Un fondo di Venture Capital da 600 milioni di euro da destinare alle start-up e PMI innovative, con l’obiettivo di potenziare il settore dell’Intelligenza Artificiale in Italia favorendo l’adozione dell’IA nella Pubblica Amministrazione: è questa l’idea del governo per sostenere lo sviluppo di un mercato che in Italia, seppure in crescita, ha da poco toccato la soglia dei 500 milioni di euro. Questo progetto è stato proposto per la prima volta a luglio, durante la seconda riunione del Comitato interministeriale per la transizione digitale, ed è stato confermato in questi giorni dal Sottosegretario all’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale Alessio Butti, intervenuto a un evento organizzato da Formiche e dalle Rappresentanze in Italia del Parlamento europeo e della Commissione europea. Il target dell’investimento sono le piccole e medie imprese e le start-up, che in Italia implementano soluzioni di AI solo in piccola parte rispetto alle grandi aziende del Paese.
Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia
Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, presentati a inizio 2023 e relativi all’anno 2022, il mercato italiano dell’Intelligenza Artificiale sta vivendo una fase di grande crescita, con un fatturato totale che ha raggiunto i 500 milioni di euro, facendo segnare un +32% rispetto al 2021. L’Osservatorio, nato nel 2017 con l’obiettivo di rispondere al crescente interesse di aziende pubbliche e private verso le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie abilitanti all’Intelligenza Artificiale (IA), si occupa di monitorare l’evoluzione dell’IA analizzando le principali dinamiche di spesa, e di valutare il grado di maturità delle imprese italiane rispetto a un mercato dal grande potenziale innovativo.
I dati del 2022
Come anticipato, la crescita del mercato dell’IA in Italia nel 2022 ha fatto registrare un vero e proprio boom, con un +32% rispetto all’anno precedente. Dei 500 milioni di fatturato raggiunti in questo settore, il 73% (365 milioni di euro) del mercato è stato commissionato da imprese italiane; il restante 27% (135 milioni di euro) è rappresentato invece da export di progetti. Un’altra buona notizia è quella che riguarda la diffusione dei progetti di IA tra le imprese italiane: il 61% delle grandi aziende ha già avviato almeno un progetto di Intelligenza Artificiale, con un +10% rispetto a cinque anni fa; tra queste, il 42% ne ha più di uno operativo. Tra le PMI, invece, il 15% ha almeno un progetto di IA avviato (nel 2021 era il 6%): quasi sempre uno solo, ma una su tre ha in programma di avviarne di nuovi nei prossimi due anni. Il dato che riguarda le piccole e medie imprese è significativo, perché proprio questa categoria è all’attenzione del nuovo fondo del governo per l’implementazione dell’IA in Italia.
Il mercato dell’Intelligenza Artificiale
La quota maggiore del mercato italiano dell’Intelligenza Artificiale (34%) è legata allo sviluppo di soluzioni per analizzare ed estrarre informazioni dai dati, l’Intelligent Data Processing. Strumenti di questo tipo sono particolarmente apprezzati dalle aziende che decidono di investire in IA perché permettono di realizzare previsioni relative ad investimenti e gestione del budget. Di poco sotto in questa classifica si posiziona il settore della Language AI (28%), relativo a tutte quelle applicazioni che si occupano dell’interpretazione del linguaggio, scritto o parlato, come ad esempio chatbot o app di Generative AI (la più conosciuta è senza dubbio ChatGPT). Al terzo posto, con il 19%, l’area degli algoritmi che suggeriscono ai clienti contenuti in linea con le singole preferenze (Recommendation System).
Rischi e benefici dell’IA
Benché sia in grande evoluzione, il mercato dell’Intelligenza Artificiale deve essere accompagnato da un lato da una strategia di medio-lungo termine, dall’altro da investimenti pubblici che aiutino lo sviluppo di un settore che sarà sempre più influente per tutta l’economia. Infatti, secondo un recente studio intitolato “The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth”, pubblicato da Goldman Sachs ad Aprile 2023, il PIL globale potrebbe aumentare del 7% nei prossimi dieci anni grazie al contributo dell’Intelligenza Artificiale generativa. Sebbene l’impatto dell’IA dipenderà in ultima analisi dalle sue capacità e dai tempi di adozione, questa stima evidenzia, dunque, l’enorme potenziale economico dell’IA generativa.
Guidare la transizione
Lo studio di Goldman Sachs sottolinea anche come l’impatto rivoluzionario dell’Intelligenza Artificiale potrebbe portare all’automazione di quasi un quarto delle attuali attività professionali nell’area Euro (i dati sono simili anche per quanto riguarda gli Stati Uniti). È chiaro, dunque, che – come sta avvenendo per la maggior parte dei fenomeni che stanno cambiando le nostre vite, come ad esempio la transizione ecologica e quella digitale – sia necessario che gli Stati accompagnino questi grandi cambiamenti attraverso politiche di sostegno all’innovazione e strategie di ampio respiro.
Anche un recente studio del Parlamento europeo, pubblicato a fine giugno 2023, analizza i benefici e i possibili rischi introdotti da una diffusione sempre maggiore dell’Intelligenza Artificiale. I vantaggi sono indubbiamente numerosi: una migliore assistenza sanitaria, un maggiore accesso all’informazione e all’istruzione, migliori prodotti per le aziende, crescita dell’industria e conseguente nascita di nuovi posti di lavoro, oltre che una maggiore sostenibilità del modello di sviluppo in termini di impatto ambientale (il Parlamento europeo stima una riduzione delle emissioni globali di gas serra per un range che va dall’1.5 al 4% entro il 2030 grazie al contributo dell’IA).
