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Protezione e valorizzazione dei dati in sanità: dubbi e certezze sull’AI

Perché ne stiamo parlando
La sicurezza e la difesa dei dati sono temi che ci vedono particolarmente coinvolti, soprattutto da quando gli ospedali sono diventati terreno fertile per gli attacchi informatici. Bene quindi difendere, ma occorre anche innovare e valorizzare i dati se si vogliono fornire soluzioni di ricerca ai pazienti.

Protezione e valorizzazione dei dati in sanità: dubbi e certezze sull’AI

Che l’Intelligenza Artificiale sia tra i temi più interessanti nel processo di digitalizzazione che sta investendo il nostro Paese non vi è dubbio alcuno. Occorre capire però quale sarà l’effettivo impatto sulla tutela dei dati sanitari. Delle sfide, dei rischi e delle opportunità si è parlato a Roma, nel convegno “Innovazione digitale, protezione e valorizzazione dei dati in sanità. Dalla teoria alla pratica” organizzato dalla Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico insieme con Dedalus.

Trovare il giusto equilibrio tra efficienza, efficacia e sicurezza non è semplice. La sanità e la ricerca sono tra i settori maggiormente coinvolti quando si parla di protezione dei dati e innovazione digitale. Per questo crediamo molto nella figura del responsabile della protezione dei dati (DPO). Gli ospedali sono spesso bersaglio degli attacchi informatici: occorre difendersi, ma allo stesso tempo dobbiamo continuare a raccogliere dati. Solo così potremmo fornire soluzioni di ricerca ai pazienti” ha precisato l’ingegnere Paolo Sormani, Direttore Generale del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico.

L’impatto dell’AI sulla tutela dei dati sanitari

L’AI andrà a migliorare l’assistenza sanitaria e la cura dell’individuo: di questo siamo convinti”, ha affermato la Professoressa Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Non mancano però i dubbi, come lei stessa ha spiegato: “Senza un’effettiva attuazione della riforma del Fascicolo Sanitario Elettronico, cosiddetto 2.0, e senza la creazione dell’Ecosistema dei Dati Sanitari (EDS), gli scenari di diagnosi, prognosi, ottimizzazione della ricerca e sperimentazione farmacologica si realizzeranno con difficoltà. Le AI possono incrementare le disuguaglianze sanitarie sul territorio, amplificando divari nell’assistenza ai cittadini. O ancora, elaborare dati sanitari profilando in modo accurato l’individuo e determinando l’adozione di decisioni con ripercussioni significative sulla sua persona, con rischi di opacità, di errori, di distorsioni dell’output. Proprio perché le incognite ci sono sia in ambito sanitario che in tema di protezione dati, il Garante della privacy italiano è stato il primo e unico in Europa a dotarsi di un decalogo, dove abbiamo declinato le specifiche garanzie per un corretto utilizzo dell’AI in ambito sanitario”.

AI: sfida all’insegnamento e alle risorse

Ma cosa ci mette in crisi quando parliamo di AI? “Forse il fatto che queste macchine stanno studiando” ha risposto il Professor Leandro Pecchia, Presidente Società europea di ingegneria biomedica e Professore Università Campus Bio-Medico di Roma. “Negli anni abbiamo imparato la pedagogia dell’insegnamento, lo abbiamo fatto con bambini, adolescenti, adulti, animali. Ora occorre farlo con le macchine. Questo ci inquieta, perché in sanità ci sono complessità superiori: dalla frammentazione del sapere alla simmetria di conoscenza, alla responsabilità condivisa. Una cosa però deve essere chiara: così come negli anni ’50 il carbone e l’acciaio furono importanti per lo sviluppo, così ora lo sono i dati e l’AI. Non possiamo più attendere, perché paesi come la Cina o l’India stanno sviluppando sistemi di AI più elastici rispetto ai nostri. Questo significa che potremmo trovarci nella spiacevole situazione di mandare una persona a curarsi in Cina perché l’innovazione, soprattutto quella etica, costa. Quindi, quando il legislatore ci chiede di rispettare i migliori standard del mondo deve mettere sul campo risorse adeguate”.

AI: parola d’ordine supporto e non sostituzione

Secondo il Dottor Domenico Mantoan, Direttore Generale Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali – AGENAS, quello che stiamo vivendo è il rinascimento della sanità italiana: “Il COVID ha fatto capire alla politica che in Italia mancava un modello territoriale e alla classe medica che la telemedicina era importante. Dobbiamo permettere ai medici di curare meglio i propri pazienti. In quest’ottica istituire una piattaforma nazionale, affidarla ai medici di medicina generale e usare l’AI permetterà loro di fare migliori diagnosi e prognosi. L’AI deve rappresentare un valido strumento di supporto e non di sostituzione. Occorre capire bene cosa è innovativo da cosa non lo è: ecco perché c’è bisogno dei dati sanitari e che questi siano utilizzati da chi fa ricerca, perché non c’è una buona cura senza una buona ricerca”.

Valorizzare i dati: una scelta di sostenibilità

Bene quindi valorizzare i dati, così come l’uso dell’AI, ma occorre puntare al pluralismo delle soluzioni innovative, derivanti dalla ricerca e dal mercato, e non a una sola di esse, come ha precisato l’Avvocato Luca Bolognini, Presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy. “Dopo decenni di salvaguardia, la politica europea si è dedicata a una strategia per i dati. Per questo ha presentato un regolamento per istituire lo spazio europeo dei dati sanitari e sfruttarne appieno le potenzialità. Non valorizzare i dati sanitari in chiave secondaria non è infatti più sostenibile”.

Keypoints

  • La sanità e la ricerca sono tra i settori maggiormente coinvolti quando si parla di protezione dei dati e innovazione digitale
  • Gli ospedali sono diventati terreno fertile per gli attacchi informatici
  • Occorre difendere, ma anche innovare e valorizzare i dati se si vogliono fornire soluzioni di ricerca ai pazienti
  • Non valorizzare i dati sanitari in chiave secondaria non è infatti più sostenibile
  • L’AI deve rappresentare un valido strumento di supporto e non di sostituzione del medico
  • L’AI andrà a migliorare l’assistenza sanitaria e la cura dell’individuo, seppur con delle incertezze
  • Da qui la necessità di educare le macchine (pedagogia dell’insegnamento) e di avere le giuste risorse

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