La Fondazione Telethon è un’istituzione di eccellenza nel panorama della ricerca scientifica italiana sulle malattie rare e ultra-rare. Sin dalla sua fondazione, ha sostenuto oltre 3.000 progetti di ricerca, offrendo nuove speranze a migliaia di pazienti affetti da patologie spesso ignorate dai grandi investitori. È recente l’annuncio dei 22 progetti vincitori del terzo round del bando multi-round, finanziati con quasi quattro milioni di euro grazie alle donazioni dei cittadini. Il bando multi-round, avviato nel 2021, permette ai ricercatori di presentare i propri progetti in quattro occasioni nell’arco di tre anni, potendoli eventualmente rivedere e ripresentare sulla base dei commenti della Commissione Medico Scientifica (CMS) e dei revisori esterni.
Come avviene la valutazione dei progetti per ottenere i finanziamenti da Telethon
La valutazione dei progetti è avvenuta tramite il metodo della peer review, ispirato alle principali agenzie internazionali di finanziamento della ricerca. La CMS di Telethon è composta da 28 membri che, per il terzo round, si sono avvalsi del supporto di 199 revisori esterni. Celeste Scotti, Direttore Ricerca e Sviluppo della Fondazione, sottolinea l’importanza dell’indipendenza e dell’imparzialità nel processo di valutazione: «Il modo in cui operiamo è vicariato dal modello dell’NIH americano. Siamo del tutto indipendenti ed esternalizziamo completamente la revisione scientifica dei progetti, valutati da ricercatori senza legami diretti col sistema della ricerca italiana. È una commissione di alto profilo».
Duecento revisori esterni hanno ammesso: progetti di ricerca di altissimo livello
Una commissione che ha affermato di apprezzare molto la qualità dei progetti portati avanti in Italia. «Riceviamo feedback molto positivi dai revisori internazionali», afferma Scotti. «Questo è un chiaro indicatore dell’importanza del lavoro svolto dai ricercatori italiani nel campo delle malattie genetiche rare. Se fossi un giovane ricercatore, non avrei dubbi a investire la mia carriera in questo campo in Italia. Siamo all’avanguardia nel mondo e possiamo sviluppare una carriera di grande successo».
Il ruolo dell’Italia nelle malattie rare e i margini di miglioramento
In effetti, l’Italia ha un ruolo significativo nella ricerca sulle malattie rare, con un ecosistema ben sviluppato e diverse aziende farmaceutiche che stanno investendo in terapie per queste patologie. E il modello a cui guardare per capire come eccellere in questo campo è Telethon. La sua missione principale è quella di sostenere progetti innovativi che possano portare a nuove terapie per le malattie genetiche rare, sia operando principalmente come un’agenzia di finanziamento alla ricerca, sia gestendo due istituti di ricerca: il TIGEM a Pozzuoli, interamente di proprietà di Telethon, e il TIGET a Milano, una joint venture al 50% con il San Raffaele, entrambi istituti pionieri nello sviluppo di terapie avanzate.
Tuttavia, secondo Scotti, nell’ecosistema italiano c’è ancora spazio per migliorare: «Dovremmo riuscire a fare più squadra, mettendo insieme le forze che singolarmente sono importanti ma non così grandi, per affrontare sfide ancora più grandi insieme».
Insieme, per affrontare le sfide attuali
Una delle principali sfide è innovare le modalità di ricerca e sviluppo delle terapie per le malattie rare. Scotti spiega: «Affrontare le malattie rare una per una non è efficiente. Dobbiamo sviluppare piattaforme terapeutiche che possano affrontare più malattie insieme. Questo approccio ci permette di risparmiare tempo e risorse, arrivando prima ai pazienti con nuove terapie».
Tra i criteri di selezione dei progetti di ricerca c’è anche la sostenibilità?
Il tema della sostenibilità potrebbe presto entrare nei criteri di valutazione dei progetti, riflette Celeste Scotti parlando con INNLIFES. «Potrebbe essere un parametro per il futuro. In questo ciclo, abbiamo lasciato ai ricercatori libertà nell’ambito delle malattie genetiche rare, che rappresenta il perimetro su cui si basa il finanziamento. I progetti vengono valutati su una serie di parametri, non solo scientifici, ma anche sul bisogno medico e sulla metodologia. Quando sviluppiamo e portiamo avanti progetti di ricerca nei nostri istituti, riusciamo a concentrare e focalizzare gli sforzi finanziando la ricerca su tutto il territorio italiano. Ritengo altrettanto importante finanziare un ampio spettro di malattie rare, poiché anche da una piccola ricerca accademica può nascere il percorso per una nuova terapia. Il nostro obiettivo è non solo finanziare la ricerca, ma anche offrire speranza e possibilità a chi oggi è affetto da una malattia rara».
