NLC, il venture builder che raccoglie la sfida dell’innovazione nel settore sanitario in Europa

NLC, il venture builder che raccoglie la sfida dell’innovazione nel settore sanitario in Europa

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Margherita Baroni

Perché ne stiamo parlando
È difficile portare innovazione nel settore life science e medtech. I problemi includono la necessità di imprenditori con esperienza in aziende early stage, la carenza di capitale di rischio disponibile e una cooperazione non ottimale in un mercato frammentato. Eppure, c’è chi ci prova e riesce a creare un ecosistema virtuoso in cui vincono tutti.

Il 40% dell’innovazione nel settore sanitario mondiale proviene dall’Europa, ma solo il 10% del capitale in fase iniziale è disponibile per sviluppare tali invenzioni e portarle ai pazienti. NLC, venture builder in healthtech, supporta gli inventori nel trasformare le loro innovazioni nel campo della tecnologia medica, della salute digitale o delle biotecnologie in un’impresa, ma facendolo anche su larga scala. Per questo, è stato riconosciuto come l’investitore healthtech di tipo early stage più attivo in Europa. Abbiamo chiesto ad Alessandro Radaelli, Venture partner presso NLC, di raccontarci il modello di “imprenditorialità su larga scala” che permette alle innovazioni di grande impatto di passare dall’idea alla realizzazione aziendale.

Quali sono i fattori che maggiormente frenano gli investimenti early stage in Europa?

«Molti progetti di ricerca in ambito universitario o accademico ospedaliero, ma anche in aziende già affermate, che hanno raggiunto proof of concept, spesso si trovano a lottare nella death valley, in cui diventano finanziariamente troppo onerosi per gli istituti di origine, ma con un livello di rischio troppo elevato per investitori. In ambito medtech, anche early stage VCs tipicamente richiedono un de-risking clinico, seppur iniziale, e una validazione esterna di market traction. Noi partiamo spesso con proof of concept che hanno una validazione di tipo preclinico e che stanno ancora valutando il product-market fit, ovvero la sintonia tra la soluzione proposta e il bisogno del mercato. Ed è un ambito in cui il rischio finanziario e il ‘time to exit’ sono proibitivi se si considera la struttura di fondi di VC tradizionale».

E come si vincono queste difficoltà?

«Il nostro team valuta più o meno 3mila tecnologie all’anno e integra tutti i fattori di interesse (clinico, tecnico e business) fin dall’inizio, coinvolgendo medici e investitori nel nostro assessment. Ma la chiave è farlo spesso e su tematiche in cui siamo strategicamente più interessati. Lo chiamiamo “entrepreneurship at scale”, e dopo aver costituito 125 aziende from the ground up, abbiamo sviluppato un processo di valutazione collaudata in cui ci prendiamo carico di capire e validare fattori essenziali che sono spesso trascurati da ricercatori e inventori. In altre parole, più sviluppiamo startup, più il nostro ecosistema e conoscenza di settore aumentano, e più diventiamo bravi a identificare le tecnologie e i team che hanno più potenziale di arrivare fino al paziente».

Quali sono le prospettive dei prossimi anni delle tecnologie sanitarie europee in fase iniziale?

«Ne avremo sempre più bisogno a livello sociale e ci sarà sempre più interesse ad investire in questo campo. La popolazione continua a invecchiare, le spese sanitarie continuano a crescere, mettendo pressione a sistemi sanitari e ospedalieri in cui la forza lavoro di specialisti e personale ausiliario inizia a scarseggiare. L’unico modo per sostenere questa crescita è promuovere cambiamenti radicali e innovazione a 360 gradi. Un altro fattore è il trend chiaro da parte di aziende del settore nel diversificare investimenti con attenzione all’external innovation e collaborazione con startup sempre più negli early stages. Questo è dovuto al fatto che mantenere e certificare prodotti sul mercato sanitario sta diventando sempre più oneroso e crea pressione sulla capacità di finanziare progetti interni di ricerca ad alto rischio. In più, c’è una consapevolezza crescente che lavorare a stretto contatto con centri di ricerca e startup offra la possibilità di creare un funnel di innovazioni molto più ampio e radicale di quello che si potrebbero ottenere con innovazione interne, con investimenti di tempo e denaro che sono spesso inferiori».