La normativa europea sull’Intelligenza Artificiale
Al contempo, però, esistono anche diversi rischi, che non riguardano solo quello del mercato del lavoro appena citato, ma coinvolgono anche un possibile abuso dell’IA per la risoluzione di delicate questioni sociali e, ovviamente, la minaccia alla protezione dei dati. Di fronte ai rischi evidenziati dal Parlamento europeo, la Commissione – dopo aver introdotto il pacchetto di misure del Digital Services Act – è vicina all’approvazione della normativa sull’Intelligenza Artificiale, che prevederà diverse regole a seconda del grado di rischio delle applicazioni. Dopo il via libera del Parlamento Europeo arrivato a giugno 2023, è arrivata ora la fase dei negoziati con i Paesi dell’UE in Consiglio per la stesura finale della legge. L’obiettivo è quello di raggiungere un accordo entro la fine di quest’anno.
La strategia italiana e il Fondo di 600 milioni allo studio del governo
Se, da un lato, l’Unione europea si sta sia occupando di regolare il settore dell’Intelligenza Artificiale attraverso un grande pacchetto di misure, sia sta investendo in IA attraverso il programma DIGITAL EUROPE, dall’altro gli Stati Membri devono prevedere una strategia che possa sostenere le loro imprese in questo nuovo scenario. La Germania, tramite la Ministra federale dell’istruzione e della ricerca Bettina Stark-Watzinger, ha da poco annunciato il piano per l’intelligenza artificiale, attraverso il quale il governo di Berlino prevede di stanziare quasi un miliardo di euro in due anni. Il Presidente francese Emmanuel Macron, invece, dopo aver criticato l’impostazione generale dell’IA europeo, ha affermato che gli investitori istituzionali francesi si sono impegnati a stanziare 7 miliardi di euro per finanziare un’iniziativa nazionale in corso per sviluppare l’IA nazionale.
Il fondo italiano per l’IA a favore delle start-up innovative
Come confermato dal Sottosegretario all’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale Alessio Butti – prima durante l’evento “IA e governance. Le sfide per l’Europa nell’era digitale” e in seguito in un suo post su LinkedIn, il governo italiano sta studiando la costruzione di un fondo d’investimenti da 600 milioni di euro per supportare e finanziare le start-up italiane di IA più promettenti, incentivandone lo sviluppo e la scalabilità. Il Fondo sarà gestito dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale e dall’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale e, come riportato dal Sole 24 Ore, sarà veicolato attraverso Cdp Venture Capital Sgr, società di Cassa Depositi e Prestiti titolare del Fondo nazionale innovazione, con il supporto di un comitato investimenti e di un advisory board per indirizzo e input sulle operazioni.
Il ruolo di Cdp Venture Capital Sgr
Cdp Venture Capital Sgr è infatti una società partecipata al 70% da Cdp Equity (holding del gruppo Cassa Depositi e Prestiti) e al 30% da Invitalia; si occupa di rendere il venture capital un asse portante dello sviluppo economico e dell’innovazione del Paese, attraverso il finanziamento diretto o indiretto di tredici fondi d’investimento. Si tratta dunque di un’organizzazione che punta ad attrarre nuovi investitori creando una sinergia tra istituzioni nazionali e aziende private, creando i presupposti per una crescita complessiva e sostenibile dell’ecosistema venture capital. Seguendo quanto riportato dal Sole 24 Ore, Cdp Venture come soggetto attuatore fornirebbe anche servizi di supporto per aiutare le imprese, ad esempio nell’accesso agli appalti pubblici. Il Dipartimento, come amministrazione titolare del progetto, coordinerebbe un nucleo di rappresentanti delle pubbliche amministrazioni per identificare le sinergie con le imprese; l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale contribuirebbe a definire l’indirizzo strategico del fondo.
Il Programma strategico Intelligenza Artificiale 2022-2024
In attesa di conoscere ulteriori novità circa il Fondo da 600 milioni per l’IA annunciato direttamente del governo, è utile ricordare che, nel 2021, l’Italia aveva presentato il suo Programma strategico Intelligenza Artificiale 2022-2024, contenente 6 obiettivi, 11 settori prioritari e 3 aree di riferimento riassumibili in 24 policies da adottare nel triennio di riferimento.
Durante la seconda riunione del Comitato interministeriale per la transizione digitale, avvenuta a inizio luglio, tra i diversi temi affrontati (Banda larga e interoperabilità) sono state proposte alcune modifiche anche al Programma per l’IA approvato nel 2021, in sinergia con l’istituzione del Fondo da 600 milioni già citato.
Non ci sono ancora notizie ufficiali circa le tempistiche della revisione del Programma e della creazione del Fondo per l’IA in favore delle start up, ma la conferma arrivata dal Sottosegretario Butti è senza dubbio un’ottima notizia per lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale nel nostro Paese. La strategia del governo è quella di favorire gli investimenti privati attraverso la supervisione del fondo, il coordinamento e il monitoraggio svolto dalle istituzioni pubbliche.
Gli obiettivi di una strategia di medio-lungo termine
Considerando il delicato settore di riferimento sia in termini di sviluppo sia per quanto riguarda i rischi che ne derivano, il piano del governo sembra quello corretto almeno per tre motivi. In primo luogo si cerca di sviluppare una strategia nazionale che sia coerente dal punto di vista economico e che permetta di fare previsioni sul lungo-medio periodo; in secondo luogo la scelta degli investimenti permette al governo di tutelare i cittadini da possibili strumenti e applicazioni ad alto rischio per i loro diritti (in attesa dell’approvazione della legge europea sul tema); infine, il ruolo delle Istituzioni pubbliche sarà necessario anche per accompagnare le imprese e la pubblica amministrazione verso un cambiamento che ben presto inciderà sulla vita di tutti.