Le terapie digitali (DTx) possono rivoluzionare la presa in carico dei pazienti, con impatti significativi sulla qualità di vita e sulle spese sanitarie. Ne è convinto Vincenzo Ciccarese, psicologo e psicoterapeuta, fondatore e CEO di One Health Vision, azienda che si occupa di salute digitale: sviluppa software per la riabilitazione dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento.
«L’innovazione digitale non solo migliora l’efficacia delle terapie riabilitative, ma riduce i costi e i tempi di attesa, rendendo le cure più accessibili e personalizzate».
L’abbiamo intervistato per conoscere meglio l’attività di One Health Vision e fare il punto sulle criticità di un settore che, come spiega, «può trainare l’innovazione in sanità, ma ha bisogno di leggi e regole chiare che incentivino la ricerca e gli investimenti. Altrimenti non possiamo che restare indietro agli altri Paesi europei che hanno già previsto rimborsabilità e prescrivibilità delle DTx».
Partiamo dall’impegno di One Health Vision nel campo della salute digitale.
«One Health Vision è una startup innovativa, ora PMI, costituita circa 5 anni fa: è una costola dell’Istituto Santa Chiara, gruppo sanitario accreditato e convenzionato con il SSN, da sempre attivo nell’ambito della ricerca applicata perché siamo convinti che la tecnologia possa supportare le attività cliniche. Per questo abbiamo sentito l’esigenza di fondare una startup, un’azienda che si focalizzasse nello sviluppo di tecnologia innovativa da mettere a servizio del paziente.
One Health Vision è nata quindi come partecipata al 100% del gruppo Santa Chiara. Perché qui tutti i ricercatori e le ricercatrici che svolgono attività clinica si occupano anche di fare ricerca applicata. Di fatto abbiamo provato a digitalizzare i protocolli di intervento riabilitativi e di cura perché riteniamo che questo possa essere di aiuto al paziente».
In che modo la tecnologia che sviluppate può supportare la cura dei disturbi specifici dell’apprendimento o dei disturbi del linguaggio e della comunicazione?
«La tecnologia sviluppata da One Health Vision offre un supporto innovativo e personalizzato nella cura dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e dei disturbi del linguaggio e della comunicazione. Le nostre terapie digitali sono progettate per affrontare questi disturbi in modo specifico e autonomo, migliorando l’efficacia del trattamento.
Per esempio, i disturbi dell’apprendimento, per poter essere migliorati se non risolti nelle loro manifestazioni, richiedono un impegno costante: circa 20 minuti di esercizi quotidiani, per diversi mesi. Tradizionalmente, i pazienti si recano in ambulatorio una o due volte alla settimana per la riabilitazione con neuropsicologi o logopedisti. Tuttavia, questo approccio può essere problematico per chi vive lontano dall’ambulatorio, comportando costi e spostamenti significativi.
Le nostre DTx risolvono questo problema offrendo soluzioni accessibili tramite computer, tablet o smartphone. Questo significa che i pazienti possono eseguire gli esercizi necessari direttamente a casa loro, ogni giorno. E la possibilità di accedere alla terapia in qualsiasi luogo aumenta la compliance, poiché rende l’allenamento più pratico. Inoltre, riduce notevolmente l’impatto economico, rendendo i trattamenti più accessibili e meno costosi».
Di fatto, digitalizzate il processo riabilitativo. Ci fa un esempio?
«Pensiamo a un soggetto dislessico che ha difficoltà ad automatizzare il processo di lettura: tipicamente è lento, legge sillabando (ca-sa), per poi fare la fusione sillabica (casa). La nostra terapia digitale, grazie a degli algoritmi informatici, consente di avviare esercizi mirati, adattandosi via via alla performance del paziente. Questo vuol dire che pian piano che il paziente migliora, l’app velocizza la comparsa della parola e diversifica il materiale di lettura. Stessa cosa avviene per la discalculia. I processi matematici e logici vengono scomposti nelle sue componenti essenziali e vengono proposti al soggetto in maniera graduale in modo che riesca ad automatizzare i processi.
Quindi, i protocolli di intervento riabilitativo vengono scomposti, l’algoritmo li propone in maniera automatica e, grazie all’applicazione dell’Intelligenza Artificiale, aumenta o diminuisce i pattern di risposta in base alle risposte del soggetto, proprio come faremmo in ambulatorio».
A proposito, qual è l’impatto dell’Intelligenza Artificiale nel campo delle terapie digitali: quali nuovi scenari si aprono grazie all’applicazione dell’IA?
«Credo che gli scenari che si possono aprire da qui a brevissimo grazie all’applicazione dell’IA in ambito sanitario siano sbalorditivi. Quindi è fondamentale supportare la ricerca applicata in questo ambito, per poter arrivare a commercializzare quanto prima questi strumenti che possono concretamente aiutare tanti pazienti che, altrimenti, dovrebbero continuare a convivere con la disabilità e a sostenere costi enormi per le terapie riabilitative.