La grande rivoluzione a cui guardare nella ricerca: il gene editing
Il gene editing è la tecnologia che Celeste Scotti individua come la più innovativa e promettente nell’ambito della cura delle malattie rare e ultra-rare, perché sta rivoluzionando il campo delle terapie geniche. «Il gene editing ha avuto una terapia approvata sul mercato in tempi record. Questa tecnologia, insieme alla terapia genica, offre nuovi strumenti per affrontare un vasto spettro di malattie rare», afferma Scotti. La velocità con cui queste tecnologie avanzano è senza precedenti, e rappresenta una grande opportunità per migliorare le prospettive terapeutiche per molte malattie genetiche. Una buona direzione per i ricercatori che parteciperanno ai prossimi bandi Telethon. Tra i vincitori di questo round, c’è già chi utilizzerà il finanziamento ottenuto per studi di gene editing.
Ecco i 22 vincitori del terzo round Telethon con i loro progetti
Antonio Frigeri dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari guiderà uno studio sulla leucoencefalopatia megalencefalica con cisti sottocorticali-4 (MLC4), una rara malattia neurologica che si manifesta fin dalla prima infanzia. Il team di ricerca indagherà il ruolo del gene AQP4 e delle sue mutazioni, al fine di comprendere meglio i meccanismi cellulari della malattia e di raccogliere informazioni utili per identificare potenziali approcci farmacologici futuri.
Francesca Carlomagno dell’Università Federico II di Napoli si occuperà della beta-talassemia, una malattia causata da un difetto genetico che influisce sull’emoglobina. La ricerca esplorerà il ruolo della ferroptosi, una forma di morte cellulare programmata, e valuterà se l’inattivazione del gene NCOA4 possa alleviare la malattia in modelli animali. Questi studi saranno fondamentali per comprendere il meccanismo molecolare della beta-talassemia e identificare possibili strategie terapeutiche.
Dario Besusso dell’Università degli Studi Statale di Milano guiderà un progetto sulla malattia di Huntington, una patologia ereditaria causata dalla degenerazione dei neuroni. Il suo team esaminerà le fasi dello sviluppo della malattia, dalle modifiche genetiche iniziali alla manifestazione in età adulta, utilizzando modelli cellulari avanzati. L’obiettivo finale è comprendere il meccanismo molecolare della malattia per individuare potenziali terapie future.
Maria Elena Miranda Banos dalla Sapienza di Roma studierà l’encefalopatia familiare con corpi d’inclusione di neuroserpina (FENIB), una malattia neurodegenerativa rara. La ricerca caratterizzerà nuove mutazioni della neuroserpina e indagherà i meccanismi di tossicità neuronale, al fine di confermare nuove diagnosi e approfondire la correlazione tra le varianti della neuroserpina e i sintomi clinici.
Micaela Zonta dell’Istituto di Neuroscienze del CNR di Padova studierà una forma familiare dell’Alzheimer, concentrandosi sulla disfunzione vascolare cerebrale e il ruolo degli astrociti. Il team cercherà di ripristinare il segnale cellulare mediato dal calcio per ridurre la patologia vascolare e rallentare la progressione della malattia.
Dario Brunetti dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano guiderà uno studio sulla sindrome di Leigh (LS), una rara malattia neuro-metabolica. La ricerca svilupperà terapie farmacologiche e geniche per ripristinare il metabolismo cellulare e prevenire la neurodegenerazione, cercando di mitigare i sintomi postnatali della malattia.
Stefano Biressi dell’Università degli Studi di Trento si concentrerà sulla distrofia muscolare di Duchenne, indagando il ruolo del sistema del complemento nella fibrosi muscolare. La ricerca esplorerà farmaci e approcci genetici per inibire una componente del sistema immunitario e ridurre la fibrosi, migliorando così le terapie cellulari o geniche.
Francesco Chemello dell’Università di Bologna studierà la distrofia muscolare di Duchenne, utilizzando la tecnologia del “base editing” per promuovere la sovrapproduzione di una proteina, l’utrofina, migliorando la funzione muscolare dei pazienti. Questo approccio mira a sviluppare una strategia terapeutica universale per tutti i pazienti affetti da DMD.
