Sono pronti a partire su tutto il territorio italiano gli EDIH (European Digital Innovation Hub), la risposta voluta dalla Commissione Europea per accelerare l’innovazione digitale nella Pubblica amministrazione e le Piccole e Medie Imprese di tutti gli stati membri. L’obiettivo: rispondere in maniera compatta a sfide urgenti, dalla svolta green al mantenimento della competitività e dell’indipendenza da paesi come gli Stati Uniti e Cina in diversi settori, life science compreso.
L’Unione Europea (UE) sta puntando da tempo sulla transizione digitale, come uno degli obiettivi chiave di questo decennio, ritenendola un elemento fondamentale per stabilire la propria indipendenza dalle tecnologie straniere, per affrontare future crisi autonomamente (la pandemia lo ha reso ancora più evidente), mantenere la propria competitività e sviluppare attrattività, fare fronte con successo alla lotta ai cambiamenti climatici e attuare la transizione “green”.
Tra le iniziative che sono state promosse a tutti gli stati membri c’è la costituzione degli European Digital Innovation Hub (EDIH), i poli europei per l’innovazione digitale. Anche l’Italia si è dotata, dopo una selezione nazionale ed una a capo della Commissione Europea, di questi consorzi, che sono finanziati al 50% dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy, e per il 50% da Bruxelles.
Nel corso del processo di selezione sono state individuate 13 proposte che saranno finanziate complessivamente con 67 milioni di euro (circa 5,16 milioni per EDIH in media), 33,5 milioni in capo all’Italia, come specificato nel decreto del 10 marzo 2023. Sempre nel corso di questa procedura di valutazione è stato poi assegnato il “Seal of Excellence”, in due trance, ad altri 24 centri. Il sigillo di eccellenza è il riconoscimento da parte dell’UE della validità del progetto, anche se le strutture, per ragioni di budget, non sono rientrate tra quelle finanziate a livello europeo, ma ricevono finanziamenti dal governo. Il recente decreto stanzia un finanziamento di 114,5 milioni (4,7 milioni per ciascun Seal of Excellence).
A cosa servono e come funzionano gli European Digital Innovation Hub (EDIH)
Gli EDIH saranno attivi per 36 mesi con la possibilità, a seguito di una valutazione della Commissione stessa, di estendere l’attività durata di ulteriori 48 mesi. Per tutta la durata del progetto, gli EDIH forniranno gratuitamente alla Pubblica Amministrazione (PA) e alla Piccole e Medie Imprese (PMI) operanti in Italia, strumenti e consulenza per accelerare il loro processo di digitalizzazione, affrontando sfide e cercando di superare i limiti che rallentano il raggiungimento degli obiettivi di innovazione digitale previsti dalla UE entro il 2030.
Il bacino di utenza di ogni EDIH è stato definito al momento della presentazione della domanda, dove sono stati individuati obiettivi e target da realizzare nel primo triennio di attività. Imprese e pubbliche amministrazioni si possono rivolgere ad uffici che rappresentano l’EDIH disseminati sul territorio.
Ogni EDIH è costituito attorno ad un ente o società che coordina un gruppo di partner accomunati da un alto livello di competenze digitali, in grado di fornire sostegno nelle aree individuate dalla UE, ossia:
- promuovere l’importanza dell’innovazione digitale
- aiutare ad elaborare una strategia;
- supportare lo sviluppo e testare idee innovative;
- aiutare nella raccolta dei fondi necessari per innovare;
- formare il personale delle PA e delle PMI ad utilizzare i nuovi strumenti digitali avanzati.
Anche il settore della salute e life science potrà contare sulle competenze riunite in questi hub europei, per innovare in sicurezza e con strumenti all’avanguardia: basti pensare alle aziende di distribuzione farmaceutica, le imprese che si occupano di sviluppare dispositivi medici o di diagnostica strumentale, e le aziende sanitarie pubbliche.
Il punto di partenza: gli obiettivi digitali in questo decennio
L’Unione Europea ha chiesto che entro la fine di questo decennio almeno l’80% di tutti gli adulti europei dovrà avere competenze digitali di base e 20 milioni di esperti ICT (Information and Communication Technologies) dovranno essere impiegati nell’UE.