Ora, per esempio, noi stiamo lavorando a un comunicatore per i pazienti con malattie neurodegenerative che perdono la capacità di parlare in modo intellegibile. Abbiamo raccolto un ricco campionario di voci di persone con queste disabilità linguistiche e comunicative, che abbiamo poi processato attraverso l’Intelligenza Artificiale. In pratica, con la nostra app la persona potrà riuscire a comunicare e a farsi comprendere, perché l’algoritmo di machine learning, che si è addestrato sui campioni di voci raccolti, comprende ciò che ascolta e riesce a trasformarlo in una frase di senso compiuto.
Stiamo inoltre lavorando anche su un software per la balbuzie. In questo caso la persona indossa un auricolare dotato di un’app che ascolta cosa dice e, in funzione dell’analisi contestuale, anticipa la parola che il soggetto fa fatica a pronunciare. In questo modo deve semplicemente ripeterla, così si allenta la tensione e non manifesta la balbuzie. Adesso la stiamo sperimentando e i risultati sono così sorprendenti che siamo davvero emozionati.
Il punto è che le terapie digitali possono davvero fare la differenza per i pazienti che ne potranno usufruire. E inoltre le Dtx riescono ad abbattere i tempi di attesa della sanità.
Le faccio un esempio: noi abbiamo una clinica riabilitativa con 40 posti letto di intensiva post acuzie, ma c’è una lista di attesa a 8 mesi. Come può una persona che ha un problema in acuto aspettare tanti mesi prima di essere ricoverata per una riabilitazione? Il problema della presa in carico del paziente è diventato critico in Italia. Ebbene, digitalizzando alcuni processi, è possibile abbattere le liste di attesa proponendo una terapia a basso costo e a domicilio».
Ciccarese, lei è stato molto chiaro sull’importanza di incentivare la ricerca affinché si possano sviluppare nuove DTX da far arrivare il prima possibile sul mercato. A proposito di questo, il 24 settembre One Health Vision parteciperà alla presentazione, a Roma, del secondo DTx Monitoring Report, frutto del Digital Health Policy Lab, progetto di ricerca nato dalla collaborazione tra Indicon Società Benefit e Paola Minghetti dell’Università di Milano. Un appuntamento che si prefigge di mappare l’evoluzione delle terapie digitali in Europa, esaminare lo stato dell’arte delle DTx in Italia e avanzare proposte operative per promuovere la crescita del settore nel nostro Paese. Quali sono secondo lei le principali sfide dell’innovazione digitale in sanità e quanto è importante stimolare un dibattito pubblico e il confronto tra istituzioni e stakeholder e ricercatori per accelerare l’integrazione di queste tecnologie nel Servizio Sanitario Nazionale?
«L’evento del 24 ha proprio questo fine: mettere insieme le conoscenze, ormai sia teoriche che applicative, relative alle DTx, evidenziare i benefici per i pazienti e favorire il dialogo con le istituzioni che devono promuoverle e adottarle. Gli altri paesi europei, si pensi a Francia, Olanda, Belgio, Polonia, hanno già legiferato a tal proposito, prevedendo la rimborsabilità e prescrivibilità delle DTx che, di conseguenza, sono entrate a pieno titolo nel mercato. In Germania, che è stata prima in Europa, questo settore ha avuto uno sviluppo significativo e sta crescendo sempre più. Perché quando l’istituzione pubblica si fa carico del problema, promuove la crescita del settore, perché le aziende si sentono incoraggiate a investire. In Italia le aziende, indipendentemente dalla legge che di fatto ancora non c’è, stanno sviluppando e investendo nello sviluppo di terapie digitali, ma se ci fosse da parte delle istituzioni una linea comune e l’adozione di una legge che disciplini e regolamenti le Dtx, il settore crescerebbe di più. A beneficio di tutti: dei pazienti, del sistema sanitario, delle imprese. Da parte degli addetti ai lavori c’è tanta motivazione, perché è chiaro che la ricaduta sul paziente è davvero molto significativa: noi, che siamo clinici, vediamo come le terapie digitali, che devono essere certificate come dispositivi medici, possono aiutare i pazienti. Lo tocchiamo con mano. Per questo il confronto tra imprese e istituzioni è molto importante e per questo siamo grati a Indicon. Favorire il dialogo con le imprese e le associazioni di imprese come Confindustria, è fondamentale: noi chiediamo regole chiare per poter essere competitivi con gli altri Paesi europei che hanno già integrato le DTx nei loro sistemi sanitari».
Per partecipare alla presentazione del Secondo DTx Monitoring Report registratevi qui:
Presentazione del Secondo DTx Monitoring Report – Indicon (indicon-innovation.tech)