«Fino a pochi anni fa i centri del sonno erano negli scantinati degli ospedali perché c’era meno rumore, oggi si trovano nel polso del paziente». Sono le parole di Ugo Faraguna, Professore associato di Fisiologia al Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. Non c’è frase migliore per descrivere in che modo, negli ultimi decenni, le nuove tecnologie hanno dato un nuovo volto alla medicina e alla ricerca scientifica. Si sa, gli italiani dormono poco: in Italia quasi tre adulti su dieci dichiara di riposare troppo poco e circa il 14% non è soddisfatto della qualità del proprio sonno con una stima di diagnosi clinica di insonnia per una popolazione compresa tra il 16 e il 27%. Questa la fotografia scattata da Santagostino Monitoring in occasione della Giornata Mondiale del Sonno che si celebra il 15 marzo. È ormai nota l’importanza del sonno e la sua influenza sulla salute e sulla sensazione di benessere generale, che può arrivare a determinare sull’organismo conseguenze diurne legate all’umore, a cali di attenzione e riduzione delle performance. La cattiva qualità del sonno a lungo termine può, infatti, essere causa dello sviluppo o dell’aggravamento di problemi al sistema immunitario, endocrino, infiammatorio, cardiovascolare ma essere anche associata all’insorgenza di patologie psichiatriche e psicologiche.
Ciclo sonno veglia stravolto dai dispositivi elettronici
La pandemia è uno dei fattori che negli ultimi anni ha influenzato – scombussolando – la vita di ognuno di noi. «Sono cambiati i nostri sogni, i nostri ritmi e alcune professioni hanno perso le coordinate. Abbiamo assistito a una “bomba”», spiega Faraguna. Ma il trend dei disturbi del sonno e dell’insonnia era già da parecchi anni in grande aumento. Tra le possibili cause, l’inquinamento luminoso, acustico e ambientale dei centri urbani. «Avere a disposizione dei generatori di luci e suoni, come smartphone, tablet o dispositivi elettronici di vario tipo, ha completamente stravolto il nostro rapporto con il ciclo luce/buio, di conseguenza anche il ciclo sonno veglia».
“Dormi”: una sofisticata tecnologia capace di elaborare tutti i dati raccolti durante le ore di riposo
In questo contesto, le terapie cognitivo-comportamentali possono avere effetti positivi nel trattamento di tutti i disturbi legati al sonno. Tesi che trovano conferma anche nella pratica clinica condotta dall’equipe multidisciplinare negli ambulatori per la cura dell’insonnia di Santagostino. Recentemente anche l’Intelligenza Artificiale ha dato una mano d’aiuto. La startup SleepActa, di cui il Professor Faraguna è Co-Fondatore e Presidente, ha sviluppato “Dormi”, un avanzato algoritmo di Intelligenza Artificiale, certificato come medical device, una sofisticata tecnologia capace di elaborare tutti i dati raccolti durante le ore di riposo attraverso un dispositivo wearable, certificato come dispositivo medico da numerosi studi clinici, per restituire una vera e propria fotografia del sonno del paziente. Grazie ai dati raccolti, il medico può avere informazioni molto più accurate per arrivare a una diagnosi precisa, andando a escludere disturbi respiratori del sonno, rispetto ai parametri che possono essere raccolti con altre analisi oggi diffuse, ma più invasive e che possono avere esse stesse un impatto sulla qualità del sonno del paziente a causa di numerosi elettrodi o altri dispositivi che devono essere indossati.
Algoritmi validi, accurati, sensibili e specifici per monitorare periodi lunghi
I disturbi del sonno sotto largamente sotto diagnosticati. «Nella mia attività di ricerca sono rimasto sorpreso dal fatto che fosse così difficile misurare il sonno», sottolinea il Professore dell’Università di Pisa. Gli strumenti che oggi sono a disposizione dipendono da un esame complicato che si chiama polisonnografia, durante il quale bisogna mettere degli elettrodi sui muscoli, sugli occhi e in altre parti del corpo per poter monitorare il sonno. «Un esame scomodo», spiega il docente. A ciò bisogna aggiungere che meno del 10% delle persone che soffrono di disturbi del sonno riceve una reale diagnosi. «Quindi mi sono chiesto cosa si potesse fare per migliorare – aggiunge Faraguna – così è partito una percorso di certificazione che ci ha permesso di sviluppare degli algoritmi validi, accurati, sensibili e specifici, e dar vita a uno spin-off universitario: SleepActa. Da qui il lancio di “Dormi”, dei dispositivi che non disturbano il sonno. Si tratta di piccoli e comodi sensori per monitorare periodi lunghi».
Durata del sonno aumentata in media di 0,62 ore
Recenti studi scientifici hanno confermato come la terapia cognitivo-comportamentale sia il principale trattamento per l’insonnia cronica in adulti di qualsiasi età. Si basa sui modelli psicofisiologici del sonno e agisce su tutte quelle caratteristiche comportamentali, cognitive e fisiologiche che fanno perdurare il disturbo del sonno nel tempo. Al termine di questi percorsi, i pazienti hanno aumentato la qualità del sonno in media di 6,56 punti su una scala da 0 a 21. Inoltre, la durata del sonno è aumentata in media di 0,62 ore. Dati confermati anche da Santagostino dove, al termine del percorso, più del 90% dei pazienti, in linea con i trend rilevati dalla letteratura scientifica sull’efficacia delle terapie cognitivo-comportamentali inserite nelle linee guida europee come trattamento di prima linea dei disturbi da insonnia, non riscontra più una condizione ascrivibile come clinicamente rilevante, e i restanti mostrano comunque un miglioramento della propria condizione.
Faraguna (UniPi): «Controllo della pressione arteriosa uno dei più grandi successi della medicina moderna»
Con lo sviluppo e la diffusione di tecnologie innovative è cambiato il modo di fare ricerca e non solo. Prevenzione e monitoraggio: oggi il paziente/utente è sempre più manager di sé stesso. «Faccio un esempio – dice il Professore di UniPi -: tutti, più o meno, ci siamo misurati la pressione arteriosa. Alla fine abbiamo tre numeri su: pressione sistolica, diastolica e frequenza cardiaca. Probabilmente l’approccio del controllo della pressione arteriosa è stato uno dei più grandi successi della medicina moderna – aggiunge Faraguna -. Ha permesso di salvare la vita a milioni di persone. Se fermiamo una persona per strada e chiediamo quali sono le proprie metriche del sonno nessuno saprebbe rispondere. Ma esistono delle metriche e, tra queste, ricordo: Total Sleep Time (TST) e Sleep Regularity Index (SRI)».
La terapia cognitivo-comportamentale è il principale trattamento per l’insonnia cronica in adulti di qualsiasi età. Negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante. Ma è altrettanto importante avere a disposizione un set di dati oggettivi sulla qualità del sonno, come movimenti o battiti, che può migliorare i tempi e la precisione della diagnosi indirizzando il paziente al percorso terapeutico più adeguato.