Dopo un lavoro durato oltre cinque anni, che ha coinvolto cento Paesi membri (tra cui l’Italia), il comitato ISO TC 323, che si occupa della standardizzazione nell’ambito dell’economia circolare, ha pubblicato i primi quattro standard ISO della Serie 59000: 59004, 59010, 59020, 59032. Si tratta di un pacchetto di norme contenente un vocabolario comune e le linee guida sull’economia circolare, le procedure necessarie alla transizione verso questo modello, il metodo per la misurazione e le best practices alle quali ispirarsi nell’ambito della circular economy. L’obiettivo di questi quattro primi standard è quello di aiutare aziende e organizzazioni attraverso la definizione di strumenti di supporto e requisiti per l’implementazione delle attività al fine di massimizzare il contributo allo Sviluppo Sostenibile. Attualmente sono già in sviluppo altri due standard che verranno pubblicati prossimamente.
Che cosa è l’economia circolare
Secondo la definizione del Parlamento Europeo, “L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile”. Infatti, quando un determinato prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono reintrodotti, laddove possibile, con il riciclo. In questo modo si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore e riducendo al minimo i rifiuti.
Anche la definizione proposta dal comitato tecnico ISO TC 323 è simile a quella delineata dal Parlamento Europeo, ed è contenuta nel primo standard (59004:2024 “Circular economy – Vocabulary, principles and guidance for implementation”) e accompagnata da altri termini e concetti chiave che rispondono al vocabolario dell’economia circolare. Secondo questa definizione, “l’economia circolare è un sistema economico che utilizza un approccio sistemico per mantenere un flusso circolare di risorse, recuperando, conservando o aggiungendo valore, contribuendo allo sviluppo sostenibile”.
Italia prima per economia circolare in Unione Europea
Nel nostro Paese i concetti chiave dell’economia circolare sono ben conosciuti, in quanto l’Italia in questo ambito è prima in classifica tra i Paesi dell’Unione Europea. Nessuno come noi in termini di riciclo e gestione dei rifiuti: il 65% di piccole e medie imprese dichiara di mettere in atto pratiche di economia circolare, oltre il doppio rispetto al 2021. Come dimostrato, infatti, dal Rapporto sull’economia circolare in Italia 2024 (scarica il documento qui) del Circular Economy Network (CEN) e di Enea, siamo primi in classifica per il tasso di riciclo dei rifiuti. Nello specifico, nel 2021 l’Italia ha avuto un tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio del 71,7%, 8% in più della media UE27 (64%). Inoltre, il riciclo dei rifiuti urbani in Italia è cresciuto del 3,4% tra il 2017 e il 2022, raggiungendo il 49,2%. Infine, nel 2022, la produttività delle risorse in Italia ha generato, per ogni chilo di risorse consumate, 3,7 euro di PIL, +2,7% rispetto al 2018. La media UE, nel 2022, è stata 2,5 euro/kg. Anche il dato degli altri quattro principali Paesi europei è inferiore a quello dell’Italia.
Le altre norme del pacchetto ISO 59000
I nuovi standard definiti dal comitato tecnico ISO TC 323, però, non riguardano solo la definizione e il vocabolario relativo al campo semantico dell’economia circolare, bensì mirano ad accompagnare le organizzazioni fornendo loro un vero e proprio modello per la transizione. Lo standard ISO 59010:2024 “Circular economy – Guidance on the transition of business models and value networks” si concentra infatti sui modelli di business con l’obiettivo di creare reti virtuose all’interno delle quali i partner commerciali, i fornitori e i consumatori sono legati dai princìpi dell’economia circolare. Questo standard ha l’obiettivo di generare una catena di valore più sostenibile, in linea con il principio della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) recentemente approvata dal Consiglio UE, che afferma la necessità di analizzare e monitorare non solo le proprie attività, ma anche quelle di stakeholder e affiliati.
Non a caso, infatti, lo standard ISO 59020 “Circular economy – Measuring and assessing circularity performance” affronta proprio il tema del monitoraggio, affermando l’importanza della misurazione delle proprie azioni, affinché il passaggio ad un’economia più sostenibile sia fondata su parametri reali e non solo su dichiarazioni d’intenti. Oltre ai princìpi guida che rappresentano il campo d’azione entro il quale un’organizzazione deve muoversi al fine di monitorare le proprie azioni, il comitato tecnico ISO TC 323 fornisce alcuni indicatori obbligatori e altri facoltativi attraverso i quali misurare il proprio impatto nell’ambito dell’economia circolare. L’obiettivo ISO, infatti, è sempre quello di standardizzare il più possibile al fine di combattere le operazioni di greenwashing, sempre più diffuse da quando la sostenibilità è diventata anche un asset strategico per le aziende.
Il rapporto tecnico e gli standard in via di definizione
L’ultimo standard definito dal comitato tecnico ISO TC 323 consiste in un rapporto tecnico che, integrando i modelli di business proposti dalla ISO 59010, mette a disposizione una serie di best practices alle quali le organizzazioni possono ispirarsi per la loro transizione. Lo standard ISO/TR 59032:2024 “Circular economy – Review of existing value networks”, infatti, fornisce un’analisi e una mappatura di alcune reti di valore, sottolineandone caratteristiche e strutture virtuose al fine di accelerare il processo verso la transizione all’economia circolare.
Il lavoro del comitato tecnico ISO TC 323 nella definizione di criteri univoci per l’economia circolare non è però terminato. Dopo la pubblicazione del primo pacchetto, risultano già in lavorazione altri due standard. L’ISO 59040:2024 “Circular Economy – Product Circularity Data Sheet (PCDS)” si occupa della comunicazione e prevede la pubblicazione di una scheda tecnica attraverso la quale aziende e organizzazioni dovranno comunicare la circolarità di un prodotto. Lo standard ISO 59014:2024 “Environmental Management and the Circular Economy – Sustainability and traceability of secondary materials recovery – Principles, requirements and guidance” si occuperà invece di analizzare l’impatto dei secondary materials e dell’utilizzo di materie prime seconde nell’ambito del recupero e del reimpiego delle risorse. Infine, è in previsione la pubblicazione di un altro rapporto tecnico, che avrà l’obiettivo di analizzare casi concreti sulla base dell’approccio definito dagli standard ISO pubblicati.