Life Science e venture capital: come si muoveranno i fondi nel 2025 e cosa guiderà gli investimenti venture capital quest’anno?
Lo abbiamo chiesto a Pietro Puglisi che, nel 2019, ha fondato Claris Ventures, società di venture capital specializzata nel biotech; Lucia Faccio, responsabile di Sofinnova Telethon, il fondo italiano di investimenti early stage a sostegno di aziende biotech impegnate nello sviluppo di nuove terapie per malattie genetiche e/o rare (leggi qui l’intervista); e Barbara Castellano, partner di Panakès Partners, società di venture capital che investe nel settore healthcare.
Pietro Puglisi
Per quanto riguarda la tipologia di round, secondo Puglisi si andrà verso round più maturi e sindacati più ampi: quindi più fondi, istituzioni o singoli investitori che partecipano insieme a round di finanziamento, puntando su aziende in fasi di sviluppo più avanzate.
«In passato c’è stata la spinta a esplorare situazioni molto early, mossi dalla volontà di avvicinarsi all’innovazione e offrire qualcosa di unico alle case farmaceutiche, ma dato che negli ultimi anni le acquisizioni sono diventate sempre più late, vedo nel 2025 la necessità per i fondi di creare sindacati sempre più ampi per portare i nuovi prodotti sempre più avanti nelle fasi di sviluppo».
In altre parole, secondo Puglisi sarà prioritario arrivare a dimostrare non solo che il prodotto funziona, ma farlo in una fase clinica avanzata, «per essere d’interesse per le case farmaceutiche».
Sul fronte tecnologico, invece, «continueranno gli investimenti in ambito RNA», sulla scia del grande interesse catalizzato dalle tecnologie a RNA, anche a seguito del Premio Nobel assegnato a Victor Ambros e Gary Ruvkun i cui studi hanno aiutato a comprendere meglio il funzionamento dei microRNA. «Ci sono state alcune approvazioni importanti e alcune acquisizioni importanti, si pensi a Cardior Pharmaceuticals comprata da Novo Nordisk, e le tecnologie di delivery supportano finalmente un uso sempre più appropriato di farmaci basati sull’RNA».
Parlando invece di aree terapeutiche, Puglisi si dichiara ottimista e confida nell’innovazione e nel rendimento delle terapie oncologiche. «A inizio anno tutti dicono di avere in portafoglio tanta oncologia, e che quindi faranno meno deal in questo ambito, ma alla fine dei conti, a fine anno oltre la metà dei deal fatti ricade proprio in quest’area, quindi non vedo perché non essere bullish sul fronte oncologico anche per il 2025. Il need è ancora altissimo. Molto probabilmente, ci si concentrerà non tanto su nuovi meccanismi di azione, ma sul comprendere dove i meccanismi d’azione conosciuti non funzionano e, quindi, su come farli funzionare».
Se questi gli scenari generali, Puglisi anticipa che, dopo l’investimento di Claris Venture in Lever Bio, «presto annunceremo delle novità su questo fronte», ricordando che la «startup biotech torinese punta a capire come il microambiente tumorale sia di ostacolo alle immunoterapie e, di conseguenza, come rimuovere tale ostacolo per l’efficacia dei trattamenti».
Lucia Faccio
Oncologia sì, ma anche il cardiovascolare conquisterà sempre più l’attenzione degli operatori di venture capital, secondo Faccio. «Il trend è puntare su terapie che consentano il prolungamento della vita garantendone un’elevata qualità. Quindi c’è un grosso interesse per tutto ciò che afferisce all’ambito cardiovascolare. Basti guardare ai farmaci antiobesità che hanno implicazioni cardiometaboliche: abbiamo visto le vendite di Novo Nordisk e Lilly in quest’ambito». Dal canto suo, Sofinnova Telethon ha in portafoglio NanoPhoria, azienda che sta sviluppando una terapia innovativa per il trattamento dell’insufficienza cardiaca, e «avendo bellissimi dati preclinici, si prepara a portare il prodotto in fase clinica».
Altra area di interesse è lo sviluppo di prodotti farmaceutici per il trattamento di disturbi del sistema nervoso centrale, come le malattie di Alzheimer e Parkinson. «In questo ambito, un trend molto interessante sarà lavorare di più sui meccanismi di aggregazione patologica delle proteine, e quindi sui cosiddetti protein degraders: parliamo infatti di malattie legate all’accumulo di proteine misfolded, ossia “mal ripiegate” che, non assumendo la conformazione tridimensionale corretta, si accumulano causando una serie di patologie. Per cui riuscire a sviluppare molecole che vanno a degradare queste proteine suscita interesse».
Da non sottovalutare secondo Faccio anche la Women Healthcare. «La ricerca farmacologica è sempre stata testata in particolare sull’uomo e molto poco tipizzata sulla donna. Oggi assistiamo invece a un nuovo interesse nei confronti della salute femminile e riproduttiva». E su questo fronte ricorda come la startup danese Freya Biosciences abbia raccolto in un round di serie A un finanziamento di 38 milioni di dollari, da Sofinnova Partners insieme a Indaco Venture Partners, Angelini Ventures e altri investitori.
