Business

Si alza la curva italiana degli investimenti Venture Capital

Perché ne stiamo parlando
Gli ultimi dati trimestrali di Growth Capital e Italian Tech Alliance rivelano che il 2023 sarà principalmente un anno di consolidamento, in cui cresce il preseed e resta costante il numero di seed e di Serie A. E Rispetto al resto d’Europa, l’Italia registra ottimi risultati: la raccolta sale ancora del 14%.

Si alza la curva italiana degli investimenti Venture Capital

L’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse, le turbolenze nei mercati dei capitali globali e le continue sfide della catena di approvvigionamento stanno contribuendo a un generale rallentamento dell’attività di investimento. Ciò induce gli investitori di VC a essere sempre più cauti. Nonostante questo, probabilmente ci sono più motivi per essere ottimisti che pessimisti. Le tendenze secolari sottostanti sull’importanza del software e della tecnologia sono rimaste incredibilmente forti. E questa è certamente una buona notizia per gli investitori di venture capital alla ricerca di nuovi innovatori. La conferma ci proviene dagli ultimi dati, riferiti al terzo del 2023, dell’Osservatorio di Growth Capital in collaborazione con Italian Tech Alliance: il venture capital in Europa ha infatti sostanzialmente ripresentato i risultati positivi raggiunti nel secondo trimestre 2023 per ammontare raccolto (+6%), anche se il numero di round ha visto una decrescita (-21%).

Rispetto alla media degli ultimi cinque anni, il terzo trimestre si attesta su un -27% per numero di round e su un -11% per ammontare investito. In Europa, dopo un 2022 caratterizzato da una continua contrazione, nel 2023 ogni trimestre ha superato quello precedente in termini di ammontare investito.

In Italia il VC si rafforza

Rispetto all’Europa, in Italia si è vista una crescita percentuale nell’ammontare investito più marcata: +14% sul secondo trimestre dell’anno con il raggiungimento della quota di 302 milioni di euro. Il numero di round è in leggero calo, -6% rispetto al secondo trimestre, e si registra una maggiore frequenza di bridge round interni, ovvero round che fanno da “ponte”, un’infusione di cash aggiuntiva per permettere alla startup di raggiungere in sicurezza il round successivo.

In Italia il 2023 si è caratterizzato per la scarsità di mega round e round late stage. Estendendo l’analisi anche al quarto trimestre del 2022, negli ultimi quattro trimestri è sempre stata raggiunta la quota di circa 200 milioni di euro che, in mancanza di cambiamenti strutturali e shock esogeni, sembra costituire la baseline organica dell’ecosistema. In linea con le previsioni delle precedenti edizioni dell’Osservatorio, il 2023 ha visto un numero significativo di M&A in Italia (già superiore rispetto al 2022), sebbene le stime dei valori di exit suggeriscano che si è ancora lontani dal poter creare un volano a sostegno di nuove iniziative imprenditoriali, a parte casi isolati.

Per quanto riguarda i settori, sempre nel terzo trimestre del 2023, il software è stato il più ricercato dagli investitori, con 118 milioni di euro, seguito dal deeptech (66 milioni) e da smartcity (62 milioni). In termini di numero di round, il comparto smartcity ha condotto la classifica con 12 round, seguita dal deeptech con 11 e del settore delle life sciences con 8. Nel terzo trimestre del 2023, si sono registrate 11 exit, attraverso fusioni e acquisizioni, e anche in questo caso, il settore software è stato protagonista con quattro transazioni.

Si alza la curva italiana degli investimenti Venture Capital

Investitori attivi sul mercato italiano: uno su tre è internazionale

Sull’ecosistema del VC italiano nel 2023 emerge la stabilità nel core della distribuzione: escludendo gli outlier, cioè valori anomali e aberranti, la raccolta è rimasta stabile negli ultimi quattro trimestri, suggerendo una buona reazione al delicato contesto macroeconomico.

