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BIDAP: un punto di incontro tra privacy e condivisione del dato è possibile

Perché ne stiamo parlando
Il 21 marzo si è svolto a Milano BIDAP – Big Data and Privacy Health Forum, occasione di confronto sul dato sanitario e il suo utilizzo. Negli interventi dei diversi stakeholder, pubblici e privati, la strada per trovare una sintesi fra il diritto alla privacy e l’uso dei dati per l’interesse pubblico.

BIDAP: un punto di incontro tra privacy e condivisione del dato è possibile

Protezione della privacy personale contro interesse di pubblica utilità: è questo l’apparente conflitto che è emerso durante BIDAP – Big Data and Privacy health Forum che si è tenuto ieri presso il Grattacielo Pirelli di Milano.

Apparente perché dai vari interventi che si sono susseguiti nel corso della giornata, organizzata da Regione Lombardia in collaborazione con INNLIFES, è stato possibile intravedere un punto di incontro capace di far convivere e bilanciare questi due interessi in apparenza divergenti. Ciò non significa che non permangano delle zone grigie che richiedono di essere approfondite, ma che un confronto a riguardo possa avere luogo su una “piattaforma” di discussione condivisa.

Le difficoltà nell’utilizzo dei dati sanitari secondari

La difficoltà in questo bilanciamento è stata sottolineata in apertura di conferenza da Guido Bertolaso, Assessore al Welfare di Regione Lombardia. Nel suo intervento Bertolaso ha evidenziato come la possibilità di disporre dei dati che riguardano la situazione di salute di tutti i cittadini della Regione è di importanza fondamentale. Una consapevolezza che è emersa in modo ancora più immediata durante l’emergenza Covid e che oggi è focalizzata sulla medicina predittiva.

Nelle sue considerazioni, Bertolaso ha segnalato che gli ostacoli che il suo assessorato incontra nell’utilizzo dei dati sanitari sono soprattutto di natura burocratica, regolatoria e legale. Criticità simili a quelle segnalate da Domenico Mantoan, Direttore Generale Agenas, che nel suo intervento ha descritto gli ingenti investimenti in essere sulla telemedicina e sulla digitalizzazione della sanità.

Un impegno che richiede l’impiego dei dati sanitari secondari anonimizzati che Giovanni Corrao, Professore Ordinario di Statistica presso l’Università degli Studi Milano-Bicocca e moderatore dell’evento insieme ad Andrea Marcellusi, Research Fellow presso il CEIS-EEHTA, ha descritto nel corso del suo intervento introduttivo.

Sempre Corrao ha sottolineato come ricerca e cura sono interconnesse fra loro, e l’utilizzo dei dati sanitari è necessario per realizzare la programmazione, i modelli predittivi, e la determinazione dei fabbisogni sanitari. Connessione sottolineata anche da Mantoan che ha quindi evidenziato la necessità che il mondo dei giuristi capisca quali siano le necessità del mondo della sanità, proprio perché l’universo della cura ha bisogno della ricerca.

Le rigidità normative e la disponibilità al confronto

Le conseguenze di questa rigidità normativa sul dato sulla ricerca clinica sono state evidenziate da Marco Baccanti, Direttore Generale di FITT – Fondazione Innovazione e Trasferimento Tecnologico. Gli investimenti di ricerca in Italia sono pari a 700 milioni di euro l’anno, equivalenti allo 0,7% del totale di quelli effettuati in ricerca a livello globale. Un livello così basso di investimenti è dovuto all’estrema mobilità di questi ultimi, sempre alla ricerca di opportunità da cogliere presso paesi che offrono le migliori condizioni di competitività, anche per quel che riguarda l’aspetto regolatorio.

Si tratta di considerazioni che sono ben presenti a livello istituzionale, come sottolineato dall’On. Simona Loizzo, Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla sanità digitale e le terapie digitali, che nel corso del suo intervento ha voluto rimarcare l’impegno da parte dei componenti dell’intergruppo a superare tutte le barriere che limitano la diffusione della sanità digitale e quindi anche l’utilizzo dei dati sanitari.

Ostacoli da parte della burocrazia sul problema della privacy, con particolare riferimento ai dati sanitari sensibile e ultrasensibili, che secondo Ettore Figliolia, membro dell’Avvocatura Generale dello Stato, derivano da una non esatta conoscenza delle norme comunitarie e nazionali. La giurisprudenza ha infatti riconosciuto il carattere assoluto del diritto alla riservatezza del dato di carattere sanitario. Figliolia ha anche chiarito che la disponibilità di tale dato è governata dall’utilizzo che si fa di esso, applicando in questi casi il cosiddetto test di minimizzazione: si verifica se il dato è utile e si valuta se il suo uso è di interesse perché in grado di soddisfare un’esigenza di pubblica utilità.

