Oltre la metà dei ceo italiani del settore salute (55%) ritiene che la propria azienda non sarà economicamente sostenibile tra dieci anni. È un segnale forte e preoccupante che emerge dalla 28ª edizione della PwC Global Ceo Survey, condotta su scala mondiale, che ha coinvolto oltre 30 leader italiani delle Health Industries (Sanità, Pharma, Medical Device e Life Science) e che INNLIFES può anticipare. Il dato segna una crescita di17 punti percentuali rispetto al 2024 e risulta superiore alla media globale.
«Il settore della salute in Italia è a un bivio» spiega Andrea Fortuna, Partner e Health Industries Leader di PwC Italia. «Affrontare le sfide strutturali richiede visione strategica, investimenti mirati e un’accelerazione della trasformazione digitale».
Le sfide principali secondo i ceo: competenze, sicurezza e innovazione tecnologica
Il futuro della salute passa anche dalla capacità di affrontare con lucidità le sfide più urgenti. In Italia, la carenza di personale con competenze chiave è il problema più sentito dai ceo del settore: ne è preoccupato il 45% degli intervistati, un dato nettamente superiore a quello globale, fermo al 28%. Il divario evidenzia una vulnerabilità strutturale del nostro sistema, particolarmente colpito dalla difficoltà nel reperire profili professionali critici come medici, infermieri e tecnici altamente specializzati.
Alla scarsità di talenti si aggiungono altri due elementi che pesano sulle scelte strategiche dei leader: la cybersicurezza, citata dal 30% dei ceo, e la rapidità del cambiamento tecnologico (27%), che mette alla prova la capacità delle aziende di rinnovare processi, servizi e infrastrutture. A sorprendere è il fatto che, per i ceo italiani, queste minacce sono oggi più rilevanti rispetto a variabili macroeconomiche come l’inflazione o le tensioni geopolitiche, considerate secondarie.
«Le aziende devono rafforzare la propria resilienza interna, non solo affrontando i cambiamenti esterni» afferma Andrea Alessandri, Partner e Responsabile Health Services di PwC Italia. «Il nodo più critico resta l’allineamento tra trasformazione tecnologica e capitale umano».

GenAI e formazione: gli investimenti chiave per il futuro
Accanto alle sfide, emergono anche segnali di grande apertura verso il cambiamento. L’adozione dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) è vista con crescente fiducia: oltre l’80% dei ceo italiani del settore Health crede che questa tecnologia possa migliorare l’efficienza, la redditività e la qualità del lavoro, un dato che supera la media globale (73%). L’integrazione dell’AI nei processi core e nei servizi di supporto è destinata a diventare un elemento strutturale per guidare l’evoluzione delle organizzazioni.
«La GenAI può abilitare nuovi modelli di assistenza e semplificare operazioni complesse, ma deve essere accompagnata da solide competenze digitali» commenta Alessandri. «Le aziende devono investire non solo nella tecnologia, ma anche nelle persone».
Sul fronte delle competenze, la formazione diventa un pilastro essenziale per affrontare il cambiamento. Secondo la ricerca Global Workforce Hopes and Fears di PwC, il 59% dei professionisti italiani del settore salute considera fondamentale la specializzazione tecnica per lo sviluppo della carriera, ma ancora di più – il 70% – ritiene cruciali le competenze trasversali, come la capacità di adattamento, collaborazione e problem solving.
«Non basta formare data scientist e tecnici: servono anche professionisti capaci di lavorare in team multidisciplinari, comunicare efficacemente e gestire il cambiamento» sottolinea Fortuna.
M&A come leva di crescita e trasformazione
Nonostante le difficoltà congiunturali che hanno rallentato il mercato delle acquisizioni, i ceo italiani delle Health Industries continuano a vedere nelle operazioni di M&A una leva chiave per rafforzare la competitività. Più del 60% dichiara infatti di voler concludere tra una e quattro acquisizioni nei prossimi tre anni, una percentuale significativamente più alta rispetto alla media globale del 47%.
«Il settore è ancora frammentato e ricco di opportunità: le operazioni di M&A consentono di accelerare l’innovazione, accedere a nuove tecnologie e rafforzare la posizione sul mercato» osserva Fortuna.
L’interesse crescente da parte dei fondi di Private Equity, unito al dinamismo degli operatori, conferma l’attrattività del comparto. Tuttavia, le aziende dovranno saper selezionare con attenzione i deal più coerenti con la propria strategia di lungo termine.
«I dati dimostrano che le aziende che intraprendono percorsi di trasformazione strutturati riportano risultati migliori» conclude Fortuna. «Restare fermi non è un’opzione. Investire in competenze e innovazione, in particolare nell’adozione di GenAI, è oggi una necessità per garantire efficienza, competitività e sostenibilità nel lungo periodo».
Foto: Pwc