In Italia la telemedicina non decolla e solo il 45,6% delle persone possiede digital skills di base

In Italia la telemedicina non decolla e solo il 45,6% delle persone possiede digital skills di base

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Mario Catalano

Perché ne stiamo parlando
L’Italia cammina a rilento. È ancora bassa la percentuale di cittadini e cittadine con competenze digitali di base. In un momento storico in cui la percentuale di popolazione over 60 è destinata ad aumentare, serve soprattutto investire sugli anziani nel mantenimento e nello sviluppo delle loro competenze.

La digitalizzazione del settore sanitario rappresenta una delle sfide più importanti del presente e del futuro. Digitalizzare ed essere digitali: a che punto siamo in Italia? Il Belpaese va a passo di lumaca. Non solo. La presenza di infrastrutture digitali insufficienti e i bassi livelli di competenze digitali rappresentano il connubio perfetto per contribuire ad ampliare le disparità tra regioni, gruppi demografici e generazioni. Insomma, c’è ancora tanto da fare. Secondo quanto riportato dall’edizione 2022 del DESI (Indice dell’economia e della società digitali), lo Stivale si colloca al 18° posto sui 27 Stati membri dell’Unione Europea. La digital trasformation va a un ritmo più lento rispetto ai paesi competitor. Solo il 45,6% delle persone possiede competenze digitali di base o superiori (secondo i dati Eurostat, l’Europa si attesta al 54%).

Interoperabilità, interconnessione e integrazione le parole chiave

Scambiare e condividere dati clinici (referti e reperti) tra diverse strutture rappresentano gli ingredienti giusti per facilitare la mobilità del paziente e rendere il servizio offerto omogeno e in grado di elaborare tutte le informazioni disponibili per attività predittive e preventive, oltre ad alimentare il fascicolo sanitario del paziente (FSE). Ma non solo: con l’utilizzo del digitale e dei dispositivi medici in grado di raccogliere, gestire e trasmettere dati, si potrebbero realizzare modelli di assistenza sanitaria integrati in grado di interconnettere i diversi nodi della rete, nell’ambito ospedaliero, territoriale o domicilio del paziente.

Nuove generazioni più digital degli over 60

Nel corso degli ultimi anni, l’offerta formativa si è evoluta e ampliata con nuove offerte basate sulle STEM. Nonostante ciò, i laureati e le laureate in ICT sono l’1,5%, un dato insufficiente e inferiore rispetto alla media europea (4,2%). In Italia e in altri paesi la diffusione delle competenze digitali è strettamente correlata alle caratteristiche socioculturali della popolazione. Secondo quanto riportato da Eurostat, tra i giovani italiani e quelli europei c’è una differenza di 11 punti percentuali nella diffusione di digital skills. Scendendo nel dettaglio, a livello nazionale la differenza tra la fascia d’età 20-24 e 65-74 per quanto riguarda le competenze digitali (almeno di base) è del 44%. I numeri dimostrano come lo sviluppo delle competenze digitali elevate sia strettamente collegato alle nuove generazioni e quindi, di contro, quale sia la parte della popolazione che necessita di più attenzione e specifiche misure di supporto.

Infrastrutture digitali insufficienti e bassi livelli di competenze digitali: così aumentano le disparità tra regioni, gruppi demografici e generazioni

Riduzione della popolazione e invecchiamento costante. Questi i due fattori che caratterizzeranno i prossimi dieci anni. Un fenomeno che potrebbe avere effetti negativi sulla competitività a lungo termine dell’Europa. Le previsioni non sono affatto positive: diminuzione della popolazione in età lavorativa dell’UE con un conseguente aumento dell’indice di dipendenza degli anziani, che passerà dal 33% al 60% entro il 2100 (con importanti ricadute sui sistemi sanitario e pensionistico). Dati che potrebbero incidere anche sul ruolo geopolitico dell’Europa nello scacchiere internazionale. Un fattore cruciale è consentire agli anziani di rimanere attivi nel mercato del lavoro e investire nel mantenimento e nello sviluppo delle loro competenze. Ma la trasformazione demografica si intreccia con altre importanti tendenze globali, come le transizioni verde e digitale. In tale contesto storico, la tecnologia offre molte opportunità in ottica di vicinanza della salute, ovvero al fine rendere il “bene salute” effettivamente fruibile e disponibile per le persone su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, la presenza di infrastrutture digitali insufficienti e bassi livelli di competenze digitali possono contribuire ad ampliare le disparità tra regioni, gruppi demografici e generazioni. Nasce dunque la necessità di intervenire su tali carenze ed inefficienze, iniziando con una rapida implementazione del nuovo modello territoriale e organizzativo del sistema sanitario italiano, partendo dalla telemedicina. E anche in questo ambito l’Italia ancora non brilla.

Solo 18 strutture su 100 ha adottato servizi di telemedicina

Secondo un’indagine sullo stato dell’arte della telemedicina in ambito ambulatoriale privato 2023, realizzata dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza e condotto in partnership con il Centro Nazionale per la Telemedicina dell’Istituto Superiore di Sanità e il Fondo di Sanità Integrativa FASDAC su oltre 300 strutture ambulatoriali private e convenzionate SSN, solo il 18% delle strutture sanitarie ha dichiarato di aver adottato servizi di telemedicina. Solo una struttura su due offre meno di cento prestazioni di telemedicina all’anno (il 26% si colloca nella fascia tra le cento e le cinquecento prestazioni, mentre solo il 9% delle strutture eroga oltre cinquecento prestazioni annuali attraverso la telemedicina). Inoltre, un significativo 13% delle strutture non ha evidenza dei volumi erogati in questa modalità. Un fattore che evidenzia l’assenza di un sistema informativo adeguato a monitorare il fenomeno.

Solo 4 strutture sanitarie su 10 conoscono le linee guida tecniche per la telemedicina

Nello specifico, l’analisi delle risposte alla survey rivela una serie di dati interessanti e significativi riguardo all’adesione delle strutture alle linee guida tecniche per la telemedicina: il 47% delle strutture sanitarie rispondenti ha espresso l’intenzione di adeguarsi alle Linee Guida tecniche per la telemedicina. Questo rappresenta un segnale positivo di consapevolezza e volontà di adottare pratiche corrette nella fornitura dei servizi di telemedicina. Il 13% ha dichiarato di non avere intenzione di adeguarsi alle linee guida tecniche. Il 40% non conosce le linee guida tecniche per la telemedicina. Questo potrebbe indicare una mancanza di informazioni o di consapevolezza su quale dovrebbe essere l’approccio corretto alla telemedicina.

Dall’analisi degli ultimi valori disponibili degli indicatori che compongono l’Indice di Vicinanza della salute emerge, infatti, il quadro di una ripresa solo parziale avvenuta durante il 2022, che in parte limitata recupera il terreno perso durante la pandemia; un quadro che non può essere affrontato con una moltitudine di singoli interventi ad hoc, ma che necessita di un piano di intervento più ampio e integrato su molteplici dimensioni.

Keypoints

  • In Italia solo il 45,6% delle persone possiede competenze digitali di base o superiori
  • L’Europa il dato si attesta al 54%
  • Lo Stivale si colloca al 18° posto sui 27 Stati membri dell’Unione Europea per digital skills
  • In Italia, i laureati e le laureate in ICT sono l’1,5%
  • Su oltre 300 strutture ambulatoriali private e convenzionate SSN, solo il 18% ha adottato servizi di telemedicina
  • Il 40% non conosce le linee guida tecniche per la telemedicina

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