«Oggi – continua Faccio – l’approccio terapeutico sta evolvendo dal concetto di cura del sintomo al concetto di risoluzione del problema, e in questo senso gli approcci di terapia genica hanno la potenzialità di curare risolvendo il difetto genetico che causa la malattia. Nel portafoglio di Sofinnova Telethon abbiamo AAVanguarde, azienda che nasce dalla ricerca Telethon sulle malattie retiniche ereditarie ed è in clinica per il trattamento della retinite pigmentosa associata a Usher 1b. Sono i primi passi per dimostrare la sicurezza ed efficacia di questa piattaforma per la terapia genica e potenzialmente la sua applicazione a malattie di più largo impatto». Quindi, attenzione anche alle terapie geniche e cellulari: hanno il potenziale di trasformare radicalmente il panorama delle terapie, «il mondo farmaceutico dalla cura dei sintomi alla risoluzione della malattia».
Barbara Castellano
«Il 2024 ha mostrato segni positivi di ripresa per gli investimenti del settore e per le attività di M&A. L’intelligenza artificiale l’ha fatta da padrona: gli investimenti su progetti legati all’Ai applicata al biotech sono aumentati del 300% nel 2024 rispetto al 2023, e questo trend, se ne sta discutendo anche alla J.P. Morgan Conference, continuerà anche nel corso del nuovo anno», ha spiegato Barbara Castellano, che ricorda come l’intelligenza artificiale, nell’ambito del drug discovery, possa migliorare le attività di sviluppo dei farmaci e i protocolli di ricerca, ma non solo. L’Ai applicata agli strumenti diagnostici può migliorarne la precisione, si pensi agli strumenti di imaging. «Anche noi come Panakes abbiamo investimenti in questo settore». Ne è un esempio SamanTree, azienda che ha raccolto 14 milioni in un round Serie B per il suo software basato sull’intelligenza artificiale che guida e supporta il chirurgo nella rimozione dei tumori.
«L’invecchiamento della popolazione e l’aumento di patologie complesse spingono inoltre gli investimenti verso la medicina personalizzata e di precisione: diagnostica avanzata e biomarcatori per selezionare pazienti da indirizzare a terapie sempre più mirate. Un esempio è CorFlow, azienda nel nostro portafoglio che ha raccolto 44 milioni di euro per un dispositivo diagnostico e di somministrazione di farmaci che identifica ostruzioni microvascolari dopo impianti di stent cardiaci, permettendo trattamenti personalizzati».
Cardiovascolare, oncologia, immunoterapia e vaccini a RNA rimangono dei target di investimento nel settore del biotech, così come le patologie metaboliche (obesità), continuano ad attirare capitali. Basti pensare a Verdiva Bio che ha appena aperto il 2025 con il più grande round Serie A chiuso da una startup europea, raccogliendo 410 milioni di euro per sviluppare soluzioni terapeutiche innovative per perdere peso.
«A fine anno abbiamo assistito anche a un numero interessante di operazioni M&A sui medical device terapeutici e sono in aumento le acquisizioni di dispositivi terapeutici ospedalieri, con operazioni rilevanti da parte di colossi come J&J (che ha acquisito Shockwave Medical per 13,1 miliardi di dollari), Striker ed Edwards Lifesciences».
A inizio anno Striker ha acquisito Inari, azienda specializzata nello sviluppo di dispositivi medici per il trattamento delle malattie venose, per 4,9 miliardi di dollari, e Boston Scientific ha stipulato l’accordo per l’acquisizione di Bolt Medical, che ha sviluppato dispositivi medici avanzati per il trattamento della malattia coronarica. E proprio alla J.P. Morgan Conference è stata annunciata l’acquisizione da parte di J&J di Intra-Cellular Therapies, azienda specializzata nello sviluppo di farmaci neurologici, per 14,6 miliardi di dollari.
Transazioni che riflettono, secondo Castellano, un ritorno d’interesse verso i dispositivi terapeutici, dopo il boom negli anni passati dei dispositivi per telemedicina e remote monitoring.
Da non sottovalutare poi l’attenzione per il Mental Health. E altro settore che attirerà gli investimenti è il Women Healthcare. Nel 2024 la FemTech Flo Health ha raccolto più di 200 milioni di dollari in un investimento di serie C da General Atlantic ed è la prima app per la salute delle donne che raggiunge lo status di unicorno. «Ora c’è molta attenzione alla sostenibilità e al gender diversity e anche questo, oltre al fatto che c’è un unmeet clinical need, può orientare alcuni degli investimenti proprio sulla salute delle donne».
«C’è abbastanza ottimismo, insomma, per gli investimenti in Life Science. E con la nuova amministrazione americana che potrebbe allentare le normative antitrust si prevede un aumento delle operazioni M&A» conclude Castellano, sottolineando che l’attenzione degli investitori è più alta per investimenti più maturi, su progetti cioè che hanno almeno le Proof of Concept sui pazienti.