La missione x-3 di Axiom Space (Ax-3), iniziata lo scorso 18 gennaio, rappresenta un passaggio importante nella storia della medicina spaziale, nonché un’occasione per lo sviluppo della telemedicina. Tra i 30 esperimenti previsti, infatti, spicca l’utilizzo di una tuta spaziale capace di migliorare le condizioni fisiche degli astronauti: realizzata dall’impresa pugliese Rea Space, si propone di contrastare il problema della perdita di massa muscolare e scheletrica subita degli astronauti a causa della gravità. Il dispositivo indossabile messo a punto, infatti, è in grado di replicare sul corpo lo stimolo muscolare peculiare della permanenza a terra, pur funzionando in un ambiente a gravità ridotta. Oltre a rappresentare un’innovazione rilevante per tutelare la salute degli astronauti – soprattutto in vista di viaggi spaziali di più lunga durata – la tuta è anche un punto di partenza per lo sviluppo di progetti più avanzati in ambito healthcare.
Durante la missione, per la prima volta, c’è anche la possibilità di approfondire la fisiologia cardiovascolare in condizioni di microgravità e di identificare i principali fattori di rischio che riguardano gli astronauti. Grazie a una nuova piattaforma di GVM Assistance, in particolare, vengono monitorati in tempo reale i parametri fisiologici e le condizioni di salute degli astronauti: un telemonitoraggio dei bioparametri che è supportato anche da videoconsulti da remoto con medici presenti nella sede di Imola.
Una missione all’insegna dell’italianità
Nella serata dello scorso 18 gennaio, dal Kennedy Space Center della Nasa in Florida, ha avuto inizio la missione Ax-3 per portare un gruppo di astronauti fino alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). A bordo della capsula Crew Dragon di Space X, lanciata in orbita dal razzo Falcon9, sono partiti 4 astronauti tra cui l’italiano Walter Villadei, colonnello dell’aereonautica militare. Insieme a lui ci sono il comandante e veterano della Nasa Michael Lopez-Alegria, lo svedese Marcus Wandt della nuova classe di astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea e il primo astronauta turco: Alper Gezeravci.
Il team è chiamato a svolgere – tra le altre numerose attività – una serie di test ed esperimenti guidati dall’Aeronautica e dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Ax-3 è la terza missione spaziale privata che porta gli astronauti all’interno dell’ISS, con un ruolo di primo piano da parte dell’Italia. Questo non solo per la presenza del colonnello Villadei, ma anche per l’impegno delle numerose aziende italiane nella progettazione e nello svolgimento degli esperimenti previsti durante gli appena 14 giorni della permanenza spaziale. Per la prima volta c’è un coinvolgimento dell’intero sistema paese: istituzioni, accademie, centri di ricerca, soggetti pubblici e privati promuovono lo sviluppo della medicina spaziale, coscienti delle possibili ripercussioni per l’intero mondo health. Del resto, è ormai noto che la sperimentazione delle tecnologie impiegate nello spazio offre spunti, conoscenze e dati utili al progresso della scienza in generale, e della medicina nello specifico.
Senza rinunciare ai benefici della gravità
Una delle sfide principali delle missioni spaziali riguarda le condizioni di microgravità che si sperimentano in orbita, con le conseguenze che queste determinano sull’organismo degli astronauti. Per risolvere questo problema è stato realizzato un dispositivo, per il quale Rea Space ha collaborato con il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e dell’Informazione (DEI) del Politecnico di Bari. La tuta è progettata per attività intraveicolari, ossia per restare all’interno degli spazi della stazione, ed è capace di indurre una risposta muscolare e ossea adattata alle variazioni di gravità. Grazie a uno speciale tessuto in grafene e fibra di carbonio, il dispositivo è in grado di produrre una compressione variabile sul sistema muscolo-scheletrico degli astronauti, favorendo la corretta distribuzione dei liquidi corporei e riducendo gli effetti negativi della microgravità. Garantendo comfort, libertà di movimento e sicurezza.
Rea Space ha preso parte al programma di accelerazione Takeoff promosso da Cassa depositi e prestiti (CDP) Venture Capital SGR, ed è oggi incubata nel programma Esa Bic Turin del Politecnico di Torino, in collaborazione con l’Agenzia Apaziale Europea (ESA). Il tutto è avvenuto anche grazie al supporto di Regione Puglia, che sta sostenendo le piccole imprese innovative tramite lo sviluppo di piani di investimento ad alto impatto tecnologico.
La telemedicina nello spazio
Per la prima volta è possibile anche approfondire la fisiologia cardiovascolare in condizioni di microgravità, così da identificare – come anticipato – i principali fattori di rischio per gli astronauti durante le missioni. Questo è l’obiettivo del progetto di GVM Assistance, un’azienda di GVM Care & Research che sviluppa e fornisce servizi innovativi per la sanità digitale. Il tutto avviene grazie all’utilizzo di un’applicazione ad hoc per astronauti chiamata GVM Assistance SpaceHealth, capace di monitorare numerosi parametri fisiologici grazie all’utilizzo di un device indossabile. Proprio la missione Ax-3 è il banco di prova di questa tecnologia. Lo studio prevede varie fasi che sono iniziate ben prima del decollo della capsula Crew Dragon: un primo monitoraggio dei parametri vitali è avvenuto già nella settimana precedente la partenza, durante la quarantena che è sempre prevista per evitare il rischio di infezioni virali e batteriche. I bioparametri saranno poi nuovamente valutati e analizzati, per simmetria, anche durante la settimana dopo il rientro, nella fase di recupero, e questo permetterà di valutare le variazioni avvenute nel corpo degli astronauti durante il periodo a bassa gravità.
In particolare, da GVM Assistance SpaceHealth vengono registrate e trasmesse informazioni relative all’attività cardiaca, alla pressione arteriosa, all’ossimetria e alla traccia elettrocardiografica, alla frequenza respiratoria e alla temperatura corporea. Anche durante la missione al di fuori dell’atmosfera terrestre gli astronauti saranno controllati: il team medico di GVM Assistance si collegherà con il colonnello Villadei e gli altri membri del team, dalla sede di Imola verso la Stazione Spaziale Internazionale, per verificare le condizioni degli astronauti. C’è anche un piccolo record: è la prima volta, spiega il gruppo di lavoro, che un operatore medico effettua un collegamento in diretta verso lo spazio dall’Italia.