«La smart health è un approccio innovativo alla sanità che sfrutta tecnologie digitali avanzate per traghettare la medicina verso nuove forme di gestione dei percorsi di salute».
Alberto Lombardi, Direttore UOC Ingegneria Clinica, HTA, Telemedicina ed Evoluzione digitale della ASL Benevento, scatta una fotografia delle soluzioni di smart health per la gestione innovativa della continuità di cura e dei percorsi diagnostici e terapeutici, nell’ambito del convegno “La Telemedicina: Innovazioni Organizzative, Tecnologiche e Digitali per l’Integrazione del Sud Italia. La Sfida per un Mezzogiorno sempre connesso”, svolto all’ex P.O. Leonardo Bianchi dell’ASL Napoli 1 Centro.
L’evento è stato promosso dal gruppo regione Campania dell’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC), con l’obiettivo di offrire un’occasione di approfondimento sulle esperienze e buone pratiche sviluppare nel Sud Italia. Dalla diffusione della pandemia COVID-19 ad oggi, la telemedicina ha assunto un ruolo sempre più strategico nel migliorare la qualità di vita di cittadini e cittadine nella prevenzione, diagnosi, trattamento e terapia a lungo termine. Non solo. Grazie allo sviluppo e l’applicazione delle nuove tecnologie, anche nel superare le barriere esistenti tra strutture e professionisti sanitari e pazienti.
Lombardi (ASL Benevento): «Serve re-ingegnerizzare i processi e l’architettura infrastrutturale è ancora frammentata»
Cambiare volto al modello di erogazione di alcuni servizi sanitari e socioassistenziali, tra cui le cronicità e le fragilità, laddove la trasformazione digitale è funzionale a supportare una profonda revisione dei servizi verso una prossimità spaziale e temporale ai bisogni dei cittadini e delle cittadine sulla base di una maggiore efficacia e flessibilità. La telemedicina potenzialmente “abbatte le barriere del tempo e della distanza”. È uno strumento ideale per fornire cure di alto valore, centrate sul paziente attraverso un ruolo per la diagnosi rapida e il monitoraggio dell’assistenza a distanza, specialmente nelle aree periferiche e rurali.
«In questo percorso, l’Intelligenza Artificiale rappresenta un ottimo alleato», spiega Lombardi. Oltre all’AI, anche i medical device sono fondamentali nella gestione della cronicità: «Si può gestire al meglio il processo sanitario». Una delle priorità, secondo Lombardi, è ridefinire i PDDTA (Percorsi Digitali Diagnostico-Terapeutici). «Ma per fare ciò, serve re-ingegnerizzare i processi. Con il supporto dell’ingegnere clinico si possono re-implementare i sistemi ICT e creare una efficiente ed efficace virtual health, mobile health e smart health».
La sanità di oggi è un settore che si basa sulla multidisciplinarietà. In questo contesto, il supporto degli ingegneri clinici è fondamentale. Stanno implementando e sfruttando al meglio le nuove tecnologie per ridurre il gap assistenziale, migliorando la qualità del lavoro del personale sanitario e la percezione dei pazienti sul loro percorso di guarigione, riabilitazione e prevenzione della malattia. «Ad oggi, però, rimangono una serie di criticità. Tra tutte, la frammentazione dell’architettura infrastrutturale. Manca una centralizzazione dei sistemi, che vanno integrati», sottolinea il medico.
Applicazioni dell’Intelligenza Artificiale: nuove prospettive, criticità e strategie
«Dobbiamo investire sul territorio, considerando la tecnologia e le risorse che abbiamo a disposizione, e quindi progettare dei servizi sociosanitari per il territorio che, grazie alla tecnologia, possano essere supportati da chi ha la conoscenza specialistica».
Leandro Pecchia, ordinario di Ingegneria Biomedica al Campus Biomedico di Roma, parla chiaro. Di fronte alle molteplici e complesse esigenze dei pazienti (dal bisogno di un rapido triage per condizioni critiche, alla gestione continuativa di malattie croniche), bisogna rispondere non solo dal punto di vista tecnologico, ma è necessaria una totale riorganizzazione che includa nuove figure specializzate, come ad esempio un “infermiere di quartiere” o esperti di tecnologia sul territorio, capaci di effettuare uno screening iniziale e coordinare gli specialisti, offrendo loro il necessario supporto. Il Campus Biomedico sta sviluppando importanti progetti di ricerca che si basano sull’utilizzo dell’AI.
«Sembrano fantascienza ma non lo sono – dice Pecchia – dalla logistica ospedaliera alla logistica della medicina territoriale, ai veicoli autonomi. Per esempio, un’ambulanza di tipo B, su cui non abbiamo personale medico, robot antropomorfi sono presenti in qualità di copiloti. Cani robot per “fiutare” la presenza di agenti patogeni in determinate strutture, tra cui gli ospedali.
Sappiamo che negli ultimi anni è aumentata la sensibilità al fenomeno delle infezioni ospedaliere, anche in risposta alle crescenti azioni legali. Secondo il ricercatore, con un approccio “blended”, che integra tecnologia e presenza sul territorio, si può garantire un’assistenza più capillare e personalizzata. È di fondamentale importanza costruire una rete sul territorio che supporti e venga supportata da medici specialisti, offrendo servizi di alta qualità, non solo ad alcuni, ma a tutti i cittadini».
Valutazione HTA e monitoraggio dei servizi di telemedicina
Durante il convegno, è stato presentato l’Ecosistema dei servizi di sanità digitale implementati ed integrati dall’ASL di Benevento, destinate alla gestione innovativa della continuità di cura integrati con i Percorsi Diagnostici e Terapeutici.
Il percorso di evoluzione digitale verso un modello sempre più smart health si basa su quattro punti: ridefinire il PDTA (organizzazione sanità territoriale, rapporti tra ospedale e territorio, tra sanità e paziente), re-ingegnerizzare i processi (i percorsi e le modalità di accesso alla cura (porta unitaria di accesso), di deospedalizzazione (unità di valutazione integrata, assistenza domiciliare e socio-assistenza, di monitoraggio e di riabilitazione); re-implementare sistemi ICT a supporto del nuovo assetto organizzativo e strumento di clinical governance; infine, implementare e mettere a sistema: virtual health, mobile health e smart health (strumenti innovativi per la gestione e l’assistenza ai pazienti in maniera efficace ed efficiente, come le visite a distanza, il telemonitoraggio, la teleriabilitazione, lo smart-home e il cloud computing).
Nell’ambito del progetto ministeriale Pon Gov Cronicità con l’uso di ICT sono stati studiati e confrontati diversi modelli di presa in carico a livello nazionale, europeo e internazionale. Tra gli strumenti messi a disposizione dal progetto vi è un tool che consente di valutare la “qualità” delle varie soluzioni tecnologiche in funzione dei vari modelli organizzativi. Il progetto ministeriale Pon Gov Cronicità ha posto le basi ed è stato considerato il precursore del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e il Decreto Ministeriale 77.
Grazie alla telemedicina oggi si “abbattono le barriere del tempo e della distanza”. In questo contesto, la figura dell’ingegnere clinico può dare un importante supporto. Serve, però, re-ingegnerizzare i processi e lavorare su un’architettura infrastrutturale ancora molto frammentata.