Considerazioni, quelle di Figliolia, che sono generalmente condivise dalla posizione espressa da Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali. Nel suo intervento Scorza ha sottolineato che il diritto alla privacy in relazione al dato sanitario secondario non è in astratto in contrasto con il diritto al suo utilizzo anonimizzato in favore della comunità. Tale assunto è riscontrabile anche nelle norme relative al GDPR, che non si occupa solamente della protezione del dato personale, ma anche di favorire la circolazione del dato in ambito Europeo.

Le applicazioni pratiche dei dati sanitari

Giovanni Delgrossi, Direttore Unità Organizzativa Sistemi Informativi e Sanità Digitale Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia ha illustrato nel suo intervento il Piano Strategico di Sanità Digitale della Regione. Delgrossi ha messo in evidenza come la disponibilità di dati in tempo reale permette il monitoraggio dell’andamento dei servizi sul territorio (FSE, cartella clinica elettronica, CUP) e il supporto al governo strategico. In tale contesto è necessario che il dato sia interoperabile, e quindi disponibile ai professionisti sanitari nel momento del bisogno, in qualsiasi luogo e su qualsiasi dispositivo.

Caratteristiche nella gestione dei dati sanitari che è stato possibile rilevare anche nelle case histories che si sono alternate nella sessione moderata da Olivia Leoni, Direttore Unità Operativa Osservatorio Epidemiologico e Sistemi Informativi, DG Welfare Regione Lombardia. Durante questa parte di conferenza si sono alternati relatori di alcune delle principali realtà ed iniziative impegnate in vario modo nella gestione dei dati sanitari: Davide Zaccagnini (CEO Agora Labs), Franco Iachini (CEO e Founder Infosat), Salvo Leone (CEO AMICI Itali), Luisa Zuccolo (Research Group Leader all’Health Data Science Centre presso l’Human Technopole), Massimiliano Masnada (Partner Hogan Lovells).

L’utilità del dato sanitario

Nella sessione pomeridiana Gianluigi Greco, Presidente di AIXIA ha illustrato come l’intelligenza artificiale sia già oggi, e lo sarà sempre più in futuro, una tecnologia imprescindibile nella gestione del dato sanitario. Carlo Nicora, Vicepresidente FIASO, ha rimarcato l’attenzione sulla misurabilità del dato, ponendo nuovamente l’accento sulla disponibilità che esso sia reso disponibile. Infine, Giuseppe Cirino, Presidente della SIF, e Gianluca Trifirò, coordinatore del Gruppo di Lavoro in Farmacovigilanza, Farmacoepidemiologia, Farmacoeconomia & Real World Evidence (3F&RWE) della SIF, hanno illustrato la differenza che intercorre fra il dato secondario e le Real World Evidence.

Collaborazione fra pubblico e privato

L’ultima parte della conferenza, moderata da Giuseppe Banfi, Direttore Scientifico presso l’Istituto Galeazzi e Professore dell’Università della Salute San Raffaele, e Alessandro Venturi, Presidente della Fondazione S. Matteo Pavia, è stata dedicata alla collaborazione fra pubblico e privato.

Con il suo intervento Roberto Triola, Responsabile Trasformazione Digitale di Farmindustria, ha sottolineato come l’industria farmaceutica abbia in essere delle collaborazioni che prevedono l’impiego di dati secondari. Tuttavia, le aziende farmaceutiche sarebbero interessate affinché si delinei una strategia nazionale sulla sanità digitale che comprenda anche una data strategy, con la creazione di authority nazionali in grado di dare l’assenso all’utilizzo dei dati.

Diana Pozzoli della Fondazione Cariplo ha illustrato le iniziative della Fondazione dedicate all’ambito dei dati sanitari, sottolineando come in questo ambito la loro ricerca di collaborazione è improntata al perseguimento dei migliori risultati per la salute dei pazienti e della qualità.

Infine, Massimo Monturano, Referente del Cluster Lombardo delle Scienze della Vita, partendo dalla constatazione che i dati resi disponibili per le analisi sono solo una piccola parte del totale teorico utilizzabile, ha proposto una riflessione sull’impiego di diverse forme di autorizzazione al loro utilizzo.

Keypoints

  • Ieri si è tenuto a Milano BIDAP – Big Data and Privacy Health Forum, organizzato da Regione Lombardia in collaborazione con INNLIFES, ha avuto come tema portante l’utilizzo del dato sanitario secondario
  • L’insieme degli interventi che si sono susseguiti durante l’evento hanno messo in luce che, a livello giuridico e regolamentare, il conflitto fra protezione della privacy personale e interesse di pubblica utilità sia in realtà più apparente che reale
  • I paletti legali che talvolta non permettono un libero accesso al dato anche in presenza di un interesse di pubblica utilità sono spesso fondati su una scarsa conoscenza delle normative italiane ed europee
  • Le difficoltà a livello regolamentare sull’utilizzo dei dati secondari anonimizzati sta riducendo in modo decisivo le opportunità di ricerca, e i relativi, investimenti, in Italia
  • La piena disponibilità dei dati sanitari permetterebbe a enti e soggetti dell’ecosistema sanitario di poter offrire di sistemi di analisi avanzati e di disporre di strumenti utili per gestire strategicamente la politica sanitaria

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