Se ricerca e imprenditorialità sono la chiave per lo sviluppo, servono ponti che consentano a una buona idea di prendere forma e diventare azienda.
Con questo obiettivo nel 2019 è nato LIFTT: un facilitatore dell’innovazione, una «holding evergreen», una business community.
Perché come afferma Stefano Buono, scienziato-imprenditore Presidente di LIFTT, credere in una buona idea è sempre la migliore idea possibile.
Oltre 103,9 milioni di capitali raccolti, un network di 206 investitori, 51 progetti in portafoglio, oltre 3800 i progetti analizzati. Questi sono solo alcuni numeri che fotografano l’attività di LIFTT quale Venture Capital che facilita il trasferimento al mercato dell’innovazione sviluppata negli atenei italiani.
«LIFTT è nato su iniziativa del Politecnico di Torino e Compagnia di San Paolo, tramite la Fondazione LINKS, con l’obiettivo di favorire l’incontro tra innovazioni e capitali, avvicinare queste innovazioni al mercato e trasferire tecnologia sul territorio» afferma Maria Cristina Odasso, Head of Business Analysis di LIFTT.
In altre parole, continua Odasso, «il progetto è nato con l’obiettivo di creare una sorta di ponte tra il mondo dei capitali e il mondo dei laboratori e dei centri di ricerca. Nel tempo il progetto è cresciuto, sono stati raccolti altri capitali e a oggi LIFTT è uno dei primi operatori di Venture Capital italiano che opera in ambito Deep Tech e Tech Transfer con un portafoglio di oltre 51 partecipate e un team di 25 persone».
In che modo facilitate il trasferimento tecnologico e l’estrazione di valore dai risultati della ricerca: in altre parole, dal pitch al portfolio, come operate?
«La filosofia è quella di intervenire quando l’idea di impresa sta nascendo, quando c’è consapevolezza che è stato generato un asse di valore e ci sono alcune persone che hanno il coraggio e la volontà di avviare un’attività imprenditoriale. Cosa facciamo per aiutarle? Nelle prime fasi le supportiamo innanzitutto per capire come impostare una società , perché è un’attività che va oltre il campo di competenze di un ricercatore o di un tecnologico. Aiutiamo dunque chi fa ricerca a capire cosa serve e come si possa creare un percorso di impresa, affiancando alla loro conoscenza tecnica, che identifica tutto quello che c’è da fare dal punto di vista dello sviluppo tecnologico, competenze business-oriented. Lavoriamo dunque gomito a gomito allo sviluppo dell’idea e alla costituzione dello spinoff, con l’apporto di capitali da un lato e l’apporto di competenze dall’altro».
Non solo dunque sottoscrizione diretta di capitale, siete investitori attivi.
«Lo siamo perché offriamo un supporto continuo. Abbiamo un team diversificato di persone che quotidianamente supportano i progetti. Normalmente, dal punto di vista finanziario, il contributo di investimento si inserisce all’interno di una scatola societaria, ma molto spesso prima ancora che la società venga costituita lavoriamo insieme ai team per facilitarne la costituzione: partiamo dunque dalla loro idea di impresa e dalla tecnologia che hanno sviluppato, li affianchiamo per capire come indirizzarsi al meglio in termine di applicazioni, contribuiamo finanziariamente alla costituzione e con un team di management supportiamo il percorso imprenditoriale. Chi segue il progetto affianca il team in modo continuativo, lo aiuta a identificare le problematiche che possono sorgere e a strutturarsi man mano che il percorso di crescita avviene. Perché quando la startup si costituisce, nella fase embrionale, ha bisogno di un certo tipo di supporto, ma via via che l’attività di sviluppo procede le necessità cambiano: la startup ha bisogno di strutturarsi di più, di acquisire nuove competenze dall’esterno, di fare attività di business development, di raccogliere altri capitali. In altre parole, cerchiamo di facilitare il percorso d’impresa delle nostre partecipate in tutte le sue fasi».
