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La sostenibilità è un vantaggio per la produttività: il green spinge gli investimenti delle imprese

Perché ne stiamo parlando
La sostenibilità è un vantaggio per la produttività: tra il 2018 e il 2022 più di un terzo delle imprese italiane ha effettuato eco-investimenti, ottenendo risultati migliori rispetto alle aziende che non l’hanno fatto. In generale, il nostro Paese è tra gli Eco-Leader in Europa, come dimostra la ricerca GreenItaly 2023.

La sostenibilità è la chiave del successo delle imprese. In un’economia che mira alla transizione sostenibile, le aziende che investono nel green dimostrano una crescita superiore rispetto a quelle che non lo fanno. La ricerca GreenItaly 2023, realizzata da Unioncamere e Fondazione Symbola sul periodo 2018-2022, certifica l’espansione dell’economia green nel mercato italiano: nel quinquennio 2018-2022 sono state 510.830 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti, pari al 35,1% del totale (ovvero più di una su tre). Queste aziende in media hanno ottenuto risultati migliori rispetto alle realtà che non hanno investito nel green, con incrementi di produzione, fatturato, occupazione ed export superiori. Esistono però ancora diverse barriere alla transizione sostenibile, come è lecito aspettarsi durante i periodi segnati da cambiamenti storici come questo: il 48% delle imprese italiane afferma che non investirà nel green, principalmente per motivi economici e culturali. Per questo motivo, le politiche in materia di sostenibilità di Istituzioni e Governi faranno la differenza negli anni a venire sulla realizzazione di un’economia realmente sostenibile.

L’Italia è tra gli Eco-Leaders europei, ma non investe nell’innovazione

L’Italia si è posizionata ottava in Europa nel 2022 nella classifica dell’Eco-Innovation Index, con uno score (129 punti) superiore alla media UE-27 (121 punti). L’Eco-Innovation Index misura le prestazioni di innovazione ambientale degli Stati Membri dell’Unione Europea. È composto da cinque dimensioni chiave (input dell’eco-innovazione; attività dell’eco-innovazione; output dell’eco-innovazione; efficienza delle risorse; risultati socio-economici), ognuna della quali contiene uno o più indicatori per un totale di dodici. A far la differenza in questa classifica per il nostro Paese è il nostro primato (condiviso con Lussemburgo) nel campo dell’efficienza delle risorse. Storicamente questo è un punto di forza del tessuto industriale nostrano: il nostro Paese, infatti, dipende dall’importazione delle materie prime e, di conseguenza, il prezzo di queste è superiore rispetto a quello che pagano le aziende di altri Paesi. Per questo le imprese italiane da un lato hanno sempre trovato soluzioni innovative anche nel passato, laddove l’economia circolare non era un punto di riferimento, e dall’altro hanno sempre posto grande attenzione all’efficientamento energetico. Inoltre, la filiera del riciclo in Italia è una vera e propria eccellenza: il tasso di avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) ha raggiunto nel 2020 il record dell’83,4%, di gran lunga superiore a quello di tutte le grandi economie europee. Un tasso di riciclo superiore di oltre 30 punti alla media UE (52,6%) e ben superiore a tutti gli altri grandi paesi europei, come Francia (64,4%), Germania (70%), Spagna (59,8%).

La sostenibilità è un vantaggio per la produttività: il green spinge gli investimenti delle imprese
Tasso di riciclo sul totale dei rifiuti nei grandi Paesi europei. Fonte: GreenItaly 2023.

I punti di debolezza per il nostro Paese sono rappresentati invece dall’output di eco-innovazione (73 punti contro 113 di media UE) e dai risultati socio-economici (72 punti contro i 104 di media UE). Per quanto riguarda il primo indicatore, le cause di questo risultato sono dovute alla bassa incidenza delle spese in ricerca e sviluppo sul PIL e al sottofinanziamento del sistema scolastico ed universitario. Questa debolezza pesa conseguentemente sui risultati socio-economici, che evidenziano come ancora non si sia affermata una vera filiera produttiva dell’eco-innovazione, ossia incentrata sui nuovi prodotti e le nuove tecnologie nate a seguito dello sviluppo della green-economy. In sintesi, il tessuto produttivo italiano ha assorbito i nuovi input sulla sostenibilità e in questi anni si è riqualificato, ma la rigenerazione è stata portata a termine con tecnologie importate.

La sostenibilità è un vantaggio per le imprese

La rigenerazione del nostro sistema produttivo è, infatti, resa evidente dal numero di aziende che hanno effettuato investimenti in sostenibilità in questi anni: più di una su tre nel quinquennio 2018-2022, per un totale di 510.830 imprese (il 35,1% del totale, era il 24,9% nel quinquennio precedente). Le realtà virtuose che hanno investito sulla sostenibilità e sulla propria riqualificazione hanno avuto risultati migliori rispetto a quelle che non lo hanno fatto, facendo registrare tassi di aumento superiori in ogni ambito analizzato: produzione, fatturato, occupazione, export.