Che cosa accomuna le società che NLC ha in portafoglio, oltre a essere tutte early stage?

«Al momento NLC ha 85 società attive in portafoglio che operano nel medtech, digital health, biotech, e più di recente anche nel green health. Quello che cerchiamo sono tecnologie che hanno un chiaro impatto clinico e sociale, e che possono sostenere la prova del tempo, quello che chiamiamo un “unfair competitive advantage”, un vantaggio competitivo quasi ai limiti della regolarità. Tutte le nostre società sono fondate insieme a un imprenditore con grande esperienza nel campo e che spesso ha già diverse società early stage alle spalle. Inoltre, tutte le nostre società fanno parte di un ecosistema in cui promuoviamo contatti con Key Opinion Leader, aziende e investitori nel settore che siano frequenti e il prima possibile. Far parte di una comunità di più di 85 società porta altri vantaggi, di cui uno è la forza del gruppo di imprenditori nel creare un mindset comune ».

Ci parli di una startup in cui avete investito di recente?

«Sì, cito proprio un caso italiano. Abbiamo chiuso da poco una complessa operazione di investimento in StarTric, uno spinout del San Raffaele di chirurghi cardiaci e cardiologi interventisti nell’ospedale milanese. Si tratta di una startup medtech che sta sviluppando un dispositivo innovativo mininvasivo che permette la riparazione della valvola tricuspide, mediante un intervento endovasculare. Su questa società abbiamo condotto una due diligence molto ampia, mostrando la tecnologia a investitori, a medici di livello mondiale, ma anche a grandi aziende nel settore, molto attive nel settore delle valvole cardiache. Nello specifico tutti hanno trovato l’idea, la tecnologia e il team di StarTric molto forte. L’operazione comprende un primo investimento del nostro fondo nella società e fissa le basi per potenziali ulteriori round di investimento nei prossimi mesi».

Qual è il vostro metodo di lavoro?

«Penso sia proprio la capacità di creare molte aziende senza togliere l’attenzione alla qualità e l’impatto potenziale della tecnologia. NLC mantiene l’atteggiamento del founder che è disposto a rimanere coinvolto con l’azienda a lungo termine, ma anche dell’investitore dato che le nostre società hanno accesso ai nostri fondi, che operano come degli early stage VCs. Molti venture builders scelgono di partire con un focus in un campo specifico per poi cercare di crescere nel tempo, e spesso si prendono carico di agire come il CEO delle varie società senza però avere accesso diretto a fondi strutturati o a un ecosistema di investitori. A NLC, abbiamo deciso di partire proprio accelerando le nostre capacità nel fondare società early stage e sviluppare l’ecosistema di istituti di ricerca, imprenditori e investitori. Un ecosistema necessario per il successo del nostro modello di venture builder. Nel contempo ci stiamo specializzando creando delle aree di focus strategico, come l’area cardiovascolare e ortopedica, in cui coinvolgiamo aziende del settore in collaborazioni strutturali che teniamo in considerazione fin dalla selezione delle tecnologie che entrano nel nostro pipeline. Di recente siamo stati riconosciuti come l’investitore healthtech di tipo early stage più attivo in Europa. E di questo siamo molto fieri. Ma sinceramente ci sentiamo ancora all’inizio e c’è ancora un ampio margine di crescita per noi e per tutto il settore».

Keypoints

  • Molti progetti di ricerca che hanno raggiunto proof of concept, spesso diventano finanziariamente troppo onerosi e rischiosi
  • La ricetta di NLC si è sviluppata nel tempo e richiede un processo di valutazione strutturato e ad alto volume, e una mentalità da fondatore unita a quella di investitore
  • NLC ricerca tecnologie con un chiaro impatto clinico e sociale, e che possono sostenere la prova del tempo
  • NLC ha 85 società attive in portafoglio che operano nel medtech, digital health, biotech, e più di recente anche nel green health
  • Il Venture builder è stato riconosciuto come l’investitore healthtech di tipo early stage più attivo in Europa
  • NLC mantiene l’atteggiamento del founder che è disposto a rimanere coinvolto con l’azienda a lungo termine, ma anche dell’investitore dato che le nostre società hanno accesso ai nostri fondi, che operano come degli early stage VCs

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