Forest bathing e mindfulness possono contribuire a migliorare la qualità della vita dei pazienti con BPCO e aumentare l’aderenza terapeutica? Un sentiero nel bosco può trasformarsi in una via di cura?
È ciò che si prefigge di indagare l’IRCCS Fondazione Don Carlo Gnocchi con il progetto di ricerca COPDForest, candidato al BPCOntest, l’iniziativa promossa da INNLIFES con il supporto non condizionante di Sanofi Regeneron, rivolta a startup, PMI innovative, università ed enti di ricerca impegnati nell’ottimizzare la gestione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Respirare è un gesto semplice, ma per milioni di persone affette da broncopneumopatia cronica ostruttiva può diventare una sfida quotidiana. Coordinato da un team multidisciplinare, con competenze cliniche, psicologiche e ambientali, COPDForest punta a combinare la riabilitazione respiratoria con l’esperienza del Forest Bathing e della Mindfulness e valutarne i benefici sul piano respiratorio, psicologico e infiammatorio.
«L’aderenza al trattamento e il livello di coinvolgimento attivo del paziente nel proprio percorso di cura (patient engagement) sono fattori determinanti per la sostenibilità e l’efficacia a lungo termine degli interventi terapeutici per le malattie croniche, come la BPCO» afferma Eleonora Volpato, psicologa e psicoterapeuta, ricercatrice della Fondazione.
«Vogliamo quindi indagare se tale integrazione possa determinare un miglioramento significativo dei parametri funzionali e respiratori e del distress psicologico, rispetto alla riabilitazione respiratoria ambulatoriale convenzionale. E se possa determinare anche una maggiore partecipazione dei pazienti: perché il livello di coinvolgimento attivo del paziente nel proprio percorso di cura è fondamentale per l’aderenza al trattamento».
Quindi avete strutturato uno studio clinico?
«Esattamente. Si tratta di uno studio clinico controllato, randomizzato, a due bracci, disegnato per valutare l’efficacia comparativa di un innovativo programma di riabilitazione respiratoria outdoor, rispetto a un protocollo riabilitativo convenzionale indoor, in un campione di pazienti con diagnosi di BPCO, che recluteremo negli ambulatori di pneumologia dell’UOC Riabilitazione Cardio-Respiratoria dell’IRCCS Santa Maria Nascente della Fondazione Don Carlo Gnocchi di Milano».
Come nasce l’idea di integrare pratiche come il Forest Bathing e la Mindfulness nella riabilitazione respiratoria?
«Nel 2022 abbiamo realizzato un piccolo progetto pilota che ha evidenziato come riunire persone con la stessa patologia in un ambiente naturale fosse efficace nel migliorare non solo alcuni parametri respiratori, ma anche il benessere psicologico percepito. Da questa osservazione, ci siamo chiesti: perché non integrare attività simili all’aria aperta nella pratica clinica? Per validare i risultati ottenuti, abbiamo quindi deciso di impostare un progetto di ricerca».
In che modo l’ambiente naturale può contribuire a migliorare la qualità della vita e i parametri clinici nei pazienti rispetto ai protocolli di riabilitazione respiratoria convenzionale ambulatoriale?
«L’attività fisica, come camminare, è una delle attività indicate nell’ambito del percorso di riabilitazione cardio-respiratoria. Infatti, durante il ricovero, i pazienti sono incoraggiati a praticare anche esercizi che mirino, per esempio, alla mobilizzazione, rinforzo muscolare, potenziamento del tono generale, utilizzando strumenti come il tapis roulant o la cyclette. Traslare queste attività in un ambiente naturale è innovativo e anche più piacevole.
Inoltre, la modalità di gruppo favorisce il patient engagement perché i pazienti riescono a condividere i loro vissuti, possono confrontarsi sulle dinamiche della malattia, sui problemi fisici e respiratori, ma anche psicologici: si crea, in altre parole, un mutuo aiuto molto importante che promuove l’aderenza al percorso terapeutico. E anche nel rapporto col personale sanitario, condividendo le passeggiate all’aperto, si rafforza l’alleanza terapeutica».
Uno degli aspetti centrali del progetto è il patient engagement: quali strumenti e strategie intendete adottare per stimolare la partecipazione attiva dei pazienti durante il percorso riabilitativo?
