questo mi ha spinto a entrare nell’industria farmaceutica, dove ho lavorato per 10 anni all’identificazione di nuovi farmaci. E poi il passaggio al mondo del Venture Capital. Come dicevo prima, l’Open Innovation è la chiave vincente per far arrivare l’innovazione al mercato, perché oggi tanta innovazione viene dal mondo delle startup. Come individuare quella con l’idea promettente in grado di innovare gli attuali modelli sanitari? Ovviamente bisogna saper valutare bene più di un aspetto: non solo l’aspetto scientifico, ma anche quello commerciale, la composizione del team, la competitività della soluzione proposta. Noi, prima di chiudere un investimento, vediamo centinaia, se non migliaia, di aziende: è un mondo complesso. In fase di scouting, cerchiamo innanzitutto soluzioni innovative che possano arrivare sul mercato, avere un grosso impatto sulla vita del paziente e, di conseguenza, un impatto commerciale».

Se una piccola e giovane startup volesse intercettare il fondo Angelini Ventures?

«Noi destiniamo i nostri investimenti diretti in aziende più mature. Supportiamo invece le startup nascenti tramite i due startup studios – Argobio ed Extend – dove team di esperti valutano le scoperte accademiche e le startup early stage per trovare quelle più promettenti da incubare. Quindi un modo per intercettare Angelini Ventures è contattare i due incubatori. Ma, in ogni caso, il suggerimento che rivolgo a giovani startupper è cercare di conoscere chi ha contatti nel settore, trovare dei mentor, partecipare a conferenze di settore, e tramite queste connessioni cercare di parlare con gli investitori e convincerli con i loro pitch di avere in tasca l’idea giusta. Il network è fondamentale».

Keypoints

  • Angelini Ventures è la società di Venture Capital di Angelini Industries
  • Il fondo è nato nel 2022 con investimenti previsti per 300 milioni di euro, di cui 80 già pianificati
  • Angelini Ventures investe in startup che sviluppano soluzioni e idee innovative negli ambiti delle biotecnologie e della sanità digitale
  • L’attuale portafoglio conta 15 investimenti diretti in startup e la creazione di due startup studios, Argobio, con sede a Parigi, e Extend, con sede a Milano
  • Con l’investimento in Nouscom, startup italo-svizzera, Angelini Ventures è entrato nel settore della ricerca oncologica
  • Il mercato dell’innovazione nel mondo della salute è in evoluzione dinamica, e lo sono anche le scelte di investimento di Angelini Ventures, dettate anche dall’evoluzione dei bisogni di pazienti e medici

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