Il 2023 sarà ricordato come l’anno che ha segnato il confine tra due ere, quella del “prima” e quella del “dopo” l’exploit commerciale di Generative AI (GenAI). Una rivoluzione che ha stravolto i piani delle aziende, cogliendole impreparate, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture digitali. Molte aziende, infatti, stanno scoprendo con i primi test e le prime esplorazioni, che l’infrastruttura e le piattaforme di cui dispongono oggi non sono pronte a supportare il volume, la distribuzione e la sincronizzazione dei dati e delle risorse infrastrutturali richiesti. È quanto emerso dalla più recente Worldwide Future of Digital Infrastructure Sentiment Survey di IDC. Il comparto sanitario italiano è pronto ad accogliere le nuove sfide?
Dalla medicina 5.0 alla medicina 4P: ecco il nuovo volto del settore grazie all’AI
Radiologia, dermatologia, cardiologia, oncologia, ortopedia e molto altro. L’AI si è diffusa a macchia d’olio nel comparto e ha aperto le porte alla medicina 5.0. Gli algoritmi di deep learning possono aiutare i medici a identificare patologie con maggiore precisione e velocità. Applicando l’Intelligenza Artificiale i medici possono personalizzare i trattamenti in base alle caratteristiche di ogni paziente. Grazie alle nuove tecnologie si va verso la medicina delle 4P (predittiva, preventiva, partecipata e personalizzata). In questo modo i modelli prognostici in oncologia passeranno dall’approccio probabilistico a quello personalizzato. Trovare una cura per ogni singolo paziente rappresenterà una delle più importanti rivoluzioni per il settore medico: “time for one-person trials”. A godere dei benefici degli algoritmi anche il comparto farmaceutico. L’IA, grazie anche a molte startup impegnate nel settore, sta facendo importanti progressi, aiutando a ridurre i tempi e i costi di ricerca. Con l’applicazione delle nuove tecnologie, si possono semplificare compiti ripetitivi, come la gestione delle cartelle cliniche in modo dinamico e consentire ai medici di dedicare più tempo ai pazienti, ricevere cure a distanza ed effettuare diagnosi o monitoraggio di patologie in remoto.
GenAI: gli algoritmi costringeranno le aziende a rivalutare programmi e priorità
Applicare le nuove tecnologie significa avere infrastrutture digitali aziendali all’avanguardia. Secondo la Survey di IDC, quasi otto aziende su dieci ritengono la digital infrastructure “importante” o “mission critical” per il successo delle proprie iniziative di business. Dall’indagine è emerso che l’adozione dell’Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI), il miglioramento della produttività e della fidelizzazione dei dipendenti, e l’ottimizzazione dei budget e dei ricavi sono i tre principali fattori che guidano le attuali strategie infrastrutturali aziendali. Nei prossimi mesi, si prevede che la GenAI sarà il primo motore degli investimenti infrastrutturali nei prossimi 18 mesi.
Entro il 2027 il 40% delle imprese si affiderà ad architetture IT interconnesse tra cloud, core ed edge
Dalla Survey emergono altri numeri importanti. Con la GenAI come catalizzatore, entro il 2027 quattro imprese su dieci si affideranno ad architetture IT interconnesse tra cloud, core ed edge per supportare priorità di flusso di lavoro dinamiche e indipendenti dalla posizione geografica. Oggi molte aziende stanno scoprendo con i primi test e le prime esplorazioni che l’infrastruttura e le piattaforme di cui dispongono oggi non sono pronte a supportare il volume, la distribuzione e la sincronizzazione dei dati e delle risorse infrastrutturali richiesti. La GenAI, infatti, si nutre di dati e risorse indipendentemente dalla loro ubicazione fisica. I dati possono risiedere nel cloud, nei data center centrali e in una miriade di postazioni edge e IoT altamente distribuite. Ogni luogo ha poi tipi di dati e piattaforme diverse. Le nuove tecnologie, quindi, richiedono architetture infrastrutturali di nuova generazione, capaci di ottimizzare il flusso di lavoro piuttosto che essere centrate sul carico di lavoro.
L’AI poterebbe sostituire 3,8 milioni di posti di lavoro nei prossimi dieci anni
Il mercato dell’AI nell’ultimo biennio è esploso. Nel 2023 ha raggiunto livelli record: 760 milioni di fatturato (+52% rispetto al 2022). Secondo una ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, il 61% delle grandi imprese e il 18% delle PMI (Piccole e Medie Imprese) hanno dichiarato all’attivo, almeno al livello di sperimentazione, progetti di Intelligenza Artificiale. Non solo. Nel 2023 due grandi aziende su tre hanno discusso internamente delle applicazioni di GenAI e il 17% hanno avviato almeno una sperimentazione della nuova tecnologia. Passando agli italiani internet-user, uno su quattro ha interagito con ChatGPT, chatbot sviluppato da OpenAI, almeno una volta. Ma c’è chi nutre timori nei confronti delle nuove tecnologie. Il 77% degli italiani e delle italiane, infatti, manifestano timori contro l’AI (+4% rispetto al 2022). Gli impatti sul mondo del lavoro si confermano sul gradino più alto del podio tra le preoccupazioni. Secondo una stima dell’Osservatorio milanese, entro i prossimi dieci anni 3,8 milioni posti di lavoro potrebbero essere sostituiti dalle nuove capacità delle macchine in Italia.
Sostenibile, resiliente e umano-centrica. Sono queste le caratteristiche della Quinta Rivoluzione industriale. Nei prossimi anni, il settore sanitario deve affrontare nuove sfide. La più importante sarà integrare le nuove tecnologie di robotica e automatizzazione e gli esseri umani, in modo che le prime possano coadiuvare e non sostituire gli uomini, fornendo loro assistenza in un gran numero di operazioni. Nel frattempo, bisogna potenziare le infrastrutture tecnologiche, sempre più strategiche nella medicina 5.0.