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Sanità digitale, Conti (Ast Pesaro-Urbino): «Ok il PNRR ma serve collaborazione mercato-istituzioni»

Perché l’abbiamo scelto
Giancarlo Conti, ingegnere clinico e dirigente in sanità digitale, è il nostro innovatore del mese. Per una sanità pubblica digitale e sostenibile servono risorse adeguate, competenze trasversali e un cambio culturale. I fondi PNRR stanno accelerando la trasformazione digitale.

Sanità digitale: il PNRR accelera la trasformazione, cruciale la collaborazione mercato-istituzioni
Giancarlo Conti, Struttura Complessa Ingegneria Clinica e ICT, Azienda Sanitaria Territoriale Pesaro-Urbino

«L’innovazione nel settore sanitario pubblico può e deve procedere a piccoli passi ma su ampia scala, per portare benefici concreti a tutti i cittadini. Con la consapevolezza che non si innova da soli: è importante anche l’altra metà della mela, la collaborazione del mercato, che deve fornire soluzioni e prodotti innovativi da implementare nella pratica al fine di migliorare l’erogazione dei servizi e dei processi sanitari». Parola di Giancarlo Conti.

Quando lo incontriamo sono i suoi ultimi giorni alla direzione del “Dipartimento per la Sanità Digitale e l’Innovazione Tecnologica” (SaDIT) dell’Azienda Regionale della Salute, Ares Sardegna. Si sta preparando infatti a tornare nelle Marche, alla Struttura Complessa Ingegneria Clinica e ICT dell’Azienda Sanitaria Territoriale Pesaro-Urbino. Laurea in ingegneria elettronica a indirizzo biomedico, specializzazione in ingegneria clinica, un master in Diritto Sanitario e uno in Health Technology Assesment, per Conti «lavorare in ambito sanitario – dice – significa mettere le proprie competenze a servizio di qualcosa di utile per la popolazione: questo è fonte di costante motivazione e genera una soddisfazione doppia, perché si ha contezza dell’importanza del lavoro che si sta facendo».

Mentre si appresta al trasloco, parliamo di come il passaggio al digitale possa agevolare l’accesso ai servizi sanitari, semplificare i rapporti fra operatori sanitari e cittadinanza, supportare la continuità della cura, favorire una migliore assistenza territoriale.

«Tutto questo è possibile ed è abilitato dalla trasformazione digitale. In Italia, che non è fra i paesi più digitalizzati in generale e in sanità in particolare, c’è un grande margine di miglioramento e il PNRR sta giocando un ruolo chiave nel mettere a segno punti decisivi in questa partita».

Si riferisce alla Missione Salute, la sesta area di intervento prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?

«Sì. I finanziamenti previsti dalla Missione 6 – Salute si stanno rilevando determinanti per l’avvio di importanti progettualità per ridisegnare la reti di assistenza sanitaria ospedaliera e territoriale, innovando e digitalizzando il Servizio Sanitario Nazionale. Dovremmo altresì già pensare al dopo PNRR, quando l’Italia dovrà autonomamente coprire a regime i costi di conduzione e sviluppo di questi progetti, non confidando esclusivamente sulle possibili economie di gestione che la digitalizzazione potrà introdurre grazie alla ottimizzazione dei processi e dei percorsi di cura.

C’è inoltre un passaggio culturale importante da fare in termini di miglioramento della “digital skill”. Fortunatamente è un passaggio oramai relativamente semplificato dal fatto che, tanto gli operatori quanto i cittadini, sono in buona parte già relativamente smaliziati grazie allo sviluppo del digitale nel settore consumer che ha superato da tempo, in utilizzo, quello del settore professionale. Basti pensare che il medico è spesso facilmente indotto a condividere dati sanitari con il paziente tramite un sistema non specificatamente progettato – ma sicuramente molto immediato – come WhatsApp, in violazione alle norme sulla privacy e a discapito della integrità, tracciabilità e affidabilità del dato. Per evitare questo occorre rendere più user friendly i sistemi informativi sanitari migliorandone appetibilità e funzionalità a vantaggio sia degli operatori sanitari che dei cittadini.

Si è appena conclusa la sua esperienza di direttore del Dipartimento per la Sanità Digitale e l’Innovazione Tecnologica di Ares Sardegna. Quali le sfide aperte e i traguardi raggiunti?