Nel vostro portafoglio, che è molto diversificato, troviamo anche imprese innovative nel campo Healthcare e Biotech.
«Considerato il background del management di LIFTT, operiamo anche nel campo Life Science con investimenti che perseguiamo con convinzione. Abbiamo investito in società Biotech che sviluppano terapeutici su diversi target e con diverse tecnologie, in società che sviluppano strumenti diagnostici e medical device a supporto di applicazioni cliniche. E abbiamo anche investimenti che supportano trend produttivi o di innesto di nuove tecnologie, come l’analisi cellulare e l’automazione dell’analisi cellulare. Insomma, guardiamo al mondo Biotech e Life Science a 360 gradi».
Recentemente avete partecipato a un round di investimento da 26 milioni di dollari in Evergreen Theragnostics, un’azienda impegnata nello sviluppo di radiofarmaci per i pazienti oncologici. Perché?
«Come si evince da recenti movimenti di mercato, l’ambito dei radiofarmaci sta diventando sempre più dinamico e interessante. Noi abbiamo identificato nella società tanti tasselli di operatività e di possibilità di competere che ci ha convinti a investire partecipando a questo grosso round».
Oltre a guardare con interesse i trend di mercato, quali sono i parametri che vi inducono a investire su una società ?
«Innanzitutto, l’unmet clinical need che la società va a soddisfare, il potenziale di mercato, il potenziale di pazienti, il percorso clinico in cui si inserisce l’innovazione tecnologica che si vuole sviluppare. Senza sottovalutare la valenza e la profondità scientifica che il progetto porta in dote e da cui si origina e il team dell’iniziativa, che deve avere una componente tecnico-scientifica, ma anche una componente manageriale che consenta di approcciare in modo corretto l’aspetto regolatorio e di sviluppo tecnologico».
Maria Cristina Odasso, diceva che LIFTT è nato con l’obiettivo di facilitare il trasferimento tecnologico. In Italia si denuncia la carenza di una reale cultura imprenditoriale nelle università e nei centri di ricerca, a differenza, per esempio, del mondo anglosassone. Voi, che cercate di contribuire a mettere a terra quello che nasce all’interno dell’accademia, in questi anni, dal 2019 a oggi, avete riscontrato dei cambiamenti?
«Oggettivamente in Italia c’è un gap probabilmente legato a questioni storiche e culturali, per cui c’è ancora tanto da lavorare per creare connessioni con i luoghi e le persone che generano conoscenza e tecnologia. In questi anni, però, abbiamo visto sorgere tante iniziative e l’asticella dell’attenzione si è alzata. Sicuramente da parte di chi fornisce capitali. Ma anche nei centri di ricerca si sta diffondendo l’attenzione verso la possibilità di avviare percorsi d’impresa. I centri di trasferimento tecnologico universitari stanno contribuendo a porre le basi di un linguaggio comune tra i due mondi».
Guardando al futuro, quali obiettivi si pone LIFTT?
«Il nostro obiettivo è far crescere il nostro portafoglio, investendo in diversi ambiti tecnologici ed esplorando l’edge della tecnologia. Il fattore della differenziazione per noi è molto importante. Guardiamo con molto interesse al mondo estero: ci prefiggiamo l’obiettivo di aiutare e supportare iniziative di scienziati-imprenditori italiani che lavorano all’estero.
Noi non siamo un fondo chiuso, ma una holding di partecipazioni e questo modello ci consente di essere sufficientemente flessibili e poter supportare progetti che, specialmente nel mondo Biotech, richiedono tempi di sviluppo molto lunghi.
Questo modello del capitale paziente, diverso rispetto a quello dominante, ci consente di essere flessibili sul profilo dell’investimento, mentre l’eterogeneità delle competenze del nostro team ci consente di approcciare i progetti da punti di vista diversi: ebbene, facendo leva su questo, vogliamo continuare a supportare lo sviluppo delle startup in modo organico e duraturo».