Guidare la crescita delle startup e supportare l’adozione di processi innovativi da parte di imprese e istituzioni. Questa la missione di dpixel, il venture business dell’ecosistema Fabrick, la società operativa nell’ambito della strategia dell’Open Finance del gruppo Sella.
Nato nel 2009 come Advisor di deSeed, uno dei primi fondi di Seed Capital operativo in Italia, dpixel è entrata nel gruppo Sella con l’obiettivo di fare incubazione, accelerazione, open innovation e investimenti in startup.
«Il nostro programma di incubazione – spiega Antonello Bartiromo, Startup Expert in dpixel – punta a sostenere la fase iniziale (pre-seed) di startup, team imprenditoriali, spinoff universitari e progetti innovativi: ci rivolgiamo quindi a giovani team non ancora sul mercato. Con i programmi di accelerazione, che sono verticali su alcune tematiche (in passato su agri tech, retail, web 3, ecc.) supportiamo startup che già fatturano. Per quanto riguarda l’open innovation, lavoriamo al fine di connettere startup e pmi, aziende che non si possono permettere un’unità interna di R&D e un innovation team interno per lo scouting di startup con cui collaborare. Sul fronte degli investimenti, invece, investiamo in startup che hanno partecipato ai nostri programmi di accelerazione».
Parlando di incubazione, in che modo dpixel stimola e sostiene l’innovazione e la crescita delle startup?
«Con i nostri programmi di incubazione selezioniamo e accompagniamo imprenditori e imprenditrici affinché il loro progetto possa diventare concreto e possa essere lanciato sul mercato. Le startup partecipano gratuitamente, perché i nostri programmi di incubazione sono finanziati da partner esterni. Per esempio, abbiamo una partnership con BIGBO a Bologna, finanziato da Fondazione Carisbo. Facciamo quindi una chiamata alle armi, le startup si candidano, partecipano e il nostro obiettivo è farle crescere».
Di fatto, cosa offre il percorso di incubazione di dpixel?
«Mentoring one to one, masterclass, matching con aziende, networking con avvocati, commercialisti, esperti di brevetti e marchi, e il demo day finale.
Il nostro programma di incubazione porta le startup a focalizzare il modello di business e ad acquisire le competenze necessarie per confrontarsi con i potenziali investitori, che siano fondi o imprese».
Quali parametri guidano la scelta delle startup da incubare?
«I parametri che guidano le nostre selezioni variano in caso di incubazione, accelerazione, open innovation, a seconda del team partner. Ma ci sono criteri trasversali. Sicuramente il team, le opportunità di mercato, quindi mercati grandi e in crescita, la parte tecnologica deve essere forte, e anche la componente startup gioca un ruolo importante. Deve avere, cioè, caratteristiche vicine alla scalabilità, alla replicabilità, deve avere nuovi target di clientela e modelli di business innovativi. In caso di accelerazione valutiamo anche i risultati, quindi il prodotto già commercializzato».
L’open innovation è sempre più un pilastro dell’innovazione. In questo caso, come lavora dpixel per creare opportunità di incontro tra player diversi dell’ecosistema?
«Open innovation vuol dire mettere in contatto player diversi dell’ecosistema per soddisfare le rispettive esigenze. Ci sono aziende, per esempio, che hanno delle business challenge, delle sfide di mercato da risolvere, o vedono opportunità che non riescono a cogliere, per esempio come applicare l’AI generativa al proprio business. D’altro canto ci sono startup innovative che faticano a trovare clienti. Chi fa open innovation deve coniugare queste due esigenze, risolvendo i problemi di mercato delle aziende grazie alla collaborazione con le startup.
Concretamente quindi, dietro il matching startup-impresa, c’è il lavoro di ricerca delle aziende e di comprensione delle loro problematiche e il lavoro di scouting delle startup e di analisi del loro potenziale. A quel punto, con un approccio win-win al business, azienda e startup lavorano assieme a una proof of concept: l’obiettivo è sviluppare prodotti minimi. E dpixel regola il rapporto di collaborazione: bisogna definire infatti di chi è la proprietà intellettuale, i costi, ecc.».
Dpixel sostiene anche l’imprenditoria femminile con il progetto DonNA. Quando nasce e perché questa iniziativa?
«Il progetto DonNA nasce da una constatazione. Purtroppo in Italia solo il 22% delle aziende è guidato da donne e le startup fondate da figure femminili costituiscono poco più del 10% (fonte Women Entrepreneurship and Leadership). E questo significa che ci stiamo perdendo una grossa fetta di potenziale. Allora abbiamo costituito una cordata che vede tra i main partner Banca Sella, Fabrick, Mastercard e Unipol, ma anche diversi partner di ecosistema come Angels4Women, Fintech District, Sellalab, SheTech e Sistema Invitalia Startup. Dopo una fase iniziale in cui abbiamo organizzato eventi per aggregare talenti e sensibilizzare, è iniziata la seconda fase e ora a Bologna stiamo incubando 12 idee imprenditoriali. Seguiranno poi la terza e quarta fase in cui proveremo a seguire lo scaleup a guida femminile. Il Progetto DonNA vuole essere infatti un progetto a tutto tondo, dalla sensibilizzazione al supporto a team, startup e scaleup. L’intento è favorire la nascita di realtà imprenditoriali innovative, accompagnarle in un percorso di incubazione, offrendo mentoring, masterclass, networking e sostegno nella raccolta degli investimenti.
È un progetto orizzontale, l’importante è che due terzi del management team o due terzi del capitale sociale sia composto da donne».