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Premio “Young Talents Italia – L’Oréal Italia UNESCO For Women in Science”: premiate le 6 ricercatrici italiane

Perché ne stiamo parlando
Nato nel 1998 su iniziativa di L’Oréal e UNESCO, il Premio “Young Talents Italia” consiste in 20mila euro lordi che ognuna potrà impiegare nella propria ricerca. «Da anni grazie alla Fondazione L’Oréal sosteniamo le donne e ne favoriamo l’empowerment», ha dichiarato Ninell Sobiecka, Presidente e CEO di L’Oréal Italia.

Premio “Premio Young Talents Italia - L’Oréal Italia UNESCO For Women in Science”: premiate le 6 ricercatrici italiane

Giunto alla sua 22esima edizione italiana, il Premio, primo riconoscimento internazionale dedicato alle donne dedite all’ambito scientifico, riconosce il lavoro delle ricercatrici di tutto il mondo. Rientra nel più vasto programma internazionale di sensibilizzazione e promozione della vocazione scientifica femminile e dell’indirizzamento delle ragazze verso lo studio di materie STEM.

«Sono molto felice oggi di premiare queste 6 giovani e brillanti ricercatrici italiane che potranno, grazie a questo importante riconoscimento, non solo portare avanti i loro ambiziosi progetti, contribuendo al progresso scientifico del nostro Paese, ma essere anche di esempio per altrettante future scienziate spronandole a intraprendere carriere in ambito STEM perché mai come adesso crediamo che il mondo ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne», ha precisato Sobiecka all’apertura della cerimonia.

A partire da quest’anno, in accordo con la giuria, le borse di studio sono diventate veri e propri premi per coinvolgere sia più ricercatrici, sia per una maggiore compatibilità con altre borse di studio che le candidate potrebbero ottenere.

Sono intervenute in videomessaggio Anna Maria Bernini, Ministra dell’Università e della Ricerca, Eugenia Maria Roccella, Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Maria Chiara Carrozza, Presidente del CNR ed Enrico Vicenti, Segretario generale della Commissione Nazionale per l’UNESCO.

È stato inoltre letto un messaggio di Alessandro Fermi, Assessore all’Università Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia.

Presente Alessia Cappello, Assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano. «Siamo dieci punti sotto la media europea in termini di parità di genere nel contesto lavorativo», ha dichiarato. «Milano gioca una partita diversa. Però quello che conta è la media nazionale su cui c’è tanto ancora da lavorare per togliere quegli stereotipi di genere che sono ancora un freno. Se anche a Milano, da dove la media si attesta sui numeri europei, siamo in una situazione in cui nelle nostre università, nelle materie STEM sono coinvolti circa 90 mila studenti, di cui solo 30 mila sono donne, sicuramente c’è un percorso culturale che spetta a ognuno di noi».

Gender gap nelle discipline STEM, ma il divario nell’accademia diminuisce

I dati diffusi da AlmaLaurea ed elaborati da Valore D raccontano la forte persistenza di una disparità di genere nello studio delle discipline STEM.

«Sono circa 2 milioni le persone in Europa che fanno ricerca», spiega Nicole Gila, Research and Knowledge Management Project Manager per Valore D. «Il numero è cresciuto di mezzo milione nel corso degli ultimi dieci anni. Un trend di crescita che si ripercuote all’interno dei paesi europei, tra cui l’Italia, dove attualmente sono 160 mila le persone, donne e uomini, che si dedicano a questa attività. Di queste, sia in Italia sia in Europa, circa un terzo sono donne. Se si va a vedere dove le persone fanno ricerca, dove quindi in particolare le donne sono impiegate, osserviamo che il settore è quello dell’istruzione superiore. Le donne si laureano più degli uomini: il 70% dei laureati sono donne. Se guarda come però progredisce la loro carriera in questi contesti, vediamo che i divari di genere sono quasi inesistenti tra le persone che hanno un dottorato di ricerca e gli assegnisti di ricerca. Ma se andiamo a vedere il corpo docente, la forbice si amplia, con una prevalenza di uomini. Le rettrici, in Italia sono il 12% e le professoresse ordinarie il 27%». C’è però anche un elemento positivo. Il divario tra donne e uomini sta pian piano diminuendo nel corso degli anni, con un aumento del 6,1% dal 2012 al 2022 delle donne tra i professori ordinari, percentuale che aumenta al 7,4% per i professori associati. In dieci anni si rileva un aumento delle donne appartenenti alla qualifica dei professori ordinari, associati e ricercatori in tutte le aree. Nelle scienze matematiche e informatiche, dal 2012 al 2022, l’incremento è stato del + 3,2%, mentre nelle scienze fisiche del + 5,9%, nelle materie chimiche del +15,4%, nelle scienze biologiche del + 7,6%. «Va però tenuto in considerazione il fatto che, parlando di ricerca, ci sono dei settori dove gli ostacoli per le donne sono più ampi. In particolare nelle materie tecnico-scientifiche, che ancora sono oggetto un po’ di pregiudizi: nell’ambito delle stesse materie scientifiche e tecnologiche, ci sono dei settori e aree disciplinari ancora a prevalenza maschile: ingegneri industriali, scienze fisiche, scienze matematiche e informatiche», precisa Gila.

