«L’Italia è pronta. Il governo ha svolto un ruolo determinante e ha ben compreso la rilevanza dell’impatto delle piattaforme di AI, sia a livello nazionale che internazionale». Antonio Teti, componente del Comitato di coordinamento per l’AI, commenta così il percorso che ha portato alla stesura della Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026 (scarica il documento qui). Il testo è online da un paio di giorni. Nel frattempo, sono iniziate le audizioni in commissione al Senato della Repubblica del disegno di legge sull’AI e il 12 luglio scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea l’AI Act, il regolamento che stabilisce le prime regole al mondo sull’Intelligenza Artificiale. La sua piena applicazione sarà dal 2 agosto 2026.
Mario Nobile (AgID): «Regole e sviluppo dell’IA cruciali per garantire un futuro sicuro e prospero»
«Ringrazio tutti gli esperti del Comitato per il loro contributo alla redazione della Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026, un testo che sta supportando l’attività del Governo nella definizione di una normativa nazionale e delle politiche sull’IA e che dimostra la nostra determinazione nel guidare lo sviluppo di questa tecnologia in modo efficace e sicuro», ha dichiarato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione, Alessio Butti. Per Mario Nobile, Direttore Generale di AgID, le regole e lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale sono cruciali per garantire un futuro sicuro e prospero. «Università e ricerca italiane, al settimo posto a livello mondiale, dimostrano la nostra capacità di innovazione e le diffuse competenze, unitamente alle nostre imprese altamente competitive nel mercato globale – ha aggiunto – Tutto questo rappresenta un terreno fertile per lo sviluppo dell’IA in Italia». La strategia elaborata dal Comitato inquadra l’intelligenza artificiale come un concreto motore di sviluppo per l’Italia, valorizzando le sue peculiarità e promuovendo lo sviluppo e l’adozione di soluzioni trasparenti e affidabili, in sintonia con i valori del Paese, ha affermato Gianluigi Greco, coordinatore del Comitato.
«Fondamentale la tipologia di fonti»
Dopo un’analisi del contesto globale e del posizionamento italiano, il documento definisce le azioni strategiche, raggruppate in quattro macroaree: ricerca, pubblica amministrazione, imprese e formazione. La strategia propone, inoltre, un sistema di monitoraggio della relativa attuazione e un’analisi del contesto regolativo che traccia la cornice entro cui dovrà essere dispiegata. Riservatezza delle informazioni e modalità di indottrinamento e formazione delle piattaforme sono stati i due argomenti sui quali il Comitato ha posto maggiore attenzione: «La tipologia delle fonti rappresenta un elemento determinante», ha spiegato Teti.
«Le troppe regole rischiano di bloccare l’effettiva spendibilità dei sistemi tecnologici sviluppati in Europa»
Una delle azioni strategica sottolineate nell’area ricerca scientifica è la collaborazione internazionale. «L’Italia, di concerto con gli altri Paesi UE, ha definito una serie di regole e limitazioni ricevibili e riconducibili al contesto della privacy – ha detto il componente del Comitato – Questo non accade per i Paesi extra UE». Adesso, si pone il problema sull’effettiva funzionalità delle piattaforme. «Se non posso accedere a determinate informazioni che mi consentono di avere un quadro più ampio, andrò a utilizzare una piattaforma che mi fornirà una conoscenza più limitata», sottolinea il responsabile del Settore Sistemi Informativi, Innovazione Tecnologica e Sicurezza Informatica dell’università di Chieti-Pescara. Uscendo dai confini europei, in Paesi come gli Stati Uniti, la Russia o la Cina non si sono aperte ampie riflessioni su regole e limiti: «Le loro piattaforme non hanno tutti questi vincoli», ricorda il docente. Regole, limiti e leggi rischiano, però, di bloccare l’effettiva spendibilità dei sistemi tecnologici sviluppati in Europa. «Questo ci pone in una situazione di disagio. La possibilità che accada ciò è reale. Questa situazione potrebbe essere controproducente».
Alcune professioni non saranno più utili?
In ambito sanitario, le piattaforme di AI rappresentano oggi e rappresenteranno in futuro uno strumento formidabile, per esempio sul piano diagnostico. Non solo. Possono essere collegate a interventi chirurgici o abbinate a sistemi robotizzati. Nei prossimi anni, gli algoritmi rivoluzioneranno il contesto socio-economico che stiamo vivendo a livello mondiale. Questo fattore aprirà le porte a uno scenario sul quale sarà opportuno condurre un approfondito dibattitto. «Bisognerebbe riflettere su quali professionalità non saranno più utili – aggiunge Teti – A questo punto, che tipo di riconversione dovremmo attuare nel corso degli anni? Siamo di nuovo a una nuova rivoluzione industriale?».
I componenti del Comitato
Il documento è stato redatto da un Comitato di esperti, composto da quattordici membri di comprovata competenza ed esperienza, per supportare il Governo nella definizione di una normativa nazionale e delle strategie relative a questa tecnologia. L’obiettivo era quello di guidare lo sviluppo dell’AI in modo responsabile e inclusivo. Il Comitato ha beneficiato del supporto di una Segreteria Tecnica istituita presso l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che ha affiancato il Comitato nell’organizzazione delle attività e nella stesura dei documenti. Del team di esperti, coordinato da Gianluigi Greco, Professore di informatica all’università della Calabria e Presidente di AIxIA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale), facevano parte anche Viviana Acquaviva (astrofisica esperta di Intelligenza Artificiale e machine learning), Paolo Benanti (consigliere di Papa Francesco sui temi dell’Intelligenza Artificiale e dell’etica della tecnologia), Guido Boella (Professore ordinario al Dipartimento di Informatica all’università di Torino), Marco Camisani Calzolari (docente universitario, consulente, autore e divulgatore scientifico), Virginio Cantoni (docente emerito dell’università di Pavia), Maria Chiara Carrozza (Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche), Rita Cucchiara (docente dell’università di Modena e Reggio Emilia), Agostino La Bella (docente dell’università di Tor Vergata), Silvestro Micera (docente all’Ecole polytechnique fédérale de Lausanne), Giuliano Noci (prorettore del Politecnico di Milano), Edoardo Carlo Raffiotta (avvocato costituzionalista), Ranieri Razzante (docente di tecniche e regole della cybersecurity all’università Suor Orsola Benincasa) e Antonio Teti (responsabile del Settore Sistemi Informativi e Innovazione Tecnologica dell’università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara).
È fondamentale che nei prossimi anni l’Europa non diventi un’isola a sé stante. Le regole e i limiti non devono rappresentare un freno allo sviluppo dell’intero continente, non solo sul piano economico ma anche sul benessere dei propri cittadini. Serve una riflessione approfondita sulle attività svolte dall’Europa e sulle decisioni prese a livello internazionale.