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Donne ai vertici: in ambito Health percentuale più alta

Perché ne stiamo parlando
Nonostante i progressi, il gap di genere nelle posizioni di vertice aziendale in Italia persiste. Solo il 17% degli executive è donna. Meglio il settore Health: Indicon ha mappato il 25% di donne in posizioni apicali.

Donne ai vertici: in ambito Health percentuale più alta

Donne ai vertici delle società? Ancora poche. Troppo poche.

L’Osservatorio Donne Executive del Corporate Governance Lab di SDA Bocconi evidenzia un gap di genere persistente nei ruoli aziendali chiave, nonostante i progressi registrati negli ultimi anni.

Di fatto, soltanto una dirigente su sei è donna. A ostacolare la carriera delle donne i fattori strutturali e culturali. Rappresentano ancora una barriera per l’ascesa delle donne verso le posizioni di vertice.

Executive in Italia: solo una su sei è donna

Lo studio realizzato dall’Osservatorio di SDA Bocconi ha analizzato i team executive di 320 grandi imprese italiane, di cui 169 quotate, e ha coinvolto 2.920 executive. Ebbene, solo un executive su sei è donna: il 17%. Ma anche in questi casi la presenza delle donne si concentra nei ruoli di staff, mentre i ruoli legati al core business delle imprese vedono una presenza femminile inferiore.

Questo squilibrio è particolarmente evidente nelle aziende quotate che, come hanno illustrato Alessandro Minichilli, Valentino D’Angelo, Giulia Corbella in occasione del convegno «Le donne executive in Italia: presenza, ruoli e percorsi di carriera», adottano pratiche meno inclusive rispetto alle non quotate. Le imprese non quotate, infatti, vedono una maggiore rappresentanza di donne nelle funzioni di business.

La situazione migliora per le Millennials. Le nuove generazioni mostrano un gap di genere ridotto rispetto a quelle più anziane, anche se il problema persiste. Tra i baby boomers, le donne executive sono il 10%, percentuale che sale al 25% tra i Millennials. L’età media delle donne executive è di 50 anni, quella degli uomini 54.

Contrariamente alle aspettative, il divario di genere è ampio in tutti i settori, compresi quelli bancario, assicurativo e dei servizi, dove si tende a credere che vi sia un migliore bilanciamento di genere. Inoltre, le donne executive cambiano ruolo più frequentemente rispetto ai loro colleghi uomini (ogni 7,35 anni contro gli 8,25 dei maschi), segnalando forse una maggiore difficoltà a trovare stabilità o avanzamento in posizioni di vertice.

Lo studio Women in Business del 2023, curato dal network di consulenza internazionale Bernoni Grant Thornton, ha evidenziato invece il 24% delle donne ai vertici aziendali.

Riscontro positivo nel settore Health

Un po’ meglio risulta essere la situazione nel mondo Life Science. INNLIFES, in collaborazione con il team di consulenza di Indicon Società Benefit, ha mappato il management del settore Health. 
La mappatura ha analizzato le principali aziende appartenenti al settore farmaceutico, con oltre un milione di fatturato; su 95 aziende del settore Life Science analizzate, 21 hanno donne in ruoli apicali. Se dovessimo considerare invece solo le prime 40 aziende, la percentuale sale al 25% (vedi tabella).

Nel Life Science, la presenza femminile nei ruoli manageriali supera la media nazionale (47% vs. 34%). Ma, ancora poche ricoprono ruoli apicali (Presidente, CEO, General Manager, Country Manager).

Come presentato in occasione dell’ESG Life Science Forum, nel Life Science la presenza femminile nei ruoli manageriali supera la media nazionale (47% vs. 34%). Ma ancora poche ricoprono ruoli apicali: presidente, CEO, general manager, country manager. E come riscontrato dal monitoraggio di INNLIFES, analizzando tra le prime 40 aziende solo le quotate, le donne CEO nelle filiali italiane raggiungono quota 27% a fronte del 6% delle quotate in generale (vedi grafico 1). Maggiore, anche se i dati sono lontani per poter parlare di parità di genere.