Il progetto Inspiring Girls  – Valore D

La raccolta dati di cui si è avvalsa Gila è avvenuta nell’ambito di un progetto proprio di Valore D. «Si chiama “Inspiring Girls”» spiega, «ed è un progetto internazionale, seguito da noi in Italia, che ha l’obiettivo di incoraggiare ragazze e  ragazzi a seguire le proprie aspirazioni liberi da stereotipi di genere. Il 40% dei genitori pensa che i maschi siano più portati per la matematica e l’informatica. La stessa percentuale è convinta che le ragazze siano più portate per la storia, le lingue e l’italiano. Questi stereotipi di sicuro influenzano gli obiettivi di vita dei giovani, i quali, se interrogati su cosa vogliono fare da grandi, rispondono di conseguenza. Ma invece si chiede loro cosa vorreste fare da grandi, vediamo che, secondo l’ultima rilevazione, compare la professione di ingegnere tra le ragazze. Un risultato indice di un cambiamento culturale che sta avvenendo nel tempo», conclude Gila.

“Bisogna far capire alle ragazze che quello che potranno fare avrà un impatto sulla società”

«Vedo un’opportunità di poter continuare a lavorare al fine di riuscire a rendere le tecnologie e la scienza qualcosa che si dimostra utile», commenta Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano che, parlando di Intelligenza Artificiale, dichiara che «il sistema da solo impara quello che gli è stato insegnato .Se gli si è insegnato a essere discriminatorio continuerà a esserlo. Più sono diverse le persone, quindi più donne ci sono anche nel programmare questi sistemi, più forse riusciamo a eliminare i pregiudizi perché li prendo da tutte le parti e quindi si riuscirà ad avere un sistema che è un po’ meno discriminatorio di quello che dovrebbe essere».

“Il Sud è sottorappresentato”

Per Lucia Votano, dirigente di Ricerca Emerita all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e Presidente di Giuria, «quest’anno si è tenuto conto dell’emergenza di nuove tematiche scientifiche e questo è un segnale che innesta un riscontro positivo nella partecipazione delle ragazze». I criteri di selezione usati per analizzare le 260 candidature pervenute si basano «sul merito misurato con criteri oggettivi provenienti da standard internazionali, curriculum, pubblicazioni, delle candidate alle pubblicazioni, le riviste che pubblicano i lavori, lettere di riferimento. Ma c’è anche attenzione alla capacità di saper presentare in modo e convincente il proprio programma di ricerca». Analizzando i dati della provenienza geografica sia delle vincitrici, delle prime classificate e di tutte le candidate, emerge una prevalenza del Nord in tutte e tre le categorie, seguito dal Centro, mentre il Sud è molto sottorappresentato. «Ci stiamo interrogando su questo divario territoriale. Pensiamo di fare delle campagne mirate al sud, nelle università per favorire una maggiore partecipazione. Se dobbiamo battere il divario di genere, anche il divario territoriale è importante».

Le ricercatrici premiate

Bernadette Basilico, Neurobiologa presso la Sapienza Università di Roma. La sua ricerca analizza particolari condizioni che affliggono il sistema nervoso per l’individuazione di nuovi target terapeutici per il trattamento di patologie neurologiche e neuroinfiammatorie. Il progetto proposto è lo studio dei meccanismi paziente-specifici nella patologia correlata alla mutazione SYNGAP1 per sviluppare strategie terapeutiche mirate.

Giada Peron, Astrofisica presso l’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) – Osservatorio Astrofisico di Arcetri. La sua ricerca studia l’osservazione in banda gamma di oggetti galattici. Il progetto proposto è sul contributo degli ammassi stellari ai raggi cosmici galattici.

Veronica Nava, Ecologa specializzata nello studio e nella gestione degli ambienti di acqua dolce presso l’Università di Milano-Bicocca. I suoi studi analizzano gli impatti antropici su laghi e fiumi. Il progetto proposto riguarda l’inquinamento da plastica sul metabolismo e funzionamento degli ecosistemi lacustri.

Federica Fabbri, Fisica, specializzata nello studio dei fenomeni sub-nucleari presso Università di Bologna “Alma Mater Studiorum”. Il suo progetto si chiama Exploring quantum observables at LHC.

Anna Corti, Ingegnere Biomedico e Ricercatrice presso il Politecnico di Milano, specializzata nello sviluppo di modelli predittivi di rischio cardiovascolare basati sull’integrazione, con l’AI, di elementi di biomeccanica computazionale e metodi di analisi avanzata di immagini mediche. Il progetto proposto è PRISM – Predicting high-Risk carotId plaqueS: a radioMechanical profiling. Predizione delle placche carotidee vulnerabili: l’approccio sinergico di radiomica e biomeccanica.

Chiara Trovatello, Fisica sperimentale specializzata nello studio delle proprietà ottiche di materiali bidimensionali, simili al grafene, presso il Politecnico di Milano. La sua ricerca riguarda l’ambito della fotonica, e in particolare dei laser. Il suo progetto analizza l’Entanglement quantistico con materiali semiconduttori a bassa dimensionalità.

Il Premio “For Women in Science

Dalla sua fondazione nel 1998, il Premio L’Oréal-UNESCO ha riconosciuto oltre 4100 ricercatrici in oltre 110 Paesi. Sette di queste scienziate sono state in seguito insignite del Premio Nobel. Fra queste, Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, vincitrici del Nobel per la Chimica nel 2020.

Keypoints

  • Il Premio è il primo riconoscimento internazionale dedicato alle donne dedite all’ambito scientifico
  • Riconosce il lavoro delle ricercatrici di tutto il mondo
  • Le donne si laureano più degli uomini: il 70% dei laureati sono donne
  • Guardando il corpo docente, la forbice si amplia, con una prevalenza di uomini
  • Il divario però sta diminuendo, con un aumento del 6,1% dal 2012 al 2022 delle donne tra i professori ordinari, percentuale che aumenta al 7,4% per i professori associati
  • Sud sottorappresentato: divario non solo di genere, ma anche territoriale

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