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Equità di genere in salute e ricerca scientifica: a che punto siamo?

Perché ne stiamo parlando
Valorizzare le differenze di genere, sia nella professione che nella cura, permette di costruire un mondo più equo ed efficiente: contesto attuale e prospettive di miglioramento.

Equità di genere in salute e ricerca scientifica: a che punto siamo?

È stato di recente pubblicato il Libro Bianco 2023 sulla salute della donna Verso un’equità di genere nella salute e nella ricerca scientifica, realizzato da Fondazione Onda con il contributo incondizionato di Farmindustria.

Il Documento traccia lo stato dell’arte della Medicina di Genere nei diversi contesti della sanità e nelle sue differenti declinazioni. La descrizione è quella di un percorso non privo di ostacoli, chiamato ad assecondare le esigenze di equità oltre l’uguaglianza. “Uguaglianza ed equità sono due dei pilastri del nostro SSN, talvolta erroneamente intesi come sinonimi”, ha dichiarato Francesca Merzagora (Presidente di Fondazione Onda) nel corso della presentazione in Senato. “L’uguaglianza presuppone di poter fruire dei medesimi diritti, indipendentemente da qualsiasi differenza, mentre l’equità si basa sulla modulazione degli interventi in relazione alle differenze, alle specificità, ai bisogni. […] L’auspicio è che le idee, le esperienze condivise e le evidenze a supporto possano stimolare riflessioni e nuove progettualità per tendere a un’equità di genere nella salute e nella ricerca a garanzia di una maggior appropriatezza degli interventi di prevenzione, diagnosi e cura con beneficio non soltanto dei pazienti, ma anche della sostenibilità del SSN”.

Donne in sanità: una leadership ancora in evoluzione

La parità di diritti è uno degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sanciti dalle Nazioni Unite e implica la piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale in ambito politico, economico e della vita pubblica. Se restringiamo il focus dell’osservazione alla sanità italiana, la presenza femminile risulta elevata soprattutto nelle discipline afferenti alla medicina e ai servizi, mentre è inferiore al 30% in chirurgia e scarsa nelle posizioni apicali.

Offrire visibilità alla presenza di talenti femminili nella ricerca scientifica può contribuire a migliorare la situazione: da qui un’iniziativa come la costruzione del Club Top Italian Women Scientists, che riunisce le scienziate italiane di maggior impatto e che ha visto l’importante sostegno di Fondazione Onda.

La salute riproduttiva: uno snodo cruciale

Oggi 1,2 miliardi di ragazze e donne in età riproduttiva vivono in paesi con restrizioni all’accesso all’aborto sicuro e 102 milioni in luoghi in cui l’aborto è del tutto vietato. Quando la salute, anche riproduttiva, delle donne non è considerata prioritaria, le conseguenze sono drammatiche non solo per il genere femminile, ma per l’intera società.

Per la soluzione al problema opposto, ovvero quello della denatalità, che rischia di minare la tenuta sociale di un paese come il nostro, il Documento propone il potenziamento dell’informazione, strumento di promozione di consapevolezza e rispetto per il corpo, con i suoi ritmi e necessità.

Nella protezione della natalità anche l’ambiente di lavoro gioca un ruolo di rilievo. L’industria farmaceutica investe da tempo in politiche aziendali che favoriscono l’equità di genere. Le donne sono significativamente presenti nel comparto anche in ruoli di responsabilità (rappresentano il 36% e il 47% di dirigenti e quadri) e grande attenzione è dedicata alla conciliazione fra vita privata e lavoro, al benessere dei dipendenti e dei loro familiari e alle campagne a tutela della salute.

Migliorare la formazione specifica degli operatori sanitari

L’analisi del contesto porta a un focus sulle evoluzioni epidemiologiche cui le malattie vanno incontro, anche dal punto di vista del genere. I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), a lungo considerati patologie prevalentemente femminili, sono oggi in forte diffusione anche fra i maschi. Rimanendo nel campo dei disturbi mentali, occorre considerare l’incidenza delle forme depressive e ansiose nelle donne in età avanzata. Una criticità che richiede una maggiore formazione specifica degli operatori sanitari coinvolti nella cura dell’anziano.

La necessità di irrobustire la preparazione emerge anche per quanto riguarda medici e infermieri operanti nei Pronto Soccorso, affinché sappiano riconoscere segni di violenza e garantire un’assistenza specifica e tempestiva.

La conoscenza è importante per chi cura, ma anche per chi deve essere curato. Il principale determinante sociale alla base delle disuguaglianze nell’accesso alle cure è rappresentato dal livello di istruzione, che influenza anche l’adesione a stili di vita sani, ovvero le strategie di prevenzione, e la possibilità di utilizzo delle tecnologie di Digital Health. Quest’ultimo è un punto più volte ripreso nel Documento di Fondazione Onda, anche per la necessità di superare i bias di genere in fase di progettazione degli strumenti di salute digitale.

Equità anche nelle minoranze

Equità nella salute significa anche abbattere le barriere che ancora limitano l’accesso alle cure alle persone con disabilità, un punto sancito all’Articolo 25 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e che richiede un’applicazione più uniforme dei LEA.

Esiste, poi, un ambito poco seguito, ovvero quello della salute nelle carceri, che rappresenta un diritto regolato nei suoi standard minimi nel 1957, revisionati nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Gli studi di settore mostrano come in prigione aumenti, soprattutto nelle donne, il rischio di insorgenza di disturbi mentali, dipendenza da stupefacenti e alcol e di andare incontro ad abusi e maltrattamenti. Un fenomeno che necessita di interventi mirati e congiunti da parte di istituzioni ed esperti di diritti umani.

Keypoints

  • La presenza femminile è inferiore al 30% in chirurgia e scarsa nelle posizioni apicali: più visibilità ai talenti potrebbe migliorare le percentuali
  • 1,2 miliardi di ragazze e donne in età riproduttiva vivono in paesi con restrizioni all’accesso all’aborto sicuro e 102 milioni in luoghi in cui l’aborto è del tutto vietato
  • Più informazione promuoverebbe azioni di consapevolezza e rispetto per il corpo, a vantaggio della natalità
  • La presenza delle donne è significativa nell’industria farmaceutica anche in ruoli di responsabilità
  • L’evoluzione epidemiologica dell’incidenza di alcune malattie nei generi richiede più formazione negli operatori sanitari coinvolti
  • Servono più sforzi per garantire equità nella cura alle persone con disabilità e nelle carceri

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