Inoltre, nel nostro Paese si nota molto bene che la partecipazione degli investitori internazionali non ha subìto flessioni rispetto al 2022, indicando che il VC italiano continua a essere un asset class interessante anche all’estero. In media, infatti, dal 2018 a oggi, un terzo degli investitori attivi sul mercato italiano è internazionale. Nei primi nove mesi del 2023 la loro partecipazione è rimasta stabilmente al di sopra del 35%, con valori equiparabili al biennio precedente. Analizzando gli ultimi sei anni, mediamente, il 61% degli investitori è di provenienza italiana, il 20% dal resto d’Europa, il 12% dagli Stati Uniti e il 7% dal resto del mondo. Dal 2018 a oggi, sono 191 gli investitori europei che hanno partecipato ad aumenti di capitale in startup italiane (Regno Unito, Germania, Svizzera, Francia e Spagna i Paesi più rappresentati). Negli ultimi quattro anni, il 26% dei round con ammontare superiore al milione di euro ha visto la presenza di almeno un investitore internazionale. Percentuale che sale al 55% nei round superiori ai 10 milioni e all’85% in quelli d’importo superiore ai 30 milioni, confermando una correlazione tra round size e partecipazione di investitori esteri.

Si alza la curva italiana degli investimenti Venture Capital

Alla luce dei risultati dei primi tre trimestri, si registrano valori stabili a livello seed e un buon numero di round Serie A, che costituiscono pipeline solida per futuri round late stage. I numeri complessivi del 2023 dipenderanno ancora di più dalla presenza di mega round e dall’impiego dell’ancora elevato livello di dry powder (riserva di denaro a disposizione di una società di venture capital per venire incontro a obblighi futuri o per fare acquisizioni). Tuttavia i tassi di interesse e l’inflazione ancora elevati, insieme al prolungarsi delle tensioni geopolitiche, continuano a generare cautela sulle scelte di investimento e tensioni su supply chain e prezzo delle materie prime, lasciando un velo di incertezza sui tempi di ripresa della raccolta late stage.

In ogni caso, i volumi che vengono mossi dalle imprese innovative e che sono raccolti dalle startup italiane sono ancora molto lontani rispetto a quello che avviene in tanti Paesi esteri come Spagna, Francia o Germania. Il venture capital può invece rappresentare il vero motore per l’Italia e per il suo rilancio economico.

Il vento è favorevole per il capitale di rischio

Secondo PitchBook i fondi di venture capital a livello globale hanno raccolto solo 70 miliardi di dollari nella prima metà del 2023, ben al di sotto del ritmo degli almeno 260 miliardi raccolti in ciascuno dei cinque anni precedenti. Anche gli investimenti hanno avuto un impatto simile: negli Stati Uniti il numero di operazioni di venture capital completate è diminuito negli ultimi cinque trimestri consecutivi.

Il calo dell’attività di raccolta fondi è comprensibile dato l’ambiente economico generale. Tuttavia questa relativa inerzia è davvero un gran peccato perché gli investitori stanno perdendo una ghiotta opportunità di sostenere le startup a condizioni vantaggiose. Secondo il VC Dealmaking Indicator di PitchBook, infatti, il capitale di rischio è nella sua fase più favorevole agli investitori da oltre un decennio. E questo perché oggi investire nelle startup è semplicemente diventato più conveniente. Il turbolento contesto economico sta costringendo le aziende in cerca di venture capital a cedere a condizioni commerciali meno favorevoli rispetto a prima. Gli alti tassi di interesse e l’inflazione stanno divorando le riserve di liquidità, lasciando alle startup minor ossigeno. E ciò significa che l’equilibrio di potere è ora a favore degli investitori mentre gli startupper “lottano” per assicurarsi fondi a condizioni più onerose di quanto non fossero state in precedenza. Insomma, la domanda di capitale è aumentata in modo significativo rispetto all’offerta.

Keypoints

  • Dai dati di Growth Capital e Italian Tech Alliance, Il terzo trimestre 2023 conferma il trend positivo del Venture Capital italiano
  • L’Italia è infatti in controtendenza rispetto al resto d’Europa, registrando investimenti in crescita del 14% a quota 302 milioni di euro
  • Il Software è il primo settore per ammontare investito, seguito da DeepTech e Smart City. Per quanto riguarda il numero di round, Smart City conta 12 round, DeepTech 11 e Life Sciences 8
  • Si registrano valori stabili a livello Seed e un buon numero di round Serie A, che costituiscono pipeline solida per futuri round late stage
  • Le attività di investimento rallentano a livello globale per via dell’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse, delle turbolenze nei mercati dei capitali globali e delle continue sfide della catena di approvvigionamento
  • Eppure, secondo il VC Dealmaking Indicator di PitchBook, tale situazione agevola gli investitori che possono investire in startup a condizioni commerciali più vantaggiose sfruttando una forte domanda di capitali

Ti è piaciuto questo articolo?

Share

Registrati per commentare l’articolo

In evidenza

Aziende femminili: piccole e fragili, ma più innovative

Articoli correlati