«Lo studio si concentrerà sulla valutazione degli aspetti respiratori e psicologici, utilizzando strumenti come la Patient Activation Measure 13. Inoltre, condurremo interviste semi-strutturate per esplorare le motivazioni dei pazienti riguardo al loro percorso e le loro aspettative sul trattamento.
Durante l’intervento, poi, proporremo delle attività atte a stimolare la loro partecipazione attiva, in modo che siano loro, progressivamente, a prendersi cura di se stessi, familiarizzando con la consapevolezza dei propri sensi, del proprio respiro, imparando a riconoscere le proprie emozioni, potenziando il senso di autoefficacia, per affrontare meglio le difficoltà che la malattia propone quotidianamente».
Qual è il potenziale impatto di questo modello riabilitativo sulla pratica clinica quotidiana e sulla sostenibilità dei sistemi sanitari?
«La nostra convinzione è che un approccio immersivo nella natura possa favorire una maggiore partecipazione attiva dei pazienti, con ripercussioni positive sull’aderenza al percorso riabilitativo e sull’adozione di comportamenti salutari a lungo termine. L’obiettivo è inserire questo programma nella pratica clinica con l’idea che, se il paziente è più coinvolto nel proprio percorso di cura, avrà meno probabilità di incorrere in riacutizzazioni e maggiori possibilità di raggiungere una stabilizzazione clinica.
Ciò comporterebbe anche un miglioramento della funzione respiratoria, una riduzione dello stress e, di conseguenza, un significativo miglioramento della qualità di vita. Inoltre, questi effetti positivi potrebbero incidere indirettamente sulla gestione sanitaria, riducendo il numero di visite e ricoveri per riacutizzazioni, con un impatto anche economico positivo. In questo modo, speriamo di aprire nuove prospettive nella progettazione di programmi riabilitativi, diversificando l’offerta terapeutica ».
Avete previsto anche la raccolta di biomarcatori infiammatori: in che modo contribuiranno alla valutazione dell’efficacia dell’intervento?
«La raccolta di biomarcatori salivari, in particolare la misurazione dei livelli di IL-1 beta — una citochina infiammatoria coinvolta nella patogenesi della BPCO e nella risposta del paziente alla riabilitazione respiratoria, nonché nella reazione del sistema nervoso centrale a stress cronico e acuto — è fondamentale per comprendere come lo stress, spesso riferito dai pazienti, influenzi il sistema nervoso centrale.
Vogliamo quindi esplorare se ci sono variazioni nei livelli di questo biomarcatore prima e dopo il trattamento. In uno studio condotto su pazienti con BPCO sottoposti a riabilitazione respiratoria, è stato osservato un incremento dei livelli di IL-1 beta al termine del programma riabilitativo, suggerendo che questa citochina possa essere utilizzata come biomarcatore di efficacia della riabilitazione».
Di fatto volete combinare scienza e natura nel percorso riabilitativo per incrementare il benessere fisico e psicologico. Come pensate di strutturare il percorso?
«Il Forest bathing è un modo per immergersi nella natura e grazie alla mindfulness si incentiva il vivere pienamente nel qui e ora. Essendo la BPCO una malattia respiratoria, riteniamo che la combinazione delle due pratiche possa essere più efficace. Proporremo dunque al gruppo sperimentale un percorso riabilitativo che combina Forest bathing e mindfulness in ambiente outdoor che, oltre a offrire un contesto favorevole all’esercizio fisico, funge da stimolo motivazionale per il paziente.
In pratica proporremo un programma di otto sessioni con escursioni con andamento crescente, in termini di distanza percorsa e di dislivello, in modo che lo sforzo sia paragonabile all’intervento riabilitativo strutturato indoor. Prima dell’avvio del programma all’aperto, organizzeremo dei workshop per costruire alcune conoscenze e abilità per poter camminare all’aperto.
Le escursioni, poi, saranno guidate da una guida di media montagna, accompagnata da un medico e uno psicologo. Il gruppo di controllo, invece, seguirà il percorso di riabilitazione indoor ambulatoriale, quindi allenamento su cyclette e tapis roulant, esercizi di rinforzo muscolare, cicloergometro a manovella per gli arti superiori, ecc».