La governance femminile anche nelle startup e PMI innovative Life Science è sopra la media generale: 17% vs. 13% (vedi grafico 2).

CONFRONTO AZIENDE Farma ospedaliera* vs total – WOMEN CEO *Prime 40 aziende farmaceutiche quotate per fatturato ospedaliera (fonte: AIFA ripiano 2022)
AZIENDE INNOVATIVE Life Science vs totale Crescita costante della governance femminile nelle startup e PMI innovative Life Science, sopra la media generale (17% vs. 13%)

Una crescita costante, ma ancora lenta

Una crescita costante, ma ancora lenta, della presenza femminile nel top management è documentata da Manageritalia tra manager privati. Nel rapporto Donne Manager, dall’elaborazione dei dati ufficiali INPS 2022, si registra nell’ultimo anno un incremento dell’8,1% delle donne nelle posizione di vertice aziendale, che dal 2008 registrano complessivamente un aumento del 92%. Oggi rappresentano il 21,4% del totale (20,5% nel 2021 e 19,1% nel 2020).
La rincorsa in atto sembra essere legata in particolar modo al ricambio generazionale che vede già le donne essere il 39% tra i dirigenti under 35, mentre tra i quadri, anticamera della dirigenza, le donne sono già il 32% in assoluto e il 40% tra gli under 35.
Le donne sono percentualmente molto più presenti nel terziario (25,4%) rispetto all’industria (15,9%). Focalizzandoci però sulle 9.627 aziende del terziario privato, due terzi delle aziende (67,8%) non ha donne dirigenti, il 32,2% ha nello staff dirigenziale sia donne che uomini, mentre il 12,1% ha solo dirigenti donne. Manageritalia ha mappato anche la distribuzione geografica e Milano prevale con 10.802 donne dirigenti, seguita da Roma (5.406) e Torino (1.448).

Per questo, come ha sottolineato Mario Mantovani, presidente di Manageritalia, è importante rafforzare le azioni di sostegno all’uguaglianza di genere nel mondo del lavoro: quote di genere nei cda e nelle istituzioni, programmi aziendali e percorsi di qualificazione, come Women on Board promosso da Manageritalia. Ma anche promuovere l’adozione di modelli organizzativi flessibili che non diano per scontata la presenza, anche superiore a 8 ore al giorno, nel luogo di lavoro: «i benefici di produttività, e non solo di benessere personale, ove i processi siano ben organizzati, sono ormai dimostrabili. Le aziende con donne ai vertici performano meglio». E servono servizi adeguati e programmi di lungo termine per la genitorialità, seguendo l’idea che si tratta di un impegno da ripartire equamente nella coppia.
«Women on Board – spiega Luisa Quarta, coordinatrice gruppo donne manager Manageritalia – è il progetto per favorire l’ingresso delle donne nei cda delle imprese pubbliche e private. Mentre Managing For Inclusion è il nuovo percorso ideato da Manageritalia per accompagnare le piccole e medie imprese all’ottenimento della Certificazione di Genere».

Professioni mediche: donne più degli uomini

La Fondazione ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri), dal canto suo, evidenzia l’aumento della presenza femminile nelle file delle professioni mediche (il rapporto è 50,1 femmine per 49,9 maschi, dato al 31 dicembre 2023), ma denuncia il persistere del divario di genere.
«Per la prima volta nella storia, infatti, le professioniste iscritte alla Quota A Enpam hanno superato numericamente gli uomini. Ma il sorpasso delle donne, non si accompagna alla parità di genere. C’è ancora strada da fare» spiega il presidente Alberto Olivetti, sottolineando anche lui come l’attività professionale dovrà essere organizzata e strutturata sempre di più in termini di conciliazione vita e lavoro.
Se tra i nuovi iscritti alla Quota A, cioè tutti i nuovi camici bianchi che si sono affacciati alla professione medica e odontoiatrica nel 2023, il 59% è donna a fronte del 41% di uomini, dai dati presentati nel Bilancio sociale della Fondazione, si evince che nel 2023 tra i dirigenti la quota delle donne si ferma al 15% (dato stabile dal 2021), mentre tra i quadri il 54% è donna.
Sulle donne ai vertici nel sistema sanitario, si legga l’intervista a Patrizia Ravaioli, presidente dell’associazione Donne Leader in Sanità e la presentazione del Rapporto annuale dell’Osservatorio sull’equità di genere della leadership nel settore sanitario.