Rossella Galli dell’Università San Raffaele di Milano si occuperà della sclerosi tuberosa, una patologia caratterizzata da tumori e manifestazioni neurologiche, come epilessia farmacoresistente. Il suo team indagherà le anomalie corticali e le crisi epilettiche per comprendere meglio la malattia e identificare nuovi bersagli farmacologici.
Laura Cancedda dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova indagherà i disturbi dello spettro autistico (ASD), cercando meccanismi molecolari comuni e valutando l’impatto delle proteine Negr1 e FGFR2. La ricerca mira a migliorare lo sviluppo cerebrale e il comportamento nei modelli di ASD.
Cinzia Rinaldo del CNR (Roma) studierà una malattia neurodegenerativa senza cure, la paraplegia spastica ereditaria (HSP), valutando molecole candidate per ripristinare i livelli di una proteina importante per il funzionamento dei motoneuroni, la motospastina. Questo approccio potrebbe rappresentare una nuova terapia per l’HSP associata a mutazioni del gene SPG4.
Alessio Branchini dell’Università di Ferrara si concentrerà sull’emofilia A, utilizzando modelli sperimentali per correggere mutazioni cosiddette nonsenso. La ricerca mira a sviluppare nuove terapie specifiche per migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Marcella Canton dell’Università degli Studi di Padova approfondirà la ricerca sulle mucopolisaccaridosi (MPS), sfruttando l’approccio del repurposing, valutando l’efficacia di un farmaco già approvato per il Parkinson in modelli animali di MPS II e MPS IIIB. L’obiettivo è aprire nuove opportunità terapeutiche per le mucopolisaccaridosi.
Benedetto Sacchetti dell’Università degli Studi di Torino studierà i disturbi dello spettro autistico, analizzando i meccanismi cerebrali e comportamentali in modelli animali, in particolare con mutazione nel gene SHANK3. L’obiettivo è migliorare l’attività cerebrale e i processi associativi tramite approcci farmacologici.
Floriana Della Ragione del CNR (Napoli) si occuperà della sindrome di Rett, che causa gravi disabilità motorie e cognitive, valutando una molecola di nuova generazione per correggere il metabolismo degli sfingolipidi. La ricerca mira a migliorare le manifestazioni della malattia.
Thomas Vaccari dell’Università degli Studi di Milano Statale studierà una malattia neurodegenerativa, la ceroidolipofuscinosi neuronale (CLN13), utilizzando un modello della malattia per valutare l’impatto delle varianti di CtsF. La ricerca mira a comprendere meglio la patologia e sviluppare future terapie.
Maria Passafaro del CNR (Milano) studierà un disturbo neurologico caratterizzato da epilessia e disturbi cognitivi, valutando l’impatto delle mutazioni nel gene PCDH19. La ricerca mira a sviluppare trattamenti per questa patologia invalidante.
Francesco Papaleo dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova approfondirà le sindromi di DiGeorge e Williams-Beuren, studiando le funzioni cerebrali coinvolte nei distinti comportamenti sociali. La ricerca mira a scoprire nuovi meccanismi e sviluppare trattamenti più efficaci.
Vania Broccoli del CNR (Milano): Vania Broccoli studierà la sindrome di Wolfram 1 (WS1), una malattia multisistemica che porta anche alla cecità, sviluppando due approcci terapeutici per proteggere la vista. La ricerca mira a mitigare la perdita visiva nella WS1.
Antonella Lauri dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha identificato una nuova malattia genetica del neurosviluppo con microcefalia ed epilessia causata da mutazioni nel gene ARF3. La ricerca mira a sviluppare terapie e test di screening farmacologici.
Stefania Corti dell’Università degli Studi di Milano studierà la malattia neurodegenerativa di Charcot-Marie-Tooth di tipo 2A (CMT2A), valutando un protocollo di terapia genica per potenziare i livelli di MFN1. La ricerca mira a sviluppare una terapia efficace per CMT2A e altre patologie neurologiche genetiche.
Luca Rampoldi dell’Università Vita Salute San Raffaele di Milano studierà la malattia renale tubulo-interstiziale autosomica dominante (ADTKD-UMOD) che porta alla perdita di funzionalità renale, valutando interventi dietetici e composti farmacologici. La ricerca mira ad aprire nuove strade per il trattamento della patologia.