Mentre la tecnologia sta rivoluzionando la sanità, spalancando le porte alla medicina 5.0, c’è chi chiede cautela. Nei giorni scorsi l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato Sarah, dispositivo alimentato dall’Intelligenza Artificiale generativa pensato per fornire informazioni sulla salute. Il “personal promoter” è in grado di rispondere in otto lingue: arabo, cinese, francese, russo, inglese, spagnolo, hindi e portoghese. «Questi sistemi sono utili per dare al cittadino un orientamento molto generale, ma non possono sostituire i programmi di prevenzione già ben consolidati».
Sono le parole di Antonio Oliva, Professore Ordinario di Medicina Legale all’Università Cattolica del Sacro Cuore. «In generale non si deve sottovalutare che l’indiscriminato utilizzo dell’AI rischia comunque di determinare una forma di de-responsabilizzazione dell’operatore sanitario o volendo utilizzare un noto neologismo di un autorevole professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, Luciano Floridi per indicare l’odierna impossibilità di separare mondo virtuale e analogico». Ma secondo il medico-legale, lo sforzo fatto dall’OMS, comunque, è eccezionale.
Accesso più interattivo a informazioni sanitarie
«Il futuro della salute è digitale e sostenere i Paesi a sfruttare il potere delle tecnologie digitali per la salute è una priorità per l’OMS», ha commentato il Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. Sarah, la cui tecnologia è supportata da Soul Machines Biological AI, è addestrata per fornire informazioni sui principali argomenti di salute: dall’alimentazione, al fumo, al benessere mentale alla prevenzione oncologica. Grazie all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale il “personal promoter” sarà in grado di “impegnarsi in conversazioni personalizzate dinamiche che rispecchiano più accuratamente le interazioni umane e forniscono risposte empatiche agli utenti in un ambiente senza giudizio”, scrive in una nota l’OMS. «Sarah ci dà un assaggio di come l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere utilizzata in futuro per migliorare l’accesso alle informazioni sanitarie in modo più interattivo», ha aggiunto Tedros, secondo cui «questa tecnologia potrebbe ridurre le disuguaglianze e aiutare le persone ad accedere a informazioni sanitarie aggiornate e affidabili».
Oliva: «Cauti su implicazioni legali»
«È stato lanciato questo prototipo di assistenza digitale etico, dotato di Intelligenza Artificiale generativa, che può dare un orientamento su informazioni che vengono proposte sul patologico al cittadino. Ma stiamo attenti – sottolinea Oliva – bisogna essere molto cauti sulle implicazioni legali che ci possono essere». Bisogna aspettare e capire cosa succederà nei prossimi mesi. “È come mettere su una strada un prototipo nuovo di un’autovettura.”
Le criticità da affrontare in futuro
Responsabilità dell’operatore sanitario e utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Fatta eccezione per la proposta di Regolamento Europeo sull’AI, non esiste oggi una normativa dedicata a questi strumenti e alla regolamentazione delle responsabilità in ipotesi di evento dannoso. Dal punto di vista comunitario e nazionale, si cerca di disciplinare alcune normative esistenti, ma spesso in modo disomogeneo, lasciando nel comparto un’enorme zona grigia. Tre gli aspetti fondamentali su cui bisogna lavorare: individuazione del soggetto responsabile, nesso causale tra danno ed evento e ripartizione del danno.
L’ultima decisione spetta all’operatore sanitario
Un dato è certo. In futuro, il rapporto medico-paziente avrà un nuovo alleato: l’Intelligenza Artificiale. «Quello che lei dice è significativo perché ha inserito una nuova entità. Ma il rapporto medico-paziente non può essere garantito tramite un semplice algoritmo», spiega Oliva. Oggi per fare un esempio i pediatri utilizzano un sistema che registra la tosse di un bambino. Sulla base del timbro, danno il loro parere. Tutto ciò si può realizzare a distanza grazie alla telemedicina.
La domanda che ci si pone è: può l’Intelligenza Artificiale generativa sostituire la medicina? «Assolutamente no – afferma il professore dell’Università Cattolica. – Giusto utilizzare l’intelligenza artificiale, ma il medico non deve seguire solo un algoritmo. L’ultima decisione spetta all’operatore sanitario». Ed è il medico o, meglio, l’essere umano, secondo Oliva, a prendere la decisione definitiva: «Bisogna sapere dove termina la responsabilità di un sistema tecnologico avanzato e dove inizia quella della responsabilità di un medico. Se immaginiamo appunto un chirurgo che da un ordine ad un robot ad eseguire un atto operatorio perché un algoritmo gli dice che una certa lesione su di un organo è una patologia maligna ed invece risulta essere poi benigna e che poi provoca una complicanza maggiore, diamo un esempio emblematico di come la tecnologia più avanzata possa portare al fenomeno della de-responsabilizzazione o, peggio, dequalificazione dell’operatore sanitario, il che rappresenta una deriva pericolosa».
Sarah sfrutta l’AI generativa per sciogliere i dubbi sulla salute: può dare informazioni aggiornate su come smettere di fumare, essere più attivi, seguire una dieta sana e combattere lo stress. L’avatar con un elegante chignon e una t-shirt blu, però, ha fatto nascere altri tipi di dubbi, soprattutto dal punto di vista normativo ed etico. Con lo sviluppo dell’AI gli scenari stanno cambiando. Serve una strategia per sfruttarne i vantaggi senza commettere errori.