Oltre il soffitto di cristallo

«Per rompere il soffitto di cristallo, bisogna vederlo» scrive nel libro Scienziate (Raffaello Cortina editore, 2024) la senatrice a vita Elena Cattaneo, accademica dei Lincei e docente all’Università di Milano, dove dirige il laboratorio di biologia delle cellule staminali e farmacologia delle malattie neurodegenerative (qui puoi leggere il resoconto della sua Lectio magistralis al 63° Simposio AFI). La letteratura scientifica sul tema delle pari opportunità, riferisce Cattaneo, è ricca di esempi di mancanza di consapevolezza riguardo al gender gap e alle varie forme con cui si manifesta, «alcune delle quali particolarmente insidiose perché poco evidenti, spesso inconsapevoli, ma proprio per questo capace di insinuarsi tra le pieghe di una cultura che spinge le donne a ritirarsi per non disturbare». Cattaneo racconta a riguardo di come lei stessa, studiando, abbia via via preso coscienza «di come possa essere riduttivo denunciare soltanto il cosiddetto soffitto di cristallo, perché quell’immagine induce a pensare che il problema sia solo nell’ultimo miglio professionale ai gradi più alti della carriera». In realtà, la maggior parte delle donne – e i dati sopra indicati lo testimoniano – nemmeno arriva a intravedere il soffitto di cristallo, perché la disparità di genere è radicata a ogni livello e interrompe la corsa delle donne molto prima. Per questo, per esemplificare la corsa impari e il percorso a ostacoli che le donne devono affrontare nel mondo del lavoro, si ritiene più efficace la metafora della leaky pipeline, cioè della conduttura che perde.

Le dinamiche organizzative intralciano la progressione di carriera delle donne e le donne risultano svantaggiate anche dalla mancanza di politiche del lavoro, di welfare, di pari opportunità e questo si ripercuote sull’occupazione femminile: in Italia è inferiore alla media europea (di circa 14 punti percentuali).
Cattaneo, però, offre un messaggio ottimista: «Se è il contesto influenzare le dinamiche sociali, c’è speranza per il futuro. Il tema delle pari opportunità è sempre più presente nel dibattito pubblico e un segnale è arrivato anche con l’assegnazione nel 2023 del Nobel per l’economia a Claudia Goldin, economista statunitense dell’Università di Harvard, tra le pioniere degli studi sul divario di genere in ambito lavorativo».

Keypoints

  • Solo il 17% degli executive nelle grandi aziende italiane è donna, con una presenza maggiore nei ruoli di staff rispetto a quelli legati al core business
  • Nelle imprese non quotate, le pratiche di inclusione sono migliori rispetto alle aziende quotate, secondo l’Osservatorio Donne Executive del Corporate Governance Lab di SDA Bocconi
  • Il gap di genere si riduce tra le giovani generazioni: le donne executive Millennial rappresentano il 25% rispetto al 10% tra le baby boomers
  • I settori bancario, assicurativo e dei servizi, spesso considerati più equilibrati, mostrano ancora una marcata disparità di genere ai vertici
  • Le donne cambiano ruolo più frequentemente rispetto agli uomini, segnalando possibili difficoltà di avanzamento o stabilità nei ruoli di vertice
  • Secondo Manageritalia, la presenza femminile è più alta nel settore terziario (25,4%) rispetto all’industria (15,9%), con un incremento nel top management dell’8,1% nell’ultimo anno
  • Il divario di genere persiste anche nel settore sanitario, nonostante l’aumento del numero di donne tra i nuovi professionisti medici
  • Tra le azioni per superare le barriere, quote di genere, modelli organizzativi flessibili e servizi per la genitorialità

 

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