La sostenibilità è un vantaggio per la produttività: il green spinge gli investimenti delle imprese
Impatto degli investimenti green. Fonte: GreenItaly 2023.

La crescita degli investimenti green nell’ultimo quinquennio è trasversale a tutti i macro-settori presi in considerazione, ma ci sono categorie di imprese che hanno in gran parte già assimilato la transizione sostenibile e altre che invece sono indietro. Tra i diversi settori spicca quello delle Public Utilities, con più di un’azienda su due che tra il 2018 e il 2022 ha investito in sostenibilità; i settori delle Costruzioni e dei Servizi, invece, nonostante un progresso rispetto al quinquennio precedente sono sotto la media totale delle imprese.

La sostenibilità è un vantaggio per la produttività: il green spinge gli investimenti delle imprese
Confronto degli investimenti green per settore tra il 2014-2018 e il 2018-2022. Fonte: GreenItaly 2023.

I green jobs sono un traino per l’occupazione

Il tasso di aumento degli occupati delle aziende che hanno investito in sostenibilità, come evidenziato, è superiore del 10% rispetto a quelle che non l’hanno fatto (29% vs 19%). A concorrere a questo risultato, oltre ovviamente all’aumento del fatturato e della produzione, partecipa anche l’incidenza dei green jobs, che sono sempre più ricercati dalle aziende e segneranno il mercato del lavoro anche nel futuro più prossimo.

La domanda di figure professionali di questo tipo in Italia nel 2022 è stata di 3.222 unità, in crescita del 4,1% rispetto all’anno precedente; la crescita della domanda di altre figure professionali nello stesso periodo è stata invece del 2,2%. Le aree aziendali per le quali c’è maggiore richiesta di posizioni green sono quelle della progettazione, ricerca e sviluppo, della logistica, del marketing e comunicazione e delle aree tecniche. Una minore domanda di green jobs si avverte invece nell’area della produzione di beni e servizi, nella vendita e assistenza clienti e nell’area amministrativa.

Le barriere alla transizione sostenibile

I dati esposti all’interno dell’approfondita ricerca elaborata da Unioncamere e dalla Fondazione Symbola dimostrano che la transizione sostenibile è in atto, e molte aziende italiane si stanno riqualificando. Nonostante il nostro Paese sia tra gli Eco-Leaders, permane ancora una grande lacuna nell’ambito degli investimenti in ricerca e sviluppo, che ricade inevitabilmente sulla difficoltà di costruire una filiera dell’innovazione sostenibile italiana. Non è un caso, infatti, che le aziende che affermano che non investiranno in sostenibilità (il 48% del totale), motivano questa scelta soprattutto citando due fattori: quello culturale e quello economico.

La sostenibilità è un vantaggio per la produttività: il green spinge gli investimenti delle imprese
Le barriere alla transizione sostenibile. Fonte: GreenItaly 2023.

Per cercare di invertire questo dato, dunque, è necessario insistere sul fattore culturale, investendo maggiormente nel sistema scolastico, nella ricerca e nel trasferimento tecnologico. Inoltre, la sostenibilità ha un costo per le imprese, e deve dunque essere accompagnata da politiche di medio-lungo termine e da una strategia di sostenibilità concreta e duratura, che non può che arrivare dalle Istituzioni e dai Governi attraverso meccanismi sempre più orientati a premiare le aziende virtuose che scelgono di riqualificarsi e rigenerarsi. Perché, come detto, la sostenibilità è la chiave del successo per tutte le aziende.

Keypoints

  • Nel quinquennio 2018-2022 sono state 510.830 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti, pari al 35,1% del totale (ovvero più di una su tre)
  • L’Italia si è posizionata ottava in Europa nel 2022 nella classifica dell’Eco-Innovation Index, ed è prima nel tasso di riciclo: il punto di forza è rappresentato dall’efficienza delle risorse, quelli di debolezza dall’output di eco-innovazione e dai risultati socio-economici
  • Le aziende che hanno investito in sostenibilità hanno ottenuto risultati migliori rispetto a quelle che non l’hanno fatto, con incrementi di produzione, fatturato, occupazione ed export superiori
  • Il settore migliore per numero di imprese che investe in sostenibilità è quello delle Public Utilities (52,7%), il peggiore è quello delle Costruzioni (33,4%)
  • I green jobs trainano l’occupazione, con una crescita annua del 4,1% contro il 2,2% di crescita delle altre figure professionali
  • Le barriere che ancora ostacolano una piena transizione sostenibile sono soprattutto di tipo culturale ed economico: il nostro Paese è chiamato dunque ad investire maggiormente in ricerca e a sostenere le imprese che investono nel green

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