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42° Congresso SIF: intelligenza artificiale, RNA e farmacologia di genere

Perché ne stiamo parlando
Al Congresso nazionale della Società Italiana di Farmacologia, in corso fino al 16 novembre, si discute della medicina del futuro. Al centro degli incontri l’impatto delle nuove tecnologie, come intelligenza artificiale e RNA. Un focus anche sulla farmacologia di genere per garantire trattamenti più equi e sicuri.

42° Congresso SIF: intelligenza artificiale, RNA e farmacologia di genere

Science today for a better medicine tomorrow. Fino al 16 novembre è in corso a Sorrento il 42° Congresso Nazionale della Società Italiana di farmacologia (SIF).

Tanti i temi in programma, tra questi le nuove metodologie e tecnologie da applicare alla ricerca di nuovi farmaci: in particolare, intelligenza artificiale e terapie basate sugli RNA. Infatti, come spiega Giuseppe Cirino, Presidente SIF, «il potenziale dell’RNA va ben oltre le malattie infettive e apre nuove strade per le terapie farmacologiche in molti campi. La sua versatilità ha il potenziale per trasformare il panorama del trattamento in molteplici aree terapeutiche. E l’AI offre potenti strumenti computazionali in grado di analizzare grandi quantità di dati, identificare nuove molecole attive e inesplorati target farmacologici con elevati livelli di predittività, consentendo il riposizionamento di farmaci già esistenti».

Come spiega Cirino, l’integrazione di algoritmi di AI e le terapie basate sull’mRNA hanno il potenziale di accelerare l’identificazione di nuovi farmaci, migliorare i risultati degli studi clinici e consentire una medicina sempre più personalizzata e di precisione. E in questo contesto la farmacologia è chiamata a rivestire un ruolo centrale abbracciando l’integrazione di tecnologia, genomica e bioinformatica  e contribuendo alla R&S ma anche alla formazione.

«Un aspetto essenziale – puntualizza il Presidente – è anche rappresentato dalla valutazione del costo, sostenibilità, appropriatezza prescrittiva e formazione in questi campi specifici. Concetti chiave da affrontare in maniera armonica. Il problema della valutazione del valore dell’innovazione diventa un processo sempre più complesso e articolato, che necessita di un ecosistema che renda possibile la fruibilità di nuove cure senza mettere a rischio la sostenibilità del nostro sistema sanitario universalistico. Infatti, l’invecchiamento della popolazione e la cronicizzazione di malattie, nel passato prive di cure efficaci, aprono nuove problematiche anche sul piano della sostenibilità e della appropriatezza prescrittiva».

Per questo il Congresso della Società Italiana di Farmacologia, attraverso simposi, letture magistrali e tavole rotonde, ha come focus ricerca, innovazione, sostenibilità e formazione.

Farmacologia di genere

Giovedì 14 novembre si dibatterà anche di farmacologia di genere con Annalisa Bosi, Ilaria Campesi, Stefano Grosdani, Rosangela Montanaro e Simona Pace. Si porrà dunque l’attenzione sull’influenza delle differenze biologiche ma anche culturali e socio-economiche sull’effetto dei farmaci, in termini di efficacia, quindi di effetti terapeutici, e in termini di sicurezza, quindi di eventi avversi.

Negli studi clinici, finora, i soggetti arruolati sono stati prevalentemente di sesso maschile, perché più facili da studiare e “meno onerosi” dal punto di vista economico, oltre che per l’assunto implicito che il corpo della donna fosse essenzialmente lo stesso dell’uomo, solo più piccolo. E così, a causa dello scarso reclutamento nei protocolli di ricerca, sono proprio le donne – che consumano più farmaci rispetto agli uomini – a manifestare più eventi avversi.

Come superare questo limite? Come incentivare le aziende ad aumentare l’inserimento delle donne negli studi clinici?

Stefano Grosdani (Scuola di specializzazione in farmacologia e tossicologia del’Università degli Studi di Milano e Clinical Trial Unit del Centro cardiologico Monzino) illustrerà la proposta di ricorrere all’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata, al fine di impegnare le aziende a effettuare ulteriori studi per ottenere dati completi, qualora quelli presentati non soddisfacessero l’equità di genere.

Perché arruolare le donne in uno studio clinico è costoso

Studiare la popolazione femminile è più oneroso perché se in un protocollo di ricerca si arruolano per esempio uomini di età compresa tra i 30 e i 60 anni con una determinata malattia e senza altre malattie concomitanti, per arruolare le donne nello stesso studio non ci si può limitare a creare un gruppo di “donne di età 30-60 anni”. Perché una trentenne è completamente diversa da una donna sessantenne per lo stato ormonale; così come lo stato ormonale di una donna varia nell’arco dello stesso mese di valutazione a seconda della fase del ciclo mestruale.

Quindi, per arruolare donne in un protocollo di ricerca bisogna creare tanti gruppi di studio con caratteristiche diverse, suddivisi in base all’età e alle variazioni ormonali mensili (ovulazione, mestruazione, ecc.).

«Le donne andrebbero studiate in tutte le fasi della loro vita riproduttiva, dalla pubertà fino alla post menopausa. Questo complica il disegno sperimentale e aumenta i costi della ricerca, ma sappiamo benissimo che anche le semplici fluttuazioni ormonali che si hanno durante il ciclo mestruale possono influenzare la disponibilità biologica, cioè la quantità di farmaco realmente assunta da una donna in età fertile rispetto a una donna in menopausa o che assume un contraccettivo orale. Quindi il reclutamento della popolazione femminile complica sì la ricerca ma la rende più completa. Non si può quindi prescindere dall’includere le donne negli studi clinici per poter offrire a tutti il miglior outcome possibile» puntualizza Ilaria Campesi (Dipartimento scienze biomediche dell’Università di Sassari) che dal 2006 si occupa di farmacologia di genere.

«Il Congresso SIF – aggiunge – sarà dunque anche l’occasione per fare il punto sull’effetto sesso-specifico dei farmaci, su come possono funzionare in maniera diversa nel maschio e nella femmina, anche in funzione dell’età, della fase del ciclo mestruale, della gravidanza, dell’allattamento, e per confrontarsi sull’importanza della ricerca di base e preclinica riguardante le differenze di sesso e genere. Già in età prenatale, infatti, su modelli cellulari, si possono osservare differenze di sesso che possono poi condizionare lo sviluppo di patologie o eventuali predisposizioni a patologie o situazioni di rischio in età adulta».

Keypoints

  • Fino al 16 novembre è in corso a Sorrento il 42° Congresso Nazionale della Società Italiana di farmacologia (SIF).
  • Tanti i temi in programma, tra questi nuove metodologie e tecnologie per la ricerca di nuovi farmaci: in particolare, AI e terapie basate sull’mRNA
  • L’AI può facilitare l’identificazione di nuove molecole e il riposizionamento di farmaci esistenti
  • Si discute anche della sostenibilità e della valutazione dei costi: priorità per garantire l’accesso equo a nuove cure
  • Un focus anche sulla farmacologia di genere: le differenze biologiche e socio-culturali influenzano efficacia e sicurezza dei farmaci
  • A causa del basso reclutamento femminile negli studi clinici, le donne sono a rischio maggiore di eventi avversi.
  • Incentivare l’inclusione femminile negli studi clinici è fondamentale per migliorare la sicurezza e l’efficacia dei farmaci per tutti

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