«Tirando le somme, è stata un’esperienza eccezionale. La Sardegna ha un buon livello di digitalizzazione sanitaria rispetto a molte altre regioni italiane. La Regione ha favorito infatti già dai primi anni 2000 progettualità di perimetro regionale e molti sistemi informativi, attualmente distribuiti su tutto il territorio, sono standardizzati. Sono sistemi che oramai risalgono tecnologicamente a tre generazioni fa e i fondi del PNRR giungono al momento giusto per il necessario loro rinnovamento. Abbiamo lavorato intensamente insieme agli organi istituzionali per estendere la digitalizzazione ai processi clinico-assistenziali sia di ambito ospedaliero che territoriale ponendo particolare attenzione all’integrazione e all’interazione tra questi setting.
Sono due mondi che purtroppo dialogano ancora poco e questo genera eccesso di ricoveri in acuzie per patologie che potrebbero essere meglio gestite con una efficiente organizzazione territoriale, con soluzioni di telemedicina e con adeguate iniziative di prevenzione. Tale discrasia produce ancora oggi un elevatissimo consumo di risorse legato alla mole di ospedalizzazioni evitabili».

Il fine di innovare in sanità, in fondo, dovrebbe proprio essere curare sempre meglio, in maniera più efficiente e sostenibile. In questa direzione va il Piano Triennale di Sanità Digitale a cui ha lavorato il Dipartimento SaDIT?

«Obiettivo del piano, che è stato disegnato partendo dalle esigenze, dall’esistente e dalle disponibilità economiche, è implementare l’utilizzo delle tecnologie digitali in ambito sanitario per favorire la riorganizzazione e il miglioramento dei servizi sanitari regionali in termini di efficacia, efficienza, qualità, accessibilità e sicurezza delle cure, semplificando la comunicazione tra strutture sanitarie e cittadini, garantendo elevati livelli di sicurezza informatica. La cybersecurity è peraltro un indispensabile pilastro della sanità digitale. L’inserimento di una nuova tecnologia introduce sempre, sistematicamente, nuovi rischi che vanno calmierati, ridotti. Su questo fronte abbiamo messo in cantiere un innovativo progetto regionale, finanziato dalla Regione con ben 22 milioni di euro, finalizzato alla mitigazione dei rischi di cyber sicurezza associati alle nuove tecnologie digitali: dai sistemi informativi alle infrastrutture IT, dalle apparecchiature biomediche ai dispositivi IoT (Internet of Things).
Una ulteriore importante linea di azione è rappresentata dal cosiddetto “uso secondario” dei dati sanitari, ovvero il loro utilizzo in ottica data driven al fine di disegnare le politiche sanitarie, organizzare i servizi, programmare gli investimenti, e attuare le relative azioni sulla base di elementi oggettivi. Anche l’Europa sta promuovendo queste strategie che il Piano Triennale di Sanità Digitale declina a livello locale contestualizzando e disegnando il tracciato dei prossimi tre anni».

La sanità del futuro è digitale. E per arrivare a una piena adozione della telemedicina avete lavorato anche a un Piano operativo per l’incremento delle competenze…

«Il PNRR ha finanziato il Dipartimento con circa 10 milioni di euro per formare 27mila operatori sanitari. Non si tratta solo di acquisire le competenze per operare correttamente ed efficacemente sui sistemi informativi, ma anche di comprendere bene il valore del dato che viene condiviso. Spesso all’operatore sfugge che il dato, una volta inserito, intraprende un percorso articolato: viene reso disponibile per finalità di cura ad altri operatori sanitari ma viene anche trasmesso al livello regionale e agli organi centrali nazionali che lo analizzano e lo elaborano a fini di programmazione sanitaria, controllo della qualità e della appropriatezza dei servizi erogati, governo della spesa, monitoraggio epidemiologico dello stato di salute della popolazione, ecc. Di conseguenza la qualità del dato è essenziale».

Keypoints

  • Innovazione sanitaria: necessità di piccoli passi su ampia scala per benefici concreti ai cittadini
  • Collaborazione mercato-istituzioni: indispensabile per implementare nella pratica quotidiana  soluzioni digitali innovative
  • Ruolo del PNRR: finanziamenti cruciali per digitalizzare e innovare il Servizio sanitario nazionale
  • Il Piano Triennale di Sanità Digitale della Regione Sardegna: priorità su cybersecurity, telemedicina e semplificazione dei servizi
  • Formazione: 27mila operatori sanitari formati per una gestione efficace e consapevole dei dati grazie a finanziamenti PNRR di 10 milioni di euro
  • La Sardegna punta a ottimizzare la digitalizzazione territoriale grazie a progetti integrati e innovativi

 

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