Nel settore pubblico, l’obiettivo principale è fornire ai cittadini dell’UE la possibilità di svolgere online tutte le principali pratiche ufficiali e di recuperare elettronicamente i propri referti medici, oltre ad avere una ID digitale. Per quanto riguarda le aziende, il piano prevede che entro il 2030 il 75% utilizzi il Cloud, l’Intelligenza Artificiale e i Big Data e che almeno il 90% delle piccole e medie imprese abbia un livello base di “intensità digitale” (un livello base comporta l’utilizzo di almeno quattro delle dodici tecnologie digitali selezionate, come l’utilizzo di qualsiasi tecnologia IA).
Sul tema delle infrastrutture digitali e della sicurezza, la Commissione ha chiesto ai paesi membri di impegnarsi affinché entro il 2030 tutte le famiglie dell’UE abbiano una connessione gigabit e tutte le aree popolate una copertura 5G. Dovrebbero essere utilizzati un totale di 10.000 data center ad alta sicurezza e climaticamente neutri e l’Europa dovrebbe avere il suo primo computer quantistico.
Innovazione digitale in Eu: Italia al diciottesimo posto
Ad oggi, tuttavia, l’innovazione digitale in Europa è disomogenea, ed è necessario concentrare le risorse affinché ogni Stato membro raggiunga gli obiettivi posti entro il 2030. Secondo il sistema di monitoraggio chiamato “Digital Economy and Society Index” (DESI) istituito dalla Commissione Europea, nel 2021 tra le piccole e medie imprese (PMI) solo il 55% aveva raggiunto un livello base di intensità digitale rispetto all’88% delle grandi imprese. La maggior parte delle PMI ha registrato livelli di intensità digitale bassi (34%) o molto bassi (45%), contro l’obiettivo del 90% atteso nel 2030.
L’indice DESI, secondo le elaborazioni effettuate nel 2022, colloca l’Italia al diciottesimo posto in EU in termini di innovazione digitale, e questo è causato dai valori sotto la media per il Capitale Umano, la Connettività e la Digitalizzazione dei servizi pubblici. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, in Italia al 2021 solo il 40% dei cittadini che accedono ad Internet utilizzava i servizi digitali pubblici (a fronte del 100% previsto al 2030): una percentuale più bassa rispetto alla media europea del 65%. Nell’offerta di servizi pubblici digitali per i cittadini l’Italia è ancora indietro rispetto alla media europea, così come per i servizi offerti alle aziende.
Un nodo fondamentale per l’Italia è poi il livello di competenze digitali, sia dei cittadini che dei professionisti.
Solo il 46% delle persone ha competenze digitali di base, al di sotto della media dell’UE del 54%. Il divario con la media dell’UE è minore quando si tratta di individui con competenze digitali superiori alla base (23% in Italia rispetto al 26% nell’UE). Il paese ha una quota molto bassa di laureati in ICT: solo l’1,4% dei laureati italiani studia programmi ICT, il più basso nell’UE. Nel mercato del lavoro, la percentuale di specialisti ICT è del 3,8% dell’occupazione totale, rimanendo al di sotto della media dell’UE (4,5%). In parallelo, solo il 15% delle imprese italiane fornisce formazione ICT ai propri dipendenti, cinque punti percentuali al di sotto della media dell’UE.
Osservando lo stato di avanzamento delle infrastrutture digitali, l’Italia è ancora indietro rispetto alla media europea nella diffusione della banda larga.
Nel privato, sebbene l’Italia sia ben posizionata, con il 60% delle PMI con almeno un livello base di intensità digitale, permango limitazioni dell’adozione di altre tecnologie chiave avanzate come i big data e l’Intelligenza Artificiale.
La nascita degli EDIH per stimolare l’innovazione, anche nel nostro paese
I risultati del monitoraggio che l’Europa sta attuando in termini di innovazione digitale hanno posto le basi per la nascita di nuove azioni, tra cui il programma di finanziamento pluriennale da oltre 7.5 miliardi chiamato DIGITAL Europe Programme, o DEP.
Molti stimoli hanno ispirato e stanno ancora ispirando le linee guida del DEP: da un lato, la lezione appresa durante la crisi innescata dalla pandemia, ossia il ruolo centrale delle tecnologie e infrastrutture digitali e la necessità di trovare nuove soluzioni in tali campi. Dall’altro, la situazione della guerra tra Russia e Ucraina ha ulteriormente messo in evidenza le vulnerabilità nelle catene di approvvigionamento digitali, l’importanza di investire nella cybersecurity e di migliorare le capacità digitali dell’UE.
Il programma è pertanto volto a sostenere l’innovazione digitale in cinque aree critiche:
- high performing computers (HPC);
- l’Intelligenza artificiale (IA);
- la cybersecurity (CS);
- le competenze digitali avanzate (in particolare la formazione);
- la distribuzione e sensibilizzazione all’utilizzo delle tecnologie digitali.
Obiettivo del DEP è quello di far crescere il numero delle imprese (soprattutto PMI) e delle PA che utilizzano tecnologie di Intelligenza artificiale IA, HPC e CS in tutte le aree geografiche dell’EU, comprese le regioni ultraperiferiche.
Gli EDIH sono stati concepiti come strumento per attuare questo obiettivo, e come supporto per migliorare e attuare processi, creare prodotti o fornire servizi utilizzando le tecnologie digitali.
Le caratteristiche degli EDIH: dal One Stop Shop al Test Before Invest
Gli EDIH sono organizzazioni no-profit in cui più partner, coordinati da un capofila, condividono ed integrano competenze, specializzazioni, risorse umane e strumentali. Nella propria compagine, ogni EDIH garantisce almeno un’organizzazione di Ricerca e Tecnologia (ORT), cioè in grado di fare ricerca ed offrire consulenza tecnologica. I tipi di servizi che questi poli sono chiamati a fornire alle imprese e alla PA sono legati all’utilizzo di tecnologie digitali avanzate quali Intelligenza Artificiale, Supercalcolo e Cybersecurity.
Ci sono due slogan che sintetizzano gli obiettivi degli EDIH. Il primo è il concetto di “One Stop Shop” (sportello unico): gli EDIH sono in grado di offrire un insieme integrato di servizi che vanno dalla consulenza strategica, alla consulenza tecnologica, alla consulenza di sviluppo di prodotti e processi, alla ricerca, al fundraising. Si va quindi dall’aiuto tecnico, al supporto normativo (molti sono i regolamenti nazionali ed europei che vanno tenuti in considerazione in questo ambito, basti pensare all’area della gestione e utilizzo dei dati), alla consulenza per ottenere finanziamenti.
Il secondo è “Test Before Invest”: i clienti possono provare e sperimentare tecnologie digitali avanzate in modo da acquisire maggiore consapevolezza prima di effettuare investimenti.
Generalmente un EDIH ha un raggio di azione circoscritto (regionale o macroregionale), così da poter supportare le PMI e le PA di quel territorio: i clienti devono poter avere a “portata di mano” queste organizzazioni per provare tecnologie avanzate e ricevere consulenza tecnologica, strategica e finanziaria. Inoltre, ogni EDIH è chiamato a fare rete con gli altri EDIH distribuiti in Italia e in tutta l’Europa: l’obiettivo è di condividere esperienze, garantire lo scambio di idee, know-how e buone pratiche che portino ad una standardizzazione dei processi di innovazione.
L’obiettivo della UE è di creare 200 EDIH, in grado di collaborare tra loro: per questo è stato creato anche il DTA (Digital Transformation Accelerator), una sorta di agenzia a supporto degli EDIH per favorire connessioni e collaborazioni. I servizi degli EDIH (per valori sotto certi limiti) sono erogati gratuitamente perché finanziati dalla UE e dallo Stato in pari misura, ma possono fornire anche servizi a pagamento qualora il cliente richieda ulteriore supporto.
Tutti gli EDIH in Italia sono in una fase di start-up e le prime azioni prenderanno forma solo nella seconda metà dell’anno. Ognuno, a seconda delle specifiche specializzazioni, si occuperà di diversi settori, tra cui il settore Life Science.
L’impegno richiesto dagli EDIH sarà personalizzato rispetto al territorio in cui opereranno; da un lato, dovranno lavorare sui freni e sui limiti all’innovazione digitale a livello regionale o interregionale, dall’altro dovranno attendere che PA e PMI si attivino con idee e richieste di aiuto per attuarle. Si tratta di una sfida, sia sul piano delle capacità introdotte, sia dei tempi per realizzare la transizione digitale uniformemente su tutto il territorio nazionale. L’Italia ha infatti meno di sette anni per rispondere alle ambiziose richieste che arrivano da Bruxelles.