Il 9 dicembre 2023 è una data che resterà nella storia, perlomeno del mondo digital. È stato infatti compiuto un importante passo lungo il percorso di adattamento alla trasformazione tecnologica, non tanto e non solo per mettere paletti, ma anzitutto per trarre i maggiori benefici dai nuovi strumenti intelligenti. Dopo oltre due anni di trattative e un negoziato finale di oltre 36 ore, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo (provvisorio) sull’AI Act, il regolamento dell’Unione sull’intelligenza artificiale.
Facciamo un piccolo recap. Si tratta del primo pacchetto di regole chiave a cui tutti i membri della comunità europea si devono attenere. Attraverso l’adozione di una serie di norme che entreranno via via in vigore, l’obiettivo è rendere i sistemi di IA immessi sul mercato europeo degli strumenti sicuri, affidabili ed equi, nel pieno rispetto dei diritti e valori fondamentali dell’Unione Europea. Oltre alla sicurezza pubblica, all’ambiente e alla democrazia, è stata rivolta grande attenzione anche al tema della tutela della privacy e della salute. Proprio in quest’ultimo ambito, l’impatto dell’utilizzo su larga scala di sistemi e dispositivi dotati di intelligenza artificiale potrebbe portare un consistente risparmio di risorse e un’accelerazione verso la medicina personalizzata e le terapie digitali. O anche più semplicemente al vasto panorama delle health app, applicazioni per la salute che sono in grado di aumentare l’adesione alle terapie da parte dei pazienti e promuovere l’adozione di stili di vita sani.
L’accordo, a cui ci si lavorava da anni anche per porre le basi per la diffusione di sistemi e applicazioni basati sull’intelligenza artificiale all’interno dell’intero sistema salute, non ha solo una finalità normativa in sé. L’obiettivo dichiarato dell’Unione Europea, infatti, è anche incentivare tutti gli investimenti e le innovazioni nel campo dell’intelligenza artificiale, favorendo lo sviluppo di un mercato che è certamente complesso, ma che ha anche enormi potenzialità, nel settore health e non solo.
Una legge per favorire la diffusione dell’intelligenza artificiale
Quando si parla di algoritmi di intelligenza artificiale, la sfida principale consiste nel riuscire a promuovere l’innovazione e l’adozione dei nuovi strumenti tecnologici nel pieno rispetto dei diritti fondamentali delle persone. Oltre alle questioni legate alla sicurezza, sia nel pubblico sia nel privato, è importante stabilire degli standard globali di riferimento per evitare squilibri economici. L’aspetto più controverso del dibattito europeo ha riguardato l’uso dell’intelligenza artificiale da parte della polizia, nello specifico per quello che riguarda l’utilizzo di software predittivi per stabilire la probabilità che venga commesso un reato. Del resto, l’intelligenza artificiale ha le potenzialità per individuare espressioni facciali e tratti distintivi di un ipotetico criminale, ma con quale livello di incertezza? E soprattutto, eventuali errori quali conseguenze determinerebbero all’interno della società?
Su questi temi si è a lungo dibattuto, al tavolo delle trattive, perché numerosi paesi sostenevano misure molto restrittive, mentre altri come Italia, Ungheria e Francia avevano una posizione relativamente più permissiva. La proposta di ridurre i divieti per la polizia e promuovere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale aveva come principale scopo l’antiterrorismo, in vista anche delle olimpiadi di Parigi 2024. Il timore della maggioranza dei paesi europei e delle istituzioni riguardava il rischio che si verificassero discriminazioni o ingiustizie sulla base di tratti sensibili come etnia, opinioni politiche e credenze religiose. Il risultato finale è stato frutto di un compromesso: il riconoscimento facciale, salvo casi eccezionali, tra cui il rischio terroristico, non è consentito, come anche l’utilizzo di sistemi tecnologici avanzati per calcolare il punteggio sociale, con cui ogni cittadino ottiene un giudizio sulla base dei comportamenti quotidiani. In Cina, per esempio, questo sistema di valutazione ha ampia diffusione e condiziona l’accesso a particolari servizi, finendo peraltro per avere ripercussioni anche in ambito sanitario. Rimane da chiarire, all’atto pratico, come e in quali circostanze le forze dell’ordine potranno servirsi dell’intelligenza artificiale perché le casistiche indicate come legittime sono alquanto vaghe (per esempio “seri crimini” e “prevenzione di attacchi terroristici”).
Di fatto, oltre a definire i caratteri generali dei modelli di intelligenza artificiale e suddividerli in base alle applicazioni, è stato esteso l’elenco dei divieti per una migliore tutela dei diritti e per evitare l’autorizzazione di un’ampia gamma di sistemi ad alto rischio. Per esempio, è vietata la manipolazione cognitivo comportamentale, la cancellazione non mirata di immagini facciali da Internet o da filmati di telecamere a circuito chiuso, il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro e negli istituti scolastici e tanto altro.
Ma che c’entra tutto questo con il comparto della salute? Molto: resta da capire, in particolare, se numerose applicazioni dell’intelligenza artificiale nell’ambito healthcare e vari dispositivi medici possano rientrare nella categoria ad “alto rischio”. L’AI Act prevede che rientrino in questo gruppo le tecnologie che impattano in maniera decisiva sulla salute e sulla sicurezza delle persone. Va da sé che se un software viene utilizzato per la diagnosi e per lo screening di forme tumorali, possa rientrare a pieno in questa categoria, perché c’è una possibilità sia di errore sia discriminazione, con conseguenze anche molto gravi. Rimane da capire, comunque, in che classe rientrano i dispositivi medici di utilizzo diffuso, ma anche quale sia l’impatto giuridico di eventuali sovrapposizioni normative tra regolamenti europei e altre leggi vigenti.
L’impatto ancora incerto sul mondo salute
Spesso si ripete che l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando il settore sanitario con l’obiettivo di sostenere i medici nella pratica quotidiana e di migliorare l’approccio terapeutico ai pazienti. Oltre ai dispositivi per l’acquisizione di dati in tempo reale e ai robot medici che basano il loro funzionamento proprio sull’apprendimento automatizzato, anche numerosi dispositivi medici incorporano software intelligenti o basati sul metaverso. Le nuove tecnologie intelligenti possono ridurre i costi sanitari, evitando numerose ricadute e promuovendo la medicina personalizzata e a domicilio. Studi scientifici hanno già ampiamente dimostrato come i sistemi di machine learning siano in grado di migliorare la prognosi dei pazienti e di produrre diagnosi sempre più precise e accurate. Come su tutto questo impatterà l’AI Act è ancora difficile a dirsi, come sottolineano anche gli esperti, sia perché il percorso attuativo del regolamento è ancora da definire, sia perché le nuove regole si inseriranno in un mondo – quello della salute – già molto più regolamentato di tanti altri.
Già oggi la maggior parte delle aziende che operano nel settore salute utilizzano l’intelligenza artificiale o il machine learning, pur non potendo sfruttare a pieno le loro potenzialità. Secondo un’analisi condotta da Statista, il mercato globale dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario sta vivendo una crescita impressionante, con previsioni che indicano un valore di quasi 188 miliardi di dollari entro il 2030, in aumento moltiplicativo rispetto ai 11 miliardi di dollari del 2021.
Nei prossimi mesi i lavori proseguiranno per definire i dettagli tecnici del nuovo regolamento, e qui su Innlifes continueremo a parlarne e ad approfondire gli elementi concreti che emergeranno.