Sanità digitale: vola la spesa a 2,47 miliardi di euro. Ma siamo ancora agli inizi

Sanità digitale: vola la spesa a 2,47 miliardi di euro. Ma siamo ancora agli inizi

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Mario Catalano

Perché ne stiamo parlando
Questa la somma investita nel 2024, spinta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e investimenti record. Ma persistono criticità strutturali e incertezze sul futuro.

Nonostante l’impulso dato dal PNRR, il cammino verso una totale sanità digitale è costellato di criticità che necessitano di attenzione immediata per non rendere effimera l’opportunità di questi anni. Un primo, evidente, disallineamento emerge tra la crescente domanda di cura, dovuta all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle cronicità, e una spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL che mostra segnali di contenimento, scesa al 6,2% nel 2023. Questo contribuisce a un disequilibrio strutturale che si manifesta, ad esempio, nelle lunghe liste d’attesa.

I numeri che emergono dalla ricerca “Sanità digitale: i germogli della trasformazione” condotta dalla School of Management e Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, impongono una lunga riflessione.

Le strutture sanitarie identificano diversi ostacoli all’innovazione digitale. Tra i più significativi vi sono la limitata disponibilità di risorse economiche, indicata dal 55% delle strutture, e la carenza di competenze, citata dal 40%. Si aggiunge una scarsa cultura digitale nelle organizzazioni (34%). Una criticità emergente quest’anno è l’incertezza sulle risorse disponibili una volta terminato il PNRR, preoccupazione espressa dal 57% delle strutture.

Salute italiana connessa: i numeri timidi del digitale e i forti dubbi sull’Ai

Anche l’adozione di strumenti digitali chiave da parte dei professionisti e dei cittadini presenta margini di miglioramento. L’utilizzo della Cartella Clinica Elettronica (CCE) tra i professionisti sanitari si attesta intorno al 62%, un dato in lieve aumento ma che non riflette ancora pienamente gli investimenti in atto.

L’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) da parte dei professionisti è moderatamente cresciuto, raggiungendo il 44% per gli specialisti (+9%) e il 57% per i Medici di Medicina Generale (MMG) (+9%). Tra i cittadini, il 41% dichiara di aver utilizzato il FSE, una percentuale stabile rispetto al 2024. Il Telemonitoraggio risulta ancora poco diffuso, utilizzato solo dal 12% dei pazienti, nonostante sia riconosciuto come uno strumento molto promettente per evitare ospedalizzazioni. L’Intelligenza artificiale (Ai), sebbene in rapida accelerazione, suscita preoccupazioni, in particolare per gli utilizzi più avanzati a supporto delle decisioni cliniche.

Il 55% degli specialisti e il 47% dei MMG indicano la mancanza di spiegazioni nei processi decisionali dell’AI come un ostacolo. Inoltre, il 59% degli specialisti e il 58% dei MMG esprimono riserve riguardo alle possibili responsabilità medico-legali. Alla base dell’efficacia dell’Ai vi è la qualità e disponibilità dei dati sanitari, un ambito in cui il panorama italiano presenta ancora lacune significative. Dal punto di vista dei cittadini, il 36% è preoccupato che l’Ai possa compromettere il rapporto umano tra medico e paziente e il 29% teme che possa in qualche modo sostituire il medico.

Digital health: un balzo da 2,47 miliardi verso il futuro connesso

Nonostante le sfide, il panorama della Sanità Digitale in Italia mostra segnali incoraggianti, con investimenti in crescita e i primi risultati concreti. Nel 2024, la spesa per la sanità digitale ha registrato un ulteriore incremento raggiungendo i 2,47 miliardi di euro, con una crescita del +12% rispetto al 2023, pari a circa l’1,9% della spesa sanitaria pubblica. La cybersecurity si conferma una priorità, con il 69% delle strutture che prevede un aumento degli investimenti nel 2025. Seguono la CCE, i servizi di Telemedicina e i sistemi di integrazione.

Questi dati si pongono in un contesto in cui, stando a quanto rilevato nel Dtx Report di Indicon, società che edita INNLIFES, cresce significativamente il numero di aziende italiane che sviluppano terapie digitali: 23 nel
2024 rispetto alle 13 del 2023. Di queste, 16 sono startup innovative, 3 PMI innovative, 1 startup non innovativa e 3 aziende consolidate. Il numero totale di potenziali DTx in Italia è ora di 41, rispetto alle 18 riportate nel 2023, di cui 17 oggi sono già registrati come dispositivi medici presso il ministero della Salute.

Tornando al report del Politecnico, cresce l’attenzione verso i sistemi per la gestione e valorizzazione dei dati clinici, considerati sempre più strategici per l’alimentazione del FSE e la costruzione dell’Ecosistema dei Dati Sanitari (EDS). L’EDS, formalmente istituito con decreto a fine 2024, abiliterà nuove modalità di raccolta, analisi e utilizzo dei dati per programmazione, prevenzione e ricerca, basate su un’architettura federata che garantisce la protezione dei dati. Lo sviluppo del FSE 2.0 è visto come essenziale per alimentare l’EDS.

Sanità 4.0: come la GenAi sta trasformando medici e cittadini

L’Intelligenza artificiale rafforza il suo ruolo strategico, con un’accelerazione significativa nell’ultimo anno. L’Ai Act europeo fornisce un quadro normativo, e in Italia è in corso l’iter per un disegno di legge nazionale. È prevista una Piattaforma di Ai a supporto dell’assistenza primaria, operativa dal primo trimestre 2027. L’utilizzo di strumenti di Generative Ai (GenAi) sta crescendo rapidamente tra i professionisti: il 26% degli specialisti (+13%), il 19% degli infermieri (+10%) e il 46% dei MMG dichiarano di averne fatto uso.

L’impatto futuro della GenAi è considerato positivo dalla maggior parte dei medici specialisti, specialmente per la ricerca di informazioni scientifiche, la generazione di documenti di sintesi e l’analisi della letteratura. Si stima che l’adozione della GenAi potrebbe portare un medico a risparmiare mediamente circa due giornate all’anno sull’analisi della letteratura scientifica.

Anche tra i cittadini la GenAi guadagna popolarità: il 31% l’ha utilizzata (+9%), l’11% in ambito salute per cercare informazioni, principalmente su problemi di salute (47%) e farmaci/terapie (39%), motivati dalla rapidità (50%) e facilità d’uso (44%). Il 33% dei cittadini ritiene che l’AI possa portare più benefici che rischi e il 24% pensa che possa aiutare il medico a prendere decisioni più precise e rapide.

Con la Telemedicina scendono del 50% i trasferimenti urgenti dei detenuti

Diversi studi di caso evidenziano i benefici concreti della sanità digitale. In un Istituto Penitenziario, l’uso della Telemedicina ha portato a un calo del 50% dei trasferimenti di detenuti al Pronto Soccorso, con 390 attività di teleconsulto/televisita e 600 di telemonitoraggio in 8 mesi. Ad Ascoli Piceno, un progetto territoriale mira a ridurre l’isolamento sociale, gli accessi impropri al Pronto Soccorso e le liste d’attesa.

L’implementazione del teleconsulto in una Centrale Operativa Territoriale ha gestito 20mila richieste e ridotto del 40% le prescrizioni di visite specialistiche in dermatologia. L’AUSL di Reggio Emilia, con la sua CCE territoriale “Matilde”, ha gestito 7mila 500 pazienti, erogato circa 73mila prestazioni a domicilio e inviato oltre 18mila schede al FSE in pochi mesi, migliorando la presa in carico integrata. Il sistema di Anatomia Patologica digitale in Veneto ha generato oltre 330mila referti e 2 milioni di vetrini.

L’uso dell’Ai nello screening mammografico da parte di Humanitas ha analizzato 9mila 600 immagini, portando a un aumento del 6% di immagini appropriate e una riduzione del 9% di quelle inadeguate. Un progetto di PS Tracking a Palermo ha ridotto la permanenza media in Pronto Soccorso del 34% e il tempo medio triage-visita da 59 a 48 minuti.

Teleriabilitazione: oltre lo schermo, tra limiti umani e trasformazione necessaria

Antonio Robecchi Majnardi, consigliere di presidenza nazionale di Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa) evidenzia le difficoltà della teleriabilitazione, in particolare nel valutare l’interazione persona-ambiente da remoto e nell’applicare trattamenti neuromotori. Sottolinea come la figura del terapista al domicilio rimanga imprescindibile per il monitoraggio. Afferma che solo una parte della riabilitazione può essere gestita a distanza e manca un riconoscimento economico adeguato delle prestazioni e dei costi (device, operatori).

Secondo Pietro Giurdanella, consigliere del comitato centrale di Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), la sanità digitale impone una trasformazione del modello di servizio, non solo l’aggiunta di tecnologia. Il digitale migliora l’accesso principalmente per chi possiede le competenze tecniche e culturali; molti cittadini restano esclusi per mancanza di supporto. Senza questo cambiamento, la digitalizzazione non avrà successo.

Keypoints

  • Spesa sanità digitale: nel 2024 ha raggiunto i 2,47 miliardi di euro, con un aumento del 12%
  • Telemedicina: l’infrastruttura nazionale è collaudata, le Regionali in fase di avvio; l’utilizzo del telemonitoraggio tra i pazienti è al 12%
  • Intelligenza artificiale generativa (GenAi): l’uso cresce tra specialisti (26%) e MMG (46%)
  • La Cartella Clinica Elettronica (CCE) è attiva nell’85% delle strutture ma usata dal 62% dei professionisti
  • Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è usato dal 41% dei cittadini
  • Le aziende sanitarie evidenziano la limitata disponibilità economica (55%) e l’incertezza sulle risorse post-PNRR (57%)

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