«La sostenibilità a livello ambientale, sociale e di governance è uno degli elementi portanti dell’innovazione, anzi è il nuovo modo di fare innovazione. Il termine ESG ha tante ricadute, che impattano nella vita di tutti». Ne è convinta Paola Lanati, imprenditrice, business angel ed editrice di INNLIFES, che ha organizzato il primo ESG Life Science Forum, che si è tenuto il 29 ottobre a Roma, ospitato in una delle sale del Senato grazie all’iniziativa della senatrice Daniela Ternullo.
In un susseguirsi di interventi quasi tutti al femminile, istituzioni, esponenti di strutture sanitarie pubbliche e private e altri stakeholder si sono confrontati sul binomio sostenibilità e salute con il seguente ordine del giorno 1. politiche e strategie istituzionali per promuovere un Servizio Sanitario Nazionale in linea con l’Agenda 2030; 2. strategie di riorganizzazione delle strutture sanitarie in ambito healthcare per ridurre l’impatto ambientale; 3. equità di genere e inclusione sociale nel settore healthcare; 4. governance ESG nel settore delle scienze della vita.
Obiettivo, un confronto costruttivo, come sottolineato dall’onorevole Ylenja Lucaselli: «Il lavoro che svolgiamo in Parlamento ha bisogno di momenti di approfondimento come quello di oggi, che possano aiutarci a dare un taglio concreto a parole che altrimenti rimarrebbero solo parole. Il tema non è un tema legato alle risorse, ma una questione di governance».
La salute dell’uomo è correlata a quella dell’ecosistema: l’approccio One Health
La salute dell’uomo è sempre più legata non solo ai cambiamenti che stanno avvenendo nel nostro ambiente ma anche alla salute degli animali. Per questo motivo a dicembre 2023 è stato costituito un “quadripartito” delle organizzazioni delle Nazioni Unite che si occupano di salute dell’uomo (OMS), degli animali (WOAH), dell’agricoltura (FAO) e dell’ambiente (UNEP) che ha dato vita al modello One Health, modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse che cercano di ottimizzare la salute delle persone, degli animali, delle piante e degli ecosistemi.
«In Italia abbiamo costituito il gruppo interparlamentare One Health, il cui obiettivo è approdare – entro la legislatura – a provvedimenti unitari, che superino l’attuale approccio frammentario in materia di tutela della salute ambientale, umana e animale» ha spiegato Denise Giacomini, dirigente medico del Ministero della Salute, che collabora con il dipartimento One Health.
«È un dipartimento trasversale e interdisciplinare che segue gli obiettivi dell’agenda 2030. Per la sostenibilità nel campo della salute sono importanti le sinergie, in quest’anno così importante per l’Italia per aver avuto la presidenza del G20 abbiamo fatto un lavoro di legacy in ambito sostenibilità. Tra i successi, il finanziamento che siamo riusciti ad avere per la lotta all’antibiotico-resistenza (fenomeno di adattamento di alcuni microorganismi che acquisiscono la capacità di sopravvivere e proliferare, nonostante l’azione contraria degli agenti antibatterici, ndr)» .
Cambiamenti climatici, inquinamento e obiettivo 3 dell’Agenda 2030
«Se l’obiettivo 3 dell’Agenda 2030 è “garantire la salute e promuovere il benessere per tutti e a tutte le età”, il legame tra uomo e ambiente è evidenziato da uno dei suoi target, il 3.9: ridurre il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose, da inquinamento e contaminazione di aria, acqua e suolo» ha spiegato Laura Mancini, Direttrice dipartimento Ecosistemi e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità. «È tutto un problema di equilibrio tra uomo, natura e società: più forte è questo equilibrio più siamo in grado di fare prevenzione sulla salute. Il problema è che alcune situazioni sono oggi fuori controllo, o comunque abbiamo margini molto stretti per mettere mano agli equilibri del pianeta».
Francesca Puggioni, Caposezione Clinico Organizzativo ImmunoCenter dell’Humanitas, ha raccontato che «i cambiamenti climatici stanno impattando moltissimo sulla qualità di vita e sulla mortalità, e nel caso delle malattie respiratorie ci sono importanti sinergie tra cambiamenti climatici e inquinanti». Ma anche che è importante dare input scientifici precisi e contestualizzati alla politica. Come sta facendo l’Humanitas con il sistema Harmonia, che, potenziata dall’Intelligenza Artificiale, sta mettendo in relazione l’aumento di determinati inquinanti, della pollinazione o di eventi climatici particolari con la tipologia di pazienti che accedono al pronto soccorso.
«One Health può essere un forte driver anche in ambito oncologico» è intervenuta Rossana Berardi, Direttrice Clinica Oncologica AOU Marche. «In Europa il 10% dei tumori è correlabile a fattori ambientali, e in questo termine rientra uno spettro di situazioni variegato a cui contribuiscono fattori atmosferici, aria, acqua ma anche onde elettomagnetiche dei nostri cellulari. Ma la buona notizia è che a differenza di altre si tratta di cause modificabili, sulle quali si può agire».
«Proprio per valutare il progresso della società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, l’Istat nel 2010 ha creato il progetto BES, Benessere equo e sostenibile» ha spiegato Fabiola Riccardini, Head of Research dell’ISTAT. «I tradizionali indicatori economici, primo fra tutti il PIL, sono stati integrati con misure sulla qualità della vita delle persone e sull’ambiente».
Secondo Maurizio Bona, Esperto di Diplomazia Scientifica, già Consigliere del Direttore Generale del CERN, l’agenda 2030 è ambiziosissima ma sta mancando qualcosa per farla applicare. E in particolare sono due i fattori che limitano l’impatto: 1. Il sistema delle Nazioni Unite non è fatto per agire ma per negoziare, poi l’implementazione viene lasciata a qualcun altro; 2. Il fatto che la scienza è oggi concepita solo come tecnologia.
«Creare cultura è fondamentale affinché si possano raggiungere i principi dell’Agenda 2030» ha sottolineato Paolo Petralia, Vice Presidente Vicario Fiaso (Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere).
Nella sanità pubblica il 70% della forza lavoro è donna, ma una percentuale molto bassa raggiunge posizioni apicali
Ma il tema della sostenibilità passa anche attraverso l’inclusione e l’equità sociale, come evidenziato da Chiara Daina, socia di Leads Donne Leader in Sanità, associazione di promozione sociale impegnata a promuovere la presenza paritaria delle donne. «Equità non solo nell’accesso al lavoro ma anche nel diritto alle carriere. Nella sanità pubblica, quasi il 70% della forza lavoro è rappresentata da donne, ma questa disproporzione di genere la ritroviamo al contrario quando analizziamo le posizioni di comando forte, dove c’è invece un forte sbilanciamento verso gli uomini». Nel 2022 dalla collaborazione tra l’associazione Leads e la Luiss Business School è nato un osservatorio sull’equità di genere nella leadership in sanità, che ha l’obiettivo di analizzare a che punto è il rispetto dell’equità di genere nella leadership nel settore sanitario.
Paola Lanati ha evidenziato come nel settore farmaceutico il 25% delle posizioni apicali sia ricoperto da donne. Se guardiamo le startup e le PMI innovative, il 14% di esse sono fondate da donne, dato che sale al 19% se ci concentriamo sul settore life science.
Farmacie invece sempre più al femminile, come evidenziato da Paola Minghetti, Direttore del Dipartimento di Scienze farmaceutiche dell’Università degli studi di Milano. «Le laureate donne in scienze e tecnologie farmaceutiche sono più del 70%, e nelle farmacie la situazione è quasi disperante, ci vorrebbero delle quote azzurre».
Amelia Filippelli, Direttrice della Scuola di specializzazione di Farmacologia e Tossicologia clinica dell’Università degli Studi di Salerno si è soffermata sulla medicina di genere. «Dal punto di vista delle cure uomini e donne sono considerati allo stesso modo. Invece ci sono profonde differenze nella risposta alle terapie, ma anche chi eroga le cure può avere impatto sull’esito delle terapie a seconda che sia maschio o femmina. Questa cecità di genere viene da lontano: tutte le sperimentazioni cliniche fatte nel corso degli anni hanno arruolato uomini piuttosto che donne e non hanno mai disaggregato i dati quando uomini e donne erano insieme».
Le best practices di Lundbeck e Sobi
Quali le best practices nel campo della sostenibilità sociale? Lundbeck Italia, azienda con 70 anni di esperienza nelle neuroscienze, è impegnata nel favorire una sempre maggiore accettazione sociale delle persone che vivono con disturbi psichiatrici e neurologici. «Per parlare di salute mentale utilizziamo il linguaggio dell’arte» ha raccontato la Managing Director Tiziana Mele. «Sono tante le iniziative che abbiamo messo in piedi: dal cortometraggio realizzato nel 2022 insieme al Giffoni Film festival che abbiamo portato nelle scuole e che è stato visto da 7mila ragazzi, alle rassegne cinematografiche sulla salute mentale fino al concorso di arti grafiche, le cui opere sono state vendute all’asta».
Governance inclusiva e contaminazione tra esperienze diverse sono i driver della crescita e dello sviluppo di Sobi, biofarmaceutica multinazionale specializzata nelle malattie rare. «L’azienda è molto impegnata nel promuovere la parità di genere e l’inclusione» ha affermato Annalisa Adani, General Manager Italy, Greece, Cyprus & Malta. «Il nostro leadership team è a forte maggioranza femminile. Ma per noi è importante anche la crossfunzionalità tra le diversità».
Verso un modello di governance sostenibile
«La presenza di donne nei board e nei ruoli apicali ha dimostrato di migliorare la qualità delle decisioni strategiche soprattutto nei settori ad altro impatto come le scienze della vita» ha spiegato Annamaria Tartaglia, fondatrice di Angels4Women e co-chair di W7 Summit, il gruppo che promuove proposte sui diritti delle donne da presentare ai Governi nell’ambito del G7. «Abbiamo spinto affinché i governi del G7 adottino politiche che promuovano la partecipazione femminile a tutti i livelli». Tartaglia ha parlato anche del significato di un modello di governance sostenibile, cioè fondato su trasparenza e responsabilità condivisa.
Secondo Marta Marsilio, presidente del Consiglio di amministrazione della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Besta, le donne in posizioni apicali non devono emulare la leadership maschile, ma formarsi per esprimere una leadership femminile. Come? Il network può fare la differenza.
Dario Calogero, Deputy Chairman di VIOLA, è intervenuto definendo la violenza di genere come un «problema culturale e sociale». L’app VIOLA nasce proprio per rendere più sicura la vita delle donne. Marica Nobile, Direttrice Federchimica Assobiotec ha ricordato come i team che prestano attenzione all’inclusione hanno performance fino al 25% migliori degli altri team. Non farlo è uno spreco di risorse. Volgendo lo sguardo alle startup, Stefania Quaini, Managing Director di Angels4Women ha affermato che dal 2019 al 2023 il Life Science è il settore con più alta rappresentanza di co-founder donna (25%), quindi da guardare dal punto di vista della diversità. Ma il dato crolla quando la startup cresce.