Dal 1989, BIC Incubatori FVG supporta e promuove l’innovazione in Friuli Venezia Giulia, e con uno sguardo rivolto al futuro, continua a essere un punto di riferimento per le imprese che vogliono crescere e innovare in un contesto dinamico e in continua evoluzione.
Alberto Steindler, Direttore Generale di BIC Incubatori FVG, accompagna INNLIFES a conoscere «il primo incubatore d’impresa italiano, che da NordEst guarda al resto d’Europa per contribuire allo sviluppo economico e tecnologico del territorio».
Come è nato BIC Incubatori FVG?
«BIC Incubatori FVG nasce alla fine degli anni ’80, quando Romano Prodi, allora presidente dell’IRI, durante un viaggio negli Stati Uniti scopre il modello degli incubatori d’impresa e decide di importarlo in Italia, individuando in Trieste e Genova le aree dove avviare i primi incubatori. BIC è stato inaugurato nel febbraio 1989.
Nel corso degli anni, la gestione di BIC è passata dalle mani pubbliche a quelle private. Dapprima controllato da enti locali e dalla Camera di Commercio, successivamente il controllo è passato a Sviluppo Italia (oggi Invitalia) e poi, nel 2009, alla Regione Friuli Venezia Giulia, che con Friulia ha ristabilito l’equilibrio economico della società. Nel 2021, BioValley Investments ha acquisito BIC, trasformandolo in una realtà completamente a capitale privato, un unicum rispetto alle altre strutture dell’innovazione regionale».
Da incubatore d’impresa a hub dell’innovazione: possiamo descrivere così l’evoluzione di BIC FVG?
«Sì. Sicuramente. L’obiettivo originario di BIC era aiutare la nascita di imprese innovative, contribuendo alla valorizzazione del territorio. Con il tempo, ci siamo evoluti in un vero e proprio hub dell’innovazione, dove accogliamo non solo startup, ma anche PMI che desiderano crescere e innovare. Oggi ospitiamo oltre 40 imprese con un fatturato aggregato di 84 milioni di euro (dati 2022). La nostra forza sta nel mix virtuoso di aziende che collaborano tra loro, e possono condividere competenze e sviluppare progetti comuni, creando un ecosistema fertile per l’innovazione».
In che modo BIC supporta concretamente la creazione e lo sviluppo delle imprese?
«Offriamo un supporto a 360 gradi, partendo dalla fornitura di spazi fisici attrezzati e pronti all’uso, che permette agli imprenditori di concentrarsi esclusivamente sul business. Spesso, nelle fasi embrionali, le startup sono infatti impreparate a gestire aspetti amministrativi, fiscali e burocratici. Noi forniamo tutto ciò che serve, dagli spazi attrezzati alla gestione delle utenze, fino a servizi più avanzati di consulenza sugli aspetti regolatori (molte società operano nel mercato delle tecnologie per la salute che per essere messe in commercio devono seguire un iter complesso), la protezione della proprietà intellettuale, marchi e brevetti, l’accesso ai mercati internazionali… In altre parole, BIC è un centro di ascolto intelligente che anticipa i fabbisogni delle imprese e può soddisfarli grazie a un network di professionisti. In pratica, creiamo un ambiente dove le imprese possono crescere senza doversi preoccupare delle incombenze burocratiche e logistiche, concentrandosi invece sulla loro missione principale: innovare».
Quali settori sono maggiormente rappresentati tra le imprese ospitate da BIC?
«I settori principali sono biotech/medtech e digitale. Circa 30 delle 40 aziende ospitate operano in questi campi, dove per altro non sempre c’è un confine così netto, ma abbiamo anche imprese che si occupano di progettazione navale e servizi per la navigazione e altre che operano nel settore culturale. Questa diversificazione alimenta un ecosistema dinamico e multidisciplinare, in cui le aziende possono beneficiare di sinergie e collaborazioni tra settori differenti».
BIC contribuisce alla valorizzazione dell’innovazione made in FVG anche grazie alla sua collocazione geografica: nell’estremo nordest d’Italia, con lo sguardo rivolto all’Europa?
«BIC si trova in una posizione strategica all’interno di una zona industriale che copre tre comuni: Trieste, San Dorligo e Muggia. Questa collocazione favorisce l’interazione tra le aziende ospitate e altre realtà innovative presenti nell’area industriale Coselag che ospita molte aziende con cui le realtà insediate in BIC collaborano, creando un ecosistema industriale integrato.
Inoltre, facciamo parte di EBN (European Business Innovation Centres Network), che collega quasi 200 hub dell’innovazione in tutta Europa. Questo network ci consente di offrire alle nostre imprese l’opportunità di espandere il loro raggio d’azione, un accesso facilitato a mercati geografici e settori merceologici diversificati e trovare partner industriali e commerciali in tutta Europa. Grazie a questa rete, abbiamo infatti rapporti con una base di quasi 10.000 imprese supportate da vari incubatori in tutta Europa».
BIC è un incubatore certificato?
«Sì. BIC è un incubatore certificato che garantisce un alto standard di qualità e consente alle startup di accedere a risorse e conoscenze preziose per il loro sviluppo.
Un esempio significativo è Eufoton, una società che produce laser per uso medico. Partita con un piccolo laboratorio all’interno del BIC, Eufoton ha gradualmente ampliato i suoi spazi man mano che il mercato cresceva, fino a diventare un player internazionale con esportazioni in vari paesi. Un percorso simile è stato intrapreso da altre aziende, come WiQo per esempio, che produce cosmetici, e ha saputo sfruttare appieno la struttura modulare di BIC per il proprio percorso di crescita. Ora che il mercato di riferimento è cresciuto così come la produzione, all’interno di BIC ha mantenuto la ricerca e lo sviluppo spostando altrove l’attività manifatturiera».
Quali sono le principali caratteristiche degli spazi che offrite alle aziende?
«Come dicevo, essere un’azienda incubata presso BIC Incubatori FVG significa avere accesso a una serie di vantaggi che facilitano la gestione quotidiana dell’attività. Disponiamo di circa 70 laboratori di varie dimensioni, dagli uffici per startup che necessitano solo di scrivanie e computer, a laboratori di 200 metri quadrati che possono essere anche aggregati tra loro, laddove servissero spazi maggiori. Gli spazi sono flessibili e possono essere adattati alle specifiche esigenze delle aziende. Per esempio, un’azienda che si occupa di biologia molecolare avrà bisogno di laboratori con cappe aspiranti e frigoriferi biologici. Inoltre, abbiamo recentemente completato un’importante digitalizzazione dell’incubatore, con un paradigma innovativo: abbiamo costruito un data center e un’innnovativa infrastruttura di rete che garantisce a ogni azienda una gestione sicura e veloce delle proprie risorse digitali, mantenendone appieno la governance. Primo esempio è Trieste Valley che mette a disposizione il proprio HPC (High Performance Computer), ospitato nel nuovo data centre, alle società che hanno esigenze di supercalcolo. Ma al di là degli aspetti logistici, la nostra forza è legata alla capacità di anticipare i bisogni delle imprese e di adattarci ai cambiamenti del mercato. Continueremo a investire nelle infrastrutture digitali e nel potenziamento dei nostri servizi, per garantire alle aziende ospitate un ambiente sempre più stimolante e innovativo. Inoltre, crediamo nella forza del networking: essere parte della rete europea degli incubatori ci offre la possibilità di espandere ulteriormente le opportunità per le imprese, favorendo collaborazioni internazionali e l’accesso